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Alito cattivo nel cane: può essere il sintomo di una malattia

Dietro l'alitosi del pet spesso si nasconde una parodontopatia, che può causare epatiti, nefropatie e cardiopatie. Oggi in Italia, secondo una ricerca di Mars, c'è ancora troppo poca prevenzione.

Il tuo cane ha l’alito cattivo? Potrebbe essere il sintomo di una malattia, esattamente come lo è la febbre per un virus. «Escluse quelle di tipo gastro-enterico, che rappresentano la casistica minore», spiega Mirko Radice, veterinario, senior president della Società Italiana di Odontostomatologia e Chirurgia Orale Veterinaria (SIODOCOV), «la grande maggioranza delle patologie legate all’alitosi è dovuta a problematiche del cavo orale. I principali responsabili dell’alito cattivo sono composti sulfurei volatili prodotti dai batteri patogeni. Questi ultimi, inoltre, degradano i substrati proteici provenienti soprattutto dal cibo che si depositano tra gli spazi interdentali, nelle eventuali tasche parodontali e originano ulteriori composti volatili. Un circolo vizioso che determina un continuo aumento dell’alitosi».

L’alito cattivo nel cane può essere il sintomo di una parodontopatia

Normalmente il cane ha alito cattivo quando soffre di una parodontopatia. «Questa», prosegue l’esperto in odontoiatria veterinaria, «è determinata dalla presenza di batteri e placca batterica, che portano a una retrazione gengivale e ossea e alla formazione di tasche gengivali». Le conseguenze sono infezioni e infiammazioni nel cavo orale, ma, soprattutto, «l’instaurarsi di una patologia sistemica con un’infiammazione cronica di basso grado. I batteri e i prodotti dell’infiammazione entrano in circolo e vanno a localizzarsi a livello epatico, renale e cardiaco, dove possono determinare epatiti, nefropatie e cardiopatie».

Gruppo San Donato

Il cane piccolo e anziano più colpito da alito cattivo e parodontopatia

Il cane più predisposto allo sviluppo della parodontopatia – e all’alito cattivo – è quello di piccola taglia, «i cui denti occupano una superficie maggiore in rapporto alle dimensioni dell’osso. Le cinque razze più colpite», elenca Radice, «sono barboncino, yorkie, maltese, volpino di Pomerania e pastore dello Shetland. Poi, ovviamente, segue una predisposizione soggettiva del singolo animale». Ma anche l’età conta. «L’aumento della vita media dei pet porta più facilmente all’instaurarsi di patologie del cavo orale, ormai al primo posto tra quelle predominanti nei cani (e nei gatti). L’attenzione alla salute orale deve essere, però, alta fin da quando sono cuccioli. L’80% dei cani sopra ai tre anni d’età infatti presenta già patologie del cavo orale».

Alito cattivo nel cane e non solo: gli altri campanelli d’allarme

Le parodontopatie sono patologie subdole, perché il cane «è impostato da madre natura» per continuare comunque sempre ad alimentarsi. Così spesso il proprietario non si rende conto del problema. Per questo è importante far caso a un’eventuale alitosi. «Altri possibili indizi», sottolinea il veterinario, «sono la diminuzione dell’appetito, la riluttanza al movimento e al gioco e il senso di abbattimento. Il più delle volte li si imputata all’età anziana del cane, ma in realtà sono causati dal dolore cronico che il pet non riesce più a gestire».

La semplice detartrasi non basta a curare la parodontopatia

Quando il veterinario diagnostica una parodontopatia al cane, non basta una semplice detartrasi a risolvere il problema. «Pulire semplicemente la parte visibile del dente vale solo dal punto di vista estetico, ma non cura la salute del pet», ammonisce Radice. «Perciò, dopo aver addormentato l’animale, oltre alla pulizia si fanno un sondaggio parodontale, per rilevare la presenza di tasche e recessi gengivali, e radiografie endorali. Queste permettono d’identificare oltre un 40% di patologie non riscontrabili in altra maniera».

