CervelloFeaturedSalute

La dieta per prevenire l’Alzheimer

Olio extravergine di oliva, pesce e tanta frutta e verdura: la tavola che allontana il declino cognitivo è ricca di antiossidanti e acidi grassi insaturi

In Italia ne soffrono circa 600mila persone (perlopiù oltre i 60 anni), ma si tratta di una cifra destinata a crescere esponenzialmente nei prossimi decenni. In concomitanza con il progressivo aumento della durata della vita, con pesanti costi anche per il Sistema sanitario nazionale. È la malattia di Alzheimer. La più comune forma di demenza al mondo, descritta per la prima volta nel 1909 dallo psichiatra tedesco Alois Alzheimer. A distanza di un secolo la medicina non è ancora in grado di curarla.

L’Alzheimer si instaura anni prima rispetto ai sintomi

«La conoscenza sui meccanismi di questa patologia, che inizia trent’anni prima che si manifestino i sintomi, è avanzata e si è arrivati a cure che migliorano la qualità della vita dei pazienti. Però a oggi sono fallite tutte le sperimentazioni di terapie anti beta-amiloidi, cioè contro la molecola killer che, accumulandosi nel cervello, distrugge le cellule nervose e i loro collegamenti. Probabilmente potrebbero funzionare se iniziate una decina di anni prima della comparsa dei sintomi», conferma Massimo Tabaton, professore di neurologia presso l’Università di Genova nonché vincitore dell’Alzheimer Award nel 2003 e vicedirettore del Journal of Alzheimer’s Disease.

Gruppo San Donato

L’unica arma valida è la prevenzione

Unica via per contrastare la malattia resta, perciò, la prevenzione. Come sottolineano anche le linee guida Risk reduction of cognitive decline and dementia dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). In particolare per evitare l’insorgere della demenza è evidenziata l’importanza dell’attività fisica e di uno stile di vita sano.

«In effetti è noto da tempo che i fattori di rischio per le patologie vascolari, quali ipertensione, diabete, obesità, fumo, scarsa attività fisica, contribuiscono anche a un rischio maggiore di sviluppare l’Alzheimer», spiega Carlo Ferrarese, direttore scientifico del centro di neuroscienze dell’Università di Milano-Bicocca e direttore della clinica neurologica presso l’Ospedale San Gerardo di Monza, che cita lo studio Finger sulla popolazione anziana finlandese. «Pubblicato inizialmente nel 2015, ma che prosegue tuttora con edizioni più recenti, dal 2009 al 2011 ha reclutato più di 2.500 persone oltre i 60 anni, normali o con iniziali disturbi cognitivi, delle quali circa 1.200 sono state selezionate e la metà assegnate casualmente a un intervento combinato mirato al controllo dei fattori di rischio vascolare, dieta, esercizio fisico e training cognitivo. Tale studio ha dimostrato con forza che stili di vita adeguati agiscono da fattore protettivo per la demenza».

Sport e alimentazione come forme di prevenzione

Prevenzione che, visto il lungo periodo di «incubazione» dell’Alzheimer, dovremmo fare tutti. «Soprattutto coloro che hanno avuto parenti prossimi sofferenti di quella che fino a pochi anni fa in Italia chiamavano arteriosclerosi. La familiarità è, dopo l’età, il più alto fattore di rischio», avverte Tabaton. Lo scrittore nel libro La dieta anti Alzheimer (Demetra) ricorda come l’esercizio fisico costante e un regime alimentare corretto riducano del 30% le possibilità di contrarre questa patologia neurodegenerativa.

La dieta per prevenire l’Alzheimer: gli alimenti a fini speciali

Il rischio di insorgenza della demenza, infatti, è più alto in chi consuma alcuni tipi di cibi. È dimostrato come alimenti ricchi di colesterolo, grassi saturi e calorie giochino un ruolo importante nella formazione di placche di beta-amiloide e nel danno ossidativo ai neuroni che conducono alla malattia. Ma come spiega nella videointervista l’esperta Michela Barichella, presidente di Brain and Malnutrition, nella prevenzione delle malattie neurodegenerative l’alimentazione può essere tanto dannosa quanto positiva.

L’importanza di grassi insaturi e antiossidanti

Per alimentazione sana – e su questo la scienza non ha alcun dubbio – s’intende la dieta mediterranea. «Un recente studio scozzese», ricorda Mario Zappia, segretario della Società italiana di neurologia (Sin), professore ordinario di neurologia all’Università di Catania e direttore della clinica neurologica dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico Vittorio Emanuele di Catania, «ha riportato che soggetti anziani con bassa aderenza a una dieta mediterranea avevano una maggiore velocità di comparsa di atrofia cerebrale. Uno studio americano ha evidenziato una riduzione del rischio di sviluppare Alzheimer pari al 40% in chi seguiva strettamente un’alimentazione di tipo mediterraneo».

