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Intolleranza al lattosio: dai sintomi alla diagnosi, ecco come si scopre

Da non confondere con l’allergia, l’intolleranza al lattosio può dare sintomi più o meno gravi. La diagnosi si fa con il test del respiro, come spiega l’esperta di OK Donatella Macchia

Focus a cura di Donatella Macchia, responsabile del servizio per la diagnosi e il follow up di allergie e intolleranze alimentari all’Ospedale San Giovanni di Dio di Firenze (puoi chiederle un consulto qui)

L’intolleranza al lattosio, da non confondere con l’allergia, è un disturbo legato alla diminuzione della capacità di digerire il principale zucchero del latte a causa di un deficit dell’enzima lattasi, responsabile della scissione del lattosio in glucosio e galattosio. Se questo processo non avviene correttamente, il lattosio che rimane nell’intestino è fatto fermentare dalla flora batterica, provocando una serie di disturbi più o meno gravi.

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CAUSE. In rarissimi casi l’intolleranza al lattosio è causata dalla totale assenza della mutazione genetica che, 7-8 mila anni fa, ha permesso di introdurre nell’alimentazione il latte di mucca. Nella stragrande maggioranza dei casi, invece, questo disturbo è causato da una carenza dell’enzima. Spesso l’intolleranza al lattosio è transitoria e può essere scatenata da infezioni del tratto gastroenterico o da mutate abitudini alimentari. La capacità di digerire lo zucchero del latte può essere infatti anche proporzionale alla quantità che se ne assume. Può capitare che alla base di un’intolleranza al lattosio ci sia la celiachia, ovvero l’intolleranza al glutine, condizione che distrugge i villi intestinali sulla cui sommità si trovano gli enzimi necessari alla scissione del lattosio.

SINTOMI. Mal di pancia, nausea, diarrea, meteorismo, vomito, spossatezza generale possono insorgere nel momento in cui si ingeriscono cibi che contengono questo zucchero. Tuttavia, non tutti i soggetti con deficit di lattasi sono sintomatici. Infatti esistono diversi gradi di gravità del deficit, per cui c’è chi può essere in grado di assumere e digerire senza sintomi un bicchiere di latte e chi neanche metà.

DIAGNOSI. Lo specialista arriva alla diagnosi prima di tutto analizzando col paziente i sintomi. È poi disponibile un esame, chiamato test sul respiro (breath test), che serve a misurare la quantità di lattasi che viene prodotta. Poiché è un test quantitativo e non qualitativo (non dice quanto funziona l’enzima) va interpretato da uno specialista che, con il paziente, può stabilire la gravità dell’intolleranza su cui poter impostare un iter terapeutico.

TRATTAMENTI. Se la causa dell’intolleranza al lattosio è una patologia gastrointestinale è necessario curare quest’ultima. In caso contrario lo specialista può aiutare il paziente a capire i propri limiti, cercando di costruire un regime alimentare personalizzato. Eliminare il latte e tutti i suoi derivati è una scelta troppo drastica e controproducente. È infatti possibile aiutare l’organismo ad «allenarsi» per produrre più lattasi e quindi digerire maggiori quantità di lattosio. A questo scopo possono essere utili le capsule di lattasi, disponibili in farmacia, in grado di compensare questa carenza e aiutare l’organismo a ristabilire il giusto equilibrio.

ALIMENTAZIONE. A seconda della gravità si possono stabilire dei limiti nell’assunzione di cibi contenenti il lattosio. In generale, lo yogurt e i formaggi stagionati contengono poco lattosio e possono essere di nuovo tollerati con l’aiuto dello specialista, non con il fai da te.

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a cura della redazione

 

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