Sessualità

Innamorati? I greci chiamavano il dottore

Gli antichi consideravano l'amore una malattia: tra palpitazioni, innapetenza e rossori...

Il grecista Giorgio Ieranò è docente universitario, giornalista, scrittore e insegna storia del teatro antico, letteratura greca e filologia classica all’Università di Trento. Su OK La salute prima di tutto cura la rubrica Storie della medicina, da cui è tratto questo articolo.

Verificate se avete qualcuno di questi sintomi: improvviso rossore o pallore, sudorazione eccessiva, polso irregolare, tremiti incontrollabili, astenia, inappetenza. Se tutti i sintomi coincidono è probabile che siate affetti da quella che gli antichi ritenevano una delle malattie più gravi e pericolose, non solo per la psiche ma anche per il corpo: la malattia d’amore.
E non è un modo di dire: per greci e romani l’amore era un vero e proprio malanno, una patologia che, se non curata, poteva portare l’essere umano alla consunzione e persino alla morte.
Le prime descrizioni della malattia d’amore le dobbiamo ai poeti. Saffo, la grande poetessa vissuta nell’isola greca di Lesbo intorno al 600 a. C., raccontava così la sue sensazioni alla vista della persona amata: «La lingua mi si spezza, un fuoco sottile mi corre sotto la pelle. I miei occhi non vedono più nulla e un rombo mi rintuona negli orecchi. Il sudore si spande sul mio corpo, un tremito mi scuote tutta. Divento più verde dell’erba, e mi pare di essere a un passo dalla morte».
Due secoli più tardi, il drammaturgo Euripide rappresenterà una grande malata d’amore nella tragedia Ippolito, dove si narra la storia di Fedra, presa da un’insana passione per il figliastro. Fedra non riesce a reggersi in piedi, si sente soffocare, non mangia da tre giorni, delira: le donne che la circondano non sono in grado di capire quale malattia la affligga.
Il significato degli stessi sintomi non sarebbe invece sfuggito all’occhio clinico di un bravo medico come Erasistrato di Ceo. Si raccontava infatti che un grande sovrano, il re Antioco, avesse sofferto da giovane di una simile malattia. Ma il medico di corte Erasistrato era riuscito a interpretare correttamente la patologia tramite un semplice esame: osservando il variare del battito del polso del paziente in presenza della donna amata.
Anche l’illustre clinico Galeno, in un suo trattato di medicina, racconterà di avere visitato una donna che aveva perso la testa per un attore. E Galeno non ha dubbi che si tratti di una vera patologia, legata a disturbi della bile e a un cattivo funzionamento dei fluidi corporei.
Peccato che Fedra non avesse a disposizione un buon dottore: forse la sofferenza e la vergogna non l’avrebbero portata, come racconta Euripide, a impiccarsi a una trave della reggia.
Giorgio Ieranò – OK La salute prima di tutto

Gruppo San Donato

Ultimo aggiornamento: 1 marzo 2010

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