Quest’ultima, infatti, è fonte di due tipi di molecole benefiche.

  1. Gli acidi grassi insaturi, divisi in monoinsaturi (Omega 9) e polinsaturi (Omega 3 e Omega 6). «Che», entra nel merito Tabaton, «aumentano la fluidità della membrana dei neuroni e diminuiscono la produzione delle beta-amiloidi». Sono contenuti prevalentemente in pesce, olio extravergine di oliva (con quello di colza come alternativa), mandorle, noci, arachidi, avocado. «Per mantenere un livello adeguato di Omega 3», consiglia il citato libro, «è sufficiente consumare due pasti a base di pesci grassi a settimana e una fonte vegetale di questi elementi polinsaturi». Per esempio «aggiungendo semi di lino macinati ai cereali della colazione, o in alternativa condirvi l’insalata».
  2. Gli antiossidanti, soprattutto le vitamine E e C e i polifenoli, utili a contrastare lo stress ossidativo. «Cioè», prosegue lo specialista, «la formazione di radicali liberi che alterano in modo irreversibile tutti i componenti della cellula (proteine, lipidi e Dna)». Ne sono ricchi gli alimenti di origine vegetale. Tabaton suggerisce di «consumare almeno due porzioni di frutta e verdura a ogni pasto, e altre due come spuntino». Puntando molto sulla varietà, facilmente ottenibile scegliendo ogni volta «almeno una verdura o un frutto di colore diverso».

La dieta per prevenire l’Alzheimer: il pesce

pesce Alzheimer

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Alzheimer’s Disease ha dimostrato che mangiare in abbondanza salmone, sardine e sgombri aiuta a prevenire la malattia di Alzheimer, aumentando il flusso sanguigno nelle aree del cervello che controllano memoria e apprendimento. I ricercatori americani hanno analizzato 166 scansioni di cervelli di volontari, divisi tra chi consumava Omega 3 e chi no. Hanno rilevato che i primi avevano una migliore circolazione sanguigna nelle regioni del cervello associate alla memoria e all’apprendimento. Erano anche più capaci di comprendere e acquisire nuove conoscenze.

Il ruolo dell’olio extra vergine di oliva 

L’olio extra vergine di oliva protegge dal declino mentale e dall’Alzheimer. La scoperta arriva da uno studio condotto da esperti italiani pubblicato sulla rivista Annals of Clinical and Translational Neurology. I ricercatori hanno rilevato che il consumo abituale di olio evo difende dal calo delle capacità cognitive e dall’Alzheimer attivando dei processi protettivi all’interno del cervello.

Lo studio

Coordinato da Domenico Praticò della Lewis Katz School of Medicine presso la Temple University, e con la collaborazione di Luigi Iuliano, dell’Università La Sapienza di Roma, lo studio è stato effettuato su topolini destinati ad ammalarsi di Alzheimer. Gli animali sono stati divisi in due gruppi e alimentati con la medesima dieta. Con l’unica differenza che a un gruppo veniva aggiunto l’olio extravergine. I risultati? I topi che consumavano abitualmente olio avevano un cervello più sano. In particolare, nella loro mente risultavano le sinapsi integre, il meccanismo protettivo cosiddetto di ”autofagia” (in cui le cellule ripuliscono il cervello dai detriti tossici) più attivo e meno presenti aggregati tossici di “beta-amiloide” e “tau”, due segni inconfondibili della demenza.

La dieta per prevenire l’Alzheimer: l’uva 

Per la memoria è utile mangiare un grappolo di uva al giorno. I suoi acini contengono potenti antiossidanti (i polifenoli) che mantengono attivo il metabolismo del cervello, migliorando la memoria e allontanando lo spettro dell’Alzheimer. Lo dimostra uno studio dell’Università della California a Los Angeles pubblicato sulla rivista Experimental Gerontology.

L’esperimento

Lo studio, condotto in collaborazione con il consorzio dei viticoltori californiani, ha coinvolto dieci persone che mostravano un iniziale calo della memoria. Un primo gruppo ha assunto quotidianamente per sei mesi una pillola contenente un concentrato di uva in polvere (equivalente a due tazze e mezzo di acini). Mentre agli altri partecipanti è stato dato un placebo simile per gusto e aroma ma totalmente privo di polifenoli. All’inizio della sperimentazione e a distanza di sei mesi, i volontari sono stati sottoposti ad alcuni test per misurare le performance cognitive e ad una PET per valutare l’attività metabolica del cervello. I dati raccolti dimostrano che un consumo regolare di uva aiuta a mantenere un sano metabolismo nelle regioni del cervello che solitamente sono colpite per prime dalla neurodegenerazione dovuta all’Alzheimer. Inoltre si evidenziano miglioramenti dell’attenzione e della memoria di lavoro a breve termine.

