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Anche lo sport mi ha insegnato a vivere

La rubrica di Umberto Veronesi su OK

Amo lo sport profondamente. Mi è piaciuto praticarlo: sono stato campione di canottaggio, e poi alpinista, sciatore, ciclista e motociclista. Dallo sport ho imparato molto, e ciò che ho appreso mi ha accompagnato per tutta la vita ed è stato prezioso anche per la mia professione.

Innanzitutto la competizione sportiva ci fa misurare con noi stessi. Chi partecipa a una gara si chiede costantemente se ce la farà a resistere e fino a che punto potrà spingere le sue forze, e in questo modo fa i conti con la forza della sua volontà e dei suoi muscoli.
Poi ci insegna a misurare gli altri. Conoscere i nostri compagni e i nostri antagonisti, saperne individuare i punti forti e i punti deboli è importante per vincere, ed è un esercizio per la nostra socialità quotidiana, dove bisogna sapere distinguere fra l’emulazione, che ci migliora, e l’invidia, che ci annienta. Chi sa giocare in squadra normalmente è anche un ottimo lavoratore in team e buon leader.

Gruppo San Donato

Non ultimo, lo sport ci insegna a perdere. Solo nella purezza dello sport la vittoria mancata è un occasione a fare meglio e di più. Anche per questo ho ritrovato nella ricerca scientifica molte analogie con la visione sportiva. L’uomo di scienza è in competizione costante con se stesso per superare i propri limiti di comprensione, e lo è con gli altri scienziati, per arrivare primo alla meta di una nuova scoperta.
Anche la scienza ha regole severe e chi si mette in gara dev’essere pronto ad assoggettarsi al giudizio di arbitri indipendenti: le riviste scientifiche o i congressi dove confrontiamo i risultati. Avere un lavoro pubblicato su Nature o Science è un poco come fare gol.
E soprattutto anche noi, come tutti i veri sportivi, dobbiamo saper perdere: siamo moralmente obbligati dalla nostra missione a trasformare le battute d’arresto nei nostri studi in stimoli forti a proseguire in altre direzioni, senza mai abbandonarsi alla sfiducia.
Non c’è dubbio, quindi, che lo sport abbia un forte valore educativo e formativo, oltre che essere salutare in sé. Quando sento parlare di lotta all’alcol e alla droga nei giovani, penso sempre che a ogni azione dovremmo far corrispondere una proposta concreta per non cadere nella rete delle dipendenze: lo sport, così come i viaggi, le letture, la musica e tutto quel che aiuta a non ripiegarsi su se stessi, è un buon antidoto alla depressione e alle spirali negative.
Inoltre parla un linguaggio universale che prescinde dalle forme di intolleranza. Un campione è campione, indipendentemente da dove è nato o dal colore della sua pelle. Ricordo sempre che, nell’antica Grecia, le Olimpiadi avevano un valore addirittura politico, come momento di pacificazione e civilizzazione.
Umberto Veronesi – OK La salute prima di tutto

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