Salute

Linfedema: quando un arto si gonfia a causa di un’ostruzione del flusso linfatico

La specialista Elodie Stasi spiega cause, sintomi e possibili terapie di questa patologia cronica ed evolutiva

Il linfedema è una malattia cronica ed evolutiva che si manifesta con un gonfiore (edema) di una o più parti del corpo per accumulo di liquidi (linfa) nel tessuto sottocutaneo dovuta a una ridotta capacità di trasporto del sistema vascolare linfatico. L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato una prevalenza nel mondo di 300 milioni di casi. In occasione della Giornata mondiale del linfedema Elodie Stasi, dottoressa in fisioterapia presso CMID – SCU Nefrologia e Dialisi all’Ospedale Giovanni Bosco di Torino e coordinatrice scientifica all’Università degli Studi di Torino per il master di 1° livello di linfologia pratica, spiega meglio di che cosa si tratta.

Quali sono le cause del linfedema?

I linfedemi possono essere di natura primitiva o secondaria. I primi sono malattie rare causate da malformazioni congenite del sistema linfatico (vasi e linfonodi) su base genetica e possono manifestarsi alla nascita o tardivamente, interessando qualsiasi parte del corpo. I linfedemi secondari sono più frequenti e nella maggior parte dei casi legati a interventi chirurgici e trattamenti oncologici o dovuti a ostruzioni meccaniche che ostacolano il flusso linfatico. Le sedi anatomiche maggiormente colpite sono gli arti inferiori e superiori, la zona testa-collo, i genitali.

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Quali sono i sintomi?

Negli stadi iniziali la patologia si manifesta con sensazione di peso e di tensione cutanea, gonfiore delle estremità, comprese le dita nel linfedema degli arti inferiori (specialmente se asimmetrico), e talvolta dolore. Nei linfedemi dell’età pediatrica il gonfiore è visibile e può essere presente fin dalla nascita, spesso a carico dei piedi, più raramente alle mani.

Come si fa la diagnosi?

Esistono segni specifici che uno specialista attento è in grado di valutare. In caso di sospetto, per la conferma diagnostica si procede con la linfoscintigrafia, in reparti ospedalieri di medicina nucleare.

Quali sono le terapie disponibili per il linfedema?

Fisioterapisti qualificati e formati per il linfedema utilizzano la terapia complessa decongestiva che si basa su quattro pilastri: cura della cute, linfodrenaggio manuale, bendaggio multicomponente, ginnastica decongestiva. Sono assolutamente sconsigliate le monoterapie. Il trattamento si divide in due fasi: intensiva, con l’obiettivo di decongestionare il più possibile l’area corporea colpita; di mantenimento, con il coinvolgimento del paziente o dei caregiver che devono essere correttamente educati e formati per mantenere nel tempo i risultati ottenuti e contenere l’evoluzione della patologia.

L’attore principale della fase di mantenimento è il tutore elastocompressivo (calza elastica) generalmente a trama piatta e su misura che dovrebbe essere sostituito dopo circa sei mesi. L’educazione terapeutica del paziente prevede anche l’addestramento alle regole di igiene della cute per la prevenzione delle infezioni. Non esistono evidenze scientifiche rispetto alla terapia farmacologica o all’alimentazione. La microchirurgia dei linfatici è argomento attuale ma ancora controverso. Un follow up periodico è fortemente consigliato per rivalutare clinicamente il linfedema e adattare nel tempo la strategia terapeutica.

Come vivono i pazienti con linfedema?

I trattamenti per gestire un linfedema sottraggono molto tempo alla quotidianità e, trattandosi di una patologia visibile, si può provare disagio nella vita sociale. Un paziente con linfedema dell’arto inferiore non dovrebbe stare seduto o fermo molte ore e il mantenimento del peso corporeo con un’alimentazione sana è essenziale.

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