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Il coronavirus nei bambini provoca una sindrome infiammatoria?

È allarme tra i pediatri per l'aumento dei casi della malattia di Kawasaki. Gli esperti però frenano: servono maggiori studi per poter affermare il legame con il coronavirus

Si stanno moltiplicando i casi di bimbi ricoverati in terapia intensiva perché colpiti da una sindrome che alcuni esperti correlano al coronavirus che provoca Covid-19. L’allarme è partito dai medici del Servizio sanitario nazionale inglese (NHS), ma episodi si cominciano a registrare anche in Italia, soprattutto in Lombardia, Piemonte e Liguria. Prima di questo allarme si era convinti che il coronavirus nei bambini non desse particolari problemi.

I dottori inglesi spiegano che nell’ultimo mese sono sempre più numerosi i bambini che arrivano in ospedale con uno stato infiammatorio multisistemico, che riguarda cioè diversi organi, che richiede cure nelle unità di terapia intensive di Londra e anche in altre regioni del Regno Unito. Diversi virologi frenano, sostenendo come non sia la prima volta che la malattia di Kawasaki sia stata collegata a un virus, senza che però studi clinici abbiano confermato la notizia.

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Coronavirus nei bambini provoca sindrome infiammatoria: i casi in Italia

La prima diagnosi in Italia è avvenuta lo scorso 21 marzo all’Ospedale papa Giovanni XXIII di Bergamo, uno degli avamposti della lotta contro Covid. Il dato non sorprende, visto che la città lombarda è stata tra le più colpite dalla pandemia di coronavirus. Non c’è ancora certezza su questa condizione, ma i medici hanno confrontato la misteriosa condizione con la sindrome da shock tossico e la malattia di Kawasaki. L’ipotesi è che possa esserci un  legame tra il coronavirus e la malattia di Kawasaki, un’infiammazione ai vasi sanguigni che colpisce i bambini. Il problema è complicato dal fatto che alcuni bimbi ricoverati con questo problema sono risultati negativi al coronavirus.

Coronavirus nei bambini provoca sindrome infiammatoria: al momento colpito meno dell’1% 

Va sottolineato che allo stato attuale meno dell’1% dei bimbi aggrediti da Covid-19 ha sviluppato anche  la malattia di Kawasaki. L’attenzione però resta alta proprio in previsione della partenza della Fase 2 il prossimo 4 maggio.

Dall’Ospedale di Bergamo fanno sapere che negli ultimi due mesi si sono trovati davanti molti pazienti che presentavano i sintomi della malattia di Kawasaki. In un solo mese il numero dei casi ha raggiunto quelli diagnosticati nei tre anni precedenti. Anche a Genova nelle ultime quattro settimane i medici hanno registrato un aumento significativo di casi.

Cos’è la malattia di Kawasaki?

La malattia di Kawasaki, che deve il nome al suo scopritore, è una condizione che causa una vasculite, cioè infiamma i vasi sanguigni. È più comune tra i bambini sotto i cinque anni di età. Può interessare anche le coronarie, le arterie che portano sangue al cuore. Le conseguenze possono essere particolarmente gravi, perché può portare ad aneurisma o ad attacchi cardiaci. Finora colpiva 8 bambini ogni 100.000.

Le cause sono ancora sconosciute, ma si suppone che la responsabilità vada ricercata in una risposta immunitaria eccessiva per la presenza di agenti patogeni come batteri e virus. Spesso la sindrome di Kawasaki esordisce dopo patologie virali non gravi.

Quali sono i sintomi?

La malattia si manifesta in modo diverso a seconda della fase in cui ci si trova.

Nella prima fase possono esserci:

  • febbre alta anche vicina o superiore ai 40° che non si abbassa neanche con antipiretici e antibiotici,
  • rash cutanei a carico delle estremità degli arti con edema dei piedi e/o delle mani cui fa seguito, durante la seconda settimana di malattia, una caratteristica desquamazione lamellare delle dita delle mani e dei piedi, a partenza dalla regione intorno alle unghie,
  • congiuntivite,
  • labbra secche,
  • piccoli tagli sulla lingua che diventa molto rossa.

La seconda fase si manifesta con:

  • dolori addominali,
  • vomito,
  • diarrea,
  • mal di testa,
  • dolori articolari,
  • ittero.

Nella fase 3 i sintomi tendono a diminuire, ma i bambini continuano ad essere molto stanchi.

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