Bambini

Autismo: si può prevenire con gli integratori in gravidanza?

Le vitamine potrebbero ridurre il rischio delle forme associate a ritardo mentale: dati ancora dubbi su ferro e acido folico

Se bastasse una pastiglia in gravidanza per allontanare il rischio di autismo dal proprio bambino, fuori dalle farmacie vedremmo code chilometriche di donne in dolce attesa. E così purtroppo non è. Di certo, però, l’alimentazione nei nove mesi della gestazione è fondamentale per il corretto sviluppo del nascituro e pure gli integratori, in questo senso, potrebbero giocare un ruolo importante.

Tante ricerche, poche certezze

Negli ultimi anni sono state condotte numerose ricerche scientifiche per valutare gli effetti della supplementazione di ferro, acido folico e vitamine sul rischio di autismo, ma i risultati «si sono rivelati piuttosto inconcludenti», come spiega la ricercatrice Elizabeth De Vilbiss della Drexter University di Philadelphia.

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Lo studio

Per fare chiarezza sulla questione, De Vilbiss e i suoi collaboratori hanno analizzato i dati relativi a quasi 300.000 coppie di madri e figli, selezionate a partire da un registro di popolazione svedese. I bambini, nati tra il 1996 e il 2007, sono stati monitorati fino al 2011, quando hanno raggiunto un’età compresa fra i 4 e i 15 anni. L’eventuale presenza di disturbi dello spettro autistico è stata quindi valutata alla luce degli integratori assunti dalla madre in gravidanza, e i risultati sono stati infine rielaborati tenendo conto di altri fattori di rischio, come ad esempio la presenza di un fratellino autistico.

Integratori multivitaminici preziosi

Lo studio, pubblicato sul British Medical Journal (BMJ), dimostra che l’assunzione di integratori multivitaminici in gravidanza si associa ad una riduzione del 30% del rischio di avere un figlio autistico con disabilità intellettiva. Resta invece invariato il rischio di autismo non associato a ritardo mentale.

Dubbi su acido folico e ferro

I ricercatori hanno valutato anche gli effetti degli integratori di ferro e acido folico comunemente prescritti alle donne in gravidanza: in entrambi i casi, i dati non hanno mostrato variazioni significative del rischio di autismo, ma lasciano spazio per ulteriori ricerche e approfondimenti. «Non possiamo escludere il potenziale contributo di ferro e acido folico», spiega la ricercatrice Elizabeth De Vilbiss. «La dieta in gravidanza è complicata e ci sono importanti fattori che non riusciamo a valutare con i nostri dati, come ad esempio le dosi e la tempistica. C’è chiaramente spazio per ulteriori ricerche».

Non è detta l’ultima parola

Lo stesso discorso vale anche per gli integratori multivitaminici: parlare di una possibile associazione tra il loro utilizzo e una riduzione del rischio di autismo con disabilità intellettuali non significa necessariamente che ci sia un nesso di causa-effetto. Se ulteriori studi dovessero confermarlo, «dovremmo allora capire se c’è una finestra temporale critica in cui è più utile assumerli e in quali dosi», conclude la ricercatrice.

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