Salute

Strabismo di Venere: qualità o difetto da correggere?

Star internazionali e italiane hanno fatto dell’asimmetria degli occhi un segno distintivo della loro bellezza. Lo specialista spiega quando è il caso di intervenire

Oggi Venere potrebbe essere considerata un’icona della body posivity. Non solo ha accettato il suo difetto fisico. Ma lo ha persino trasformato in un simbolo di bellezza valido per chiunque. Tanto che avere gli occhi non perfettamente allineati (il cosiddetto strabismo di Venere, appunto) non è considerata un’imperfezione, ma un vezzo estetico. 

Strabismo di Venere: un’imperfezione sexy

Raffigurata in una celebre opera di Botticelli, La nascita di Venere, la dea dell’amore e della bellezza «dà l’idea che ci stia sempre guardando, che non tolga lo sguardo da noi anche se proviamo a cambiare posizione. Questo effetto è da attribuire al suo strabismo, ovvero al mancato allineamento dei suoi assi visivi», spiega Paolo Nucci, professore ordinario di oftalmologia all’Università degli Studi di Milano.

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È sufficiente fare una prova con una qualunque immagine del dipinto per dare ragione allo specialista e per rendersi conto anche di un altro dettaglio. «Chi soffre dello strabismo di Venere», continua l’oculista, «mostra una particolare forma dell’occhio, più allungata, che ricorda tratti tipicamente orientali».

Da Sabrina Salerno a Scarlett Johansson, passando per Kate Moss e Lucy Liu, sono tante le star internazionali e nostrane che hanno questo piccolo difetto fisico considerato un segno di bellezza distintivo, capace di donare allo sguardo sensualità e fascino.

Le caratteristiche dello strabismo di Venere

Seppur di lieve entità, lo strabismo di Venere rimane una patologia a tutti gli effetti e come tale può comportare fastidi e diverse problematiche. «La malattia in questione non è considerata grave. Tanto che potrebbe essere definito uno microstrabismo», spiega Nucci.

«In comune con quello più importante ha, però, lo stesso meccanismo di fondo. I due occhi collaborano a formare la visione corretta e quando la perfetta simmetria viene a mancare si verifica una convergenza degli assi visivi. Una delle due pupille si sposta verso l’interno rispetto all’asse e questo scompenso impedisce a chi ne soffre di osservare correttamente un oggetto. A risentirne è la percezione della profondità, ovvero la visione tridimensionale».

Spesso, però, il deficit oculare è così leggero da non necessitare di alcuno strumento correttivo. «In questi casi non si ricorre né a occhiali né a interventi chirurgici», conferma l’esperto. «Il paziente si tiene il disturbo e nella stragrande maggioranza dei casi lo vive con serenità».

La diagnosi tramite un esame specifico

Ma come capire se il difetto divino pregiudica la visione al punto di dover intervenire? «La diagnosi di strabismo viene effettuata tramite un esame specifico», continua Nucci. «Il test si chiama stereoscopia e consiste nel mostrare al paziente diverse figure. A partire da questa visione l’oculista valuta la cooperazione dei due occhi nel creare un’unica immagine. Una volta appurata l’asimmetria degli assi, il passo successivo è quello misurare la gravità dello strabismo e quindi il possibile trattamento. Se è sopra gli otto gradi è necessario l’intervento chirurgico». 

Chirurgia per le forme gravi di strabismo

Grazie all’uso della chirurgia mininvasiva è possibile modificare la forza con cui i muscoli muovono i bulbi oculari. E, di conseguenza, il modo in cui si allineano gli assi visivi. «Questa tecnica consente di ridurre al minimo i comuni disturbi post-operatori. Come dolore, gonfiore della palpebra, occhi rossi», conclude lo specialista.

«L’operazione, che si rivela non solo inutile, ma addirittura controproducente nei casi di strabismo di Venere, con il rischio di trasformare lo strabismo da convergente a divergente, è invece caldamente consigliata per le forme di strabismo più gravi. Uno degli aspetti più importanti da tenere presente nei pazienti è quello che coinvolge la sfera psicologica. Lo strabico si ricorda perennemente di avere un deficit fisico perché gli altri glielo fanno involontariamente notare in continuazione, poiché non riescono a guardarlo negli occhi. Ecco perché non bisogna avere paura dell’intervento. Capace di donare una nuova visione, in tutti i sensi, della vita».

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