Salute Mentale

I social network ci fanno sentire più soli

Passare troppe ore a curiosare nei profili altrui aumenta l'isolamento e l'invidia: un problema su cui dovrebbero vigilare anche i medici di famiglia

Essere sempre connessi, sapere tutto di tutti, vedere e commentare le azioni altrui praticamente in tempo reale non ci aiuta a sentirci meno soli, anzi: paradossalmente, più tempo passiamo sui social network e più aumenta la nostra sensazione di essere isolati dagli altri. Lo dimostra una indagine pubblicata dall’Università di Pittsburgh sull’American Journal of Preventive Medicine.

Lo studio

I ricercatori, coordinati da Brian A. Primack, hanno intervistato quasi 1.800 persone tra i 19 e i 32 anni per determinare la frequenza di accesso e il tempo di permanenza sugli undici social network più popolari: Facebook, YouTube, Twitter, Google Plus, Instagram, Snapchat, Reddit, Tumblr, Pinterest, Vine e Linkedin. Ciascun partecipante è stato poi valutato per determinare la percezione di isolamento sociale.

Gruppo San Donato

I risultati

Dalle risposte è emerso che le persone che navigano sui social per più di due ore al giorno hanno il doppio di probabilità di sentirsi sole rispetto a chi curiosa tra i profili di amici e parenti per meno di mezz’ora al giorno. Risultati peggiori riguardano gli utilizzatori “compulsivi” dei social: chi li visita più di 58 volte alla settimana ha il triplo delle probabilità di sentirsi isolato rispetto a chi accede meno di nove volte a settimana.

Cause e conseguenze

«Non sappiamo se venga prima l’uso dei social media o la percezione dell’isolamento», spiega la pediatra Elizabeth Miller. «E’ possibile che i giovani che si sentono più soli finiscano per rivolgersi ai social media, ma potrebbe anche essere che un maggior uso dei social porti a sentirsi più isolati dal mondo reale. Potrebbe anche essere una combinazione delle due cose – ammette l’esperta – ma anche se la causa principale dovesse essere l’isolamento sociale, non sembra che venga alleviato dal tempo trascorso online, anche in situazioni presumibilmente sociali».

I social non sono la soluzione

«Questa è una questione importante da studiare – sottolinea Primack – perché i problemi di salute mentale e di isolamento sociale sono a livelli epidemici tra i più giovani. Per natura siamo creature sociali, ma la vita moderna tende a compartimetalizzarci invece che unirci. Sebbene i social media possano sembrare un’opportunità per riempire quel vuoto sociale, credo che questo studio dimostri che potrebbero non essere la soluzione che cercavamo».

Perché non funzionano

Non è troppo difficile delineare i possibili meccanismi per cui i social aumentino la percezione della solitudine. Secondo i ricercatori, sono tre le ipotesi plausibili: innanzitutto i social rubano tempo prezioso che potrebbe essere dedicato alle vere relazioni sociali nel mondo reale; poi ci sono caratteristiche intrinseche dei social che aumentano il senso di isolamento, come quando ci mostrano foto di amici e conoscenti che si divertono in situazioni a cui non abbiamo partecipato o a cui non siamo stati invitati; infine tutte quelle facce sorridenti nei selfie super preparati e ritoccati aumentano l’invidia e la percezione che gli altri conducano vite più divertenti e soddisfacenti della nostra.

Il ruolo dei medici

I ricercatori sottolineano come questi risultati tratteggino un quadro generale, che ovviamente non vale per tutti: molte persone usano i social in modo intelligente e li sfruttano proprio per potenziare le loro relazioni sociali.
Tra i numerosi utenti del web, però, la tendenza sembra esser ben delineata e per questo Primack lancia un appello ai medici di famiglia perché davanti ad un paziente particolarmente solitario e isolato provino ad approfondire la questione dei social network, dando validi suggerimenti su come utilizzarli al meglio.
Elisa Buson

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