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Amadeus: «Soffro d’ansia ma mia moglie mi dà la scossa»

«Ho la tendenza a ingigantire qualsiasi problema, però cerco di frenare la tensione dedicandomi a ciò che mi fa star bene, come un bel viaggio. Ed è fondamentale la vicinanza di Giovanna, un’iniezione continua di ottimismo»

Nella mia vita ho un’inseparabile compagna di viaggio: l’ansia. In tv non si vede, perché il momento nel quale sono maggiormente sereno e rilassato è quello in cui si accendono le telecamere. Semmai, a causarmi ansia è tutto quello che precede la messa in onda del programma: la preoccupazione di vedere realizzate le mie idee, superando le eventuali difficoltà, per dare al pubblico il miglior spettacolo possibile.

Sono piuttosto scaramantico

Mi occupo in prima persona delle trasmissioni che conduco, proprio per il fatto che, poi, sono io a metterci la faccia. In poche parole, l’ansia deriva dal voler fare le cose al meglio: è un’ansia da preparazione e da stanchezza per i continui spostamenti. E tanta è la tensione nel raggiungere il risultato che, una volta conseguito, do l’impressione di non assaporare appieno il successo. Ma la mia non è freddezza, perché intimamente mi rallegro, però non sono mai stato una persona che si esalta se le cose vanno bene o si abbatte se vanno male. E, vi confesserò, a volte non esulto per scaramanzia, perché penso porti male darsi troppo alla pazza gioia.

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L’ipocondria non aiuta certamente

In definitiva, non considero quella sul lavoro un’ansia negativa, perché fa sì che io dia il cento per cento nella professione. Così non è, invece, nella mia via privata, dove tendo a ingigantire anche le minuzie: se in una scala da uno a dieci un problema in realtà vale uno, per me è da dieci. Il fatto di essere ipocondriaco non migliora certo la situazione – immaginate quando devo sottopormi a un esame medico… – ma è soprattutto nel campo degli affetti che l’ansia si scatena.

Mi preoccupo per i miei cari

La maggiore preoccupazione è che la mia famiglia stia sempre bene. Così, quando mio figlio José, otto anni, va a scuola o a giocare a pallone (fa il portiere), mi raccomando con la solita cantilena: «Stai attento, non ti fare male». O se Alice, la mia primogenita ormai ventenne, fa tardi la sera o è in viaggio, vado a letto con il telefonino acceso accanto e non sto tranquillo finché non arrivano un messaggino o una telefonata a dirmi che è andato tutto bene. Oggi lei vive a Milano, ma in precedenza per tre anni aveva fatto base a Londra: ci siamo sentiti quotidianamente per tutto il periodo della sua permanenza inglese. Se, poi, entrambi i miei figli hanno qualche linea di febbre, mal di gola o di testa, magari per un semplice colpo di freddo, sono capace di rivolgermi anche a due o tre medici alla volta. Per non dire di mia moglie, che arrivo a chiamare dieci volte al giorno quando siamo separati per motivi di lavoro. Fortunatamente tutti e tre i miei amori capiscono il mio stato d’animo e con la loro disponibilità vengono incontro alle mie apprensioni, pronti a rasserenarmi in ogni circostanza.

Con le tensioni si alza la pressione

L’ansia, unitamente allo stress che inevitabilmente comporta, mi causa innalzamenti provvisori della pressione, sebbene io non sia un iperteso e, quindi, non prenda medicinali per abbassarla, anche perché, in questo caso, rischierebbe di scendere così tanto da rendermi stanchissimo. In pratica potrei dire che la mia pressione è quasi soggettiva, sono io con la mia ansia a decidere o meno di alzarla. Inoltre le inquietudini s’incrociano con l’alimentazione: da teso, mangio «male», ho problemi digestivi e a volte, a me che già sono magro di natura, capita di non riuscire a prendere chili pur non saltando i pasti.

La presenza di Giovanna è un toccasana

Il tipo di preoccupazione che provo nei confronti del benessere dei miei cari non si può guarire, anzi – sapete che vi dico? – non lo voglio neanche guarire: è indice del grande amore che provo per loro. È chiaro, comunque, che all’ansia vanno posti freni, anche se non sono mai ricorso all’aiuto di specialisti. Mi definisco un autodidatta della gestione degli stati emotivi legati alla normale quotidianità. Penso che questi ultimi, qualora non vi siano veri problemi, vadano gestiti con la propria testa, dando spazio ad affetti e hobby. Per esempio, io adoro viaggiare, soprattutto all’estero, fosse anche a una sola ora di volo dall’Italia. Passare alcuni giorni a passeggiare tranquillamente in qualche città straniera con la mia famiglia mi fa rinascere, il distacco dalla routine quotidiana mi «ripulisce» la mente. Mi rende felice anche andare a mangiare nel mio ristorante preferito o a vedere le partite di pallone di José.

Niente mondanità… Mi fa paura!

Per contro, rifuggo la mondanità. Questa sì che mi procura ansia: chi c’è o non c’è a quel dato evento, che cosa devo indossare… Ma chi mi dà veramente la «scossa» – per dirla ricordando il programma in cui ci siamo conosciuti e innamorati, L’Eredità – è mia moglie Giovanna. È lei che mi spinge a godermi tutto ciò che di bello mi capita, evitando di ingigantire i piccoli contrattempi. Lei vede sempre il bicchiere mezzo pieno e, così facendo, è per me una fondamentale iniezione di fiducia. Avessi accanto una donna pessimista, sarebbe un disastro.

Amadeus (testimonianza raccolta da Marco Ronchetto per OK Salute e Benessere)

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