Spazzolino e dentifricio prevengono alito cattivo e parodontopatia nel cane

La migliore arma contro la parodontopatia – e l’alito cattivo del cane – resta la prevenzione. «Fondamentale», consiglia Radice, «è il regolare spazzolamento dei denti del cane con dentifricio e spazzolino dalle setole di crine morbido. Mettete la mano a C attorno al muso per tenergli la bocca chiusa ed evitare che per istinto morda lo spazzolino. Quindi spazzolate al di sotto del labbro con movimenti orizzontali e verticali. Se possibile, ponete anche il pet su un piano rialzato, così da limitarne il movimento».

Come abituare il cane alla spazzolatura

L’ideale è abituare il cane fin da cucciolo a farsi «maneggiare» la cavità orale. Se s’inizia da adulto, è necessario abituarlo a farsi toccare la bocca prima di passare allo spazzolino. «Nei momenti di relax, tra una coccola e l’altra o quando si gioca, iniziate a inserirgli delicatamente un dito nell’interno nella cavità orale. È un modo per far capire all’animale che tale azione non comporta alcun tipo di problema o di dolore».

Snack masticativi contro placca e tartaro

Fermo restando la spazzolatura dei denti, aiutano a ridurre la formazione di placca e tartaro nel cane anche alcuni prodotti sul mercato. In particolare si tratta di cibi specifici che possono sostituire quelli normalmente serviti al pet e appositi snack masticativi. «L’effetto benefico di questi ultimi è dovuto», sottolinea Radice, «sia all’azione meccanica sia al rilascio di alcuni enzimi, in particolare polifosfati, che si legano ai sali minerali presenti nella saliva».

Ricerca Mars: solo un proprietario su tre fa prevenzione

Eppure, nonostante l’importanza della prevenzione, in Italia solo un proprietario su tre la attua realmente. A rilevarlo è la ricerca condotta da Mars Italia in occasione della decima edizione del Mese dell’Igiene Orale, la campagna lanciata da Pedigree Dentastix (gruppo Mars Petcare). Se, infatti, il 64% degli intervistati si è detto consapevole dell’importanza della salute orale del suo cane, solo il 34% agisce spesso o sempre per prevenirne malattie. Il 32%, invece, decide di acquistare abitualmente, almeno una volta ogni due settimane, prodotti che aiutino il pet a mantenere la bocca in salute. Due su tre dichiara di comprarli solo una volta al mese. Il 14,5% mai o soltanto nel caso in cui diventi palese l’esistenza di un problema.

L’importanza delle visite dal veterinario

«Molti proprietari di cani e gatti», conferma Radice, «considerano il veterinario come uno specialista da cui recarsi solo in caso di vera emergenza. L’umanizzazione sempre più frequente dei nostri pet non ha ancora fatto capire a molti che la prevenzione, come nell’uomo, è fondamentale. Portare il proprio animale dal veterinario in modo regolare garantisce una salute duratura».

Nel lockdown più cure ai quattro zampe

Dalla stessa ricerca emerge, comunque, come la convivenza durante il lockdown per il coronavirus abbia rafforzato il rapporto tra umani e pet. «In questo periodo», conferma Valentina Menato, marketing director petcare & food di Mars Italia «il 77,6% degli italiani ha prestato maggiore attenzione alla cura del proprio animale. Nel 62,2% dei casi è aumentata anche l’attenzione verso la loro salute orale. Un’attenzione che cresce di anno in anno e che in Mars siamo orgogliosi di contribuire a incrementare. L’appuntamento ricorrente con il Mese dell’Igiene Orale ne è testimonianza concreta. Il nostro obiettivo è aiutare tutti i pet parents a prendersi cura dei propri animali domestici. Grazie a questo appuntamento, diamo a tutti la possibilità di comprendere a fondo quanto il benessere della bocca dei nostri amici a quattro zampe sia importante per garantire loro una vita felice».

Marco Ronchetto

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