Bere acqua ma anche vino rosso, tè verde e caffè

Fondamentale è l’idratazione. «Soprattutto per gli anziani anche in buone condizioni di salute», prosegue il neurologo. «Perché con l’avanzare dell’età diminuisce lo stimolo della sete e si rischia la disidratazione. La raccomandazione è di bere circa otto bicchieri al giorno di acqua. Anche se esistono almeno altre tre bevande protettive contro la neurodegenerazione grazie alle loro proprietà antiossidanti. Il tè verde, il vino rosso (grazie al resveratrolo, che è contenuto nell’uva rossa, ma anche nei frutti di bosco e nella frutta secca), e il caffè (la caffeina sembra agire sulla produzione e sullo smaltimento della beta-amiloide). Tabaton consiglia, così, «al giorno due bicchieri di vino rosso. Ma non oltre perché ovviamente l’abuso di alcol è nocivo. E quattro tazzine italiane di caffè, tenendo sempre presente che un eccesso di caffeina favorisce l’ipertensione. Un fattore di rischio non solo di tipo cardiovascolare ma anche per l’Alzheimer».

La carne rossa è da evitare

carne rossa Alzheimer

Da evitare sono, invece, i superalcolici, le bevande zuccherate e tutti quegli alimenti che contengono grassi saturi. «La carne rossa, gli insaccati, i latticini, gli oli di cocco e palma», elenca il neurologo. «Le proteine sono necessarie al nostro organismo. Ma si possono ricavare da vegetali (fagioli, piselli, ceci, lenticchie, soia) o da pesce e pollame. La carne rossa va bandita completamente». Diversi studi hanno, infatti, segnalato come fattore di rischio per demenza e Alzheimer sia l’elevata concentrazione nel sangue di omocisteina. Un aminoacido che si forma nel nostro organismo a partire dalla metionina. Aminoacido essenziale che viene introdotto con l’alimentazione attraverso il consumo di carne, uova, latte e legumi.

Una ricerca della University of California di Los Angeles, pubblicata nel 2013 sul Journal of Alzheimer’s Disease, ha invece ipotizzato per la prima volta come la causa della malattia potrebbe essere un eccesso di ferro nel cervello. Sarebbe dovuto al consumo di carni rosse e integratori alimentari di ferro.

La dieta per prevenire l’Alzheimer: il digiuno controllato

In funzione anti Alzheimer è utile anche il digiuno controllato. «Uno studio, pubblicato su Science dieci anni fa», ricorda il neurologo, «ha dimostrato che nei primati una riduzione calorica del 30% rispetto al gruppo di controllo, attuata per vent’anni, porta a aumento significativo della durata della vita e ne migliora la memoria». A tal proposito Tabaton consiglia di rifarsi alla dieta mima digiuno del biochimico e gerontologo Valter Longo. L’esperto ha dimostrato come il rischio di mortalità aumenterebbe del 75% per coloro che mangiano oltre il 20% delle calorie giornaliere sotto forma di proteine.

La dieta mima digiuno prevede cinque giorni in cui ci si nutre al cento per cento vegetale. Si evitano tutti i prodotti animali o di derivazione animale. Quindi spazio a verdure cotte o crude condite con un cucchiaio di olio extravergine d’oliva più 20-30 grammi di frutta secca o qualche oliva. Da evitare gli zuccheri ma anche le patate (contenuto di amidi e indice glicemico molto alti), i legumi e la soia (troppe proteine). I cereali integrali, invece, sono ammessi solo in modica quantità.

Il ruolo positivo della dieta mediterranea

La dieta mediterranea è quasi una cura non farmacologica per i malati di Alzheimer. È il risultato di uno progetto pilota dell’Università Statale di Milano. Che ha indagato per capire quale fosse il menù ideale per prevenire o ritardare la demenza. I ricercatori hanno messo sotto osservazione 35 ospiti della Rsa Saccardo del capoluogo lombardo, che gestisce residenze per la terza e la quarta età. Lo studio si è svolto da maggio 2015 a gennaio 2016. 

Si è scoperto che la dieta mediterranea aiuta ad avere un declino cognitivo molto più lento. Rallenta il rischio di demenza e favorisce nutrienti fondamentali come carboidrati, grassi e proteine. Ma anche di micronutrienti quali potassio, sodio, zinco, acido folico, calcio, selenio, vitamina C, D, E.

I pazienti che hanno seguito la dieta mediterranea hanno manifestato miglioramenti nei livelli della vitamina B12 e di omocisteina, che svolge un ruolo cruciale nel decadimento cerebrale. In particolare hanno registrato un aumento del selenio, capace di interagire nei meccanismi di protezione cellulare dai radicali liberi e nel rafforzamento delle difese immunitarie. Migliorato anche il livello di vitamina D. Mentre il colesterolo e i trigliceridi sono diminuiti.

Leggi anche…

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio