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Gli stili di vita della madre influenzano la salute del bambino

L'epigenetica mette in luce come, al di là dei geni, la nutrizione e i fattori ambientali condizionano la vita futura del bambino

Al di là del patrimonio genetico che si eredita dai genitori, la nutrizione e i fattori ambientali giocano un ruolo importante: lo stato di salute futuro di un bambino, infatti, dipende anche da come sono andate le cose durante la gravidanza e i primi due anni di vita. Le abitudini della madre (anche prima del concepimento), le scelte alimentari e alcuni agenti esterni possono infatti influenzare la predisposizione a sviluppare malattie in età adulta. A occuparsi di questi meccanismi è l’epigenetica, della quale ci parla Massimo Agosti, pediatra e neonatologo, direttore del Centro di Neonatologia e Pediatria e del Dipartimento materno-infantile dell’Azienda Ospedaliera e Universitaria dei Sette Laghi.

Cos’è l’epigenetica?

L’epigenetica è la branca della biologia che studia le modificazioni del corredo genetico di ogni individuo ad opera di alcuni fattori ambientali e nutrizionali. Questi meccanismi modulano l’attività dei geni “fissi”, derivanti da una componente materna e una paterna, senza alterare la sequenza del Dna: grazie a una serie di ricerche scientifiche, infatti, abbiamo scoperto che i nostri geni si “accendono” o si “spengono” a seconda dello stimolo esterno che ricevono.

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Perché è importante conoscere i risvolti dell’epigenetica se vogliamo avere un bambino?

Perché tutte le donne dovrebbero sapere che le condizioni ambientali, i propri stili di vita e le scelte alimentari possono comportare delle modificazioni a livello dei geni e giocare un ruolo importante nel futuro benessere del proprio bambino. Questi fattori influiscono sulla vita e sulla salute del nascituro già a partire dal concepimento: ad esempio, se la donna assume acido folico per almeno tre mesi prima di concepire un figlio, si riduce il rischio di malformazioni fetali e la predisposizione a malattie neurologiche.  Adottare stili di vita corretti durante i nove mesi della gravidanza e nei successivi due anni di vita del bambino è fondamentale: ciò che accade in questo arco di tempo, infatti, può influenzare la predisposizione a varie malattie.

Ma quali sono questi fattori ambientali che possono incidere sulla salute del nascituro?

Oltre agli agenti inquinanti, le condizioni di forte stress e le scelte alimentari (che possono avere effetti a lungo termine sulla salute del bambino), ci sono altri fattori che entrano in gioco: se una mamma non fuma, non beve superalcolici, mangia adeguatamente e in modo proporzionale, lavora in modo adeguato, allatta al seno in modo esclusivo nei primi 6 mesi e introduce quindi le pappe a basso contenuto proteico, allora ha già fatto un ottimo lavoro per il futuro di suo figlio.

Anche la nutrizione è una delle variabili fondamentali che inizia ad incidere sulla salute già dal periodo prenatale. È così?

È proprio così. Purtroppo in Italia abbiamo un grave problema: il sovrappeso e l’obesità infantili coinvolgono 1 bambino su 4 in età prescolare, cioè intorno ai 4/5 anni. E se un bambino è sovrappeso o obeso ha un rischio di circa il 50% di esserlo anche da adulto: questo comporta una serie di disturbi a breve o medio termine, che riguardano la motricità e la deambulazione, e a lungo termine, come l’ipertensione arteriosa, le patologie cardiache e il diabete.

Quindi come dovrebbe essere la giusta alimentazione di un bambino che vogliamo sano ora e in futuro?

Nell’alimentazione di un bambino sano non deve mai mancare il latte materno o, se questo manca, il suo più adeguato sostituto (su consiglio del pediatra di fiducia). È importante che venga fatta un’introduzione di cibi complementari, senza fonti proteiche elevate ma ricchi di verdura, ortaggi, frutta. È bene che ci siano molti grassi polinsaturi e pochi grassi saturi: bisogna seguire una dieta che contenga olio extravergine d’oliva e proteine vegetali ottenute ad esempio dai legumi. L’importante è creare un senso del gusto molto attivo già nelle prime epoche di vita, quando a prevalere è la sensibilità al sapore dolce: pian piano il bambino deve adattarsi all’amaro, al salato, all’acido e così via. Evitiamo che i bambini abbiamo gusti monocordi.

Perché è tanto importante il latte materno?

Il latte materno è chiamato “nutriente perfetto” perché alimenta corpo e mente. Per il bambino ha un sapore che ricorda il liquido amniotico, che è il primo alimento che viene deglutito mentre si trova nel grembo. È ottimo perché è povero di calcio, sodio e proteine; ha una capacità immunologica e antiinfettiva perché è ricco di sostanze che aiutano i germi buoni nell’intestino a prevenire l’insorgenza di enteriti.

Quindi, tirando le somme, è vero che ciò che accade nei primi anni di vita (ma anche prima) può influenzare la predisposizione a malattie che potrebbero insorgere da adulti?

Sì, purtroppo è vero. Parte del nostro destino ce lo giochiamo nei primi mesi/anni di vita. Questo non vuol dire che se qualcosa va storto allora siamo spacciati però è un grande compito dei genitori e dei pediatri far partire col piede giusto i bambini. Le malattie NCD (Non Communicable Diseases), cioè che non si contraggono con infezioni ma sono causate da stili di vita non corretti come il diabete, le patologie cardiovascolari e le allergie, sono sempre dietro l’angolo.

Chiara Caretoni

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