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Sale iposodico per la pressione alta: è davvero utile?

Nel caso si soffra d’ipertensione è fondamentale ridurre il consumo di sale, ma se proprio non si può rinunciare al gusto si trovano in commercio i sali iposodici, cioè a basso contenuto di sodio

La pressione è alta quando quella sistolica (massima) supera i 140 mmHg e quella diastolica (minima) va oltre i 90 mmHg. In merito a questo disturbo, c’è chi si chiede se il sale iposodico, cioè il sale povero di sodio, può essere utilizzato e se ci sono possibili controindicazioni. A queste domande risponde Giuseppe Crippa, direttore dell’unità operativa d’ipertensione e malattie cardiovascolari correlate dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza.

Sale iposodico: qual è la composizione

Il sale iposodico è una miscela di cloruro di sodio, il normale sale da cucina, al quale viene aggiunto circa il 35% di cloruro di potassio, oltre a sale di magnesio e calcio bicarbonato che hanno la funzione di dare un sapore migliore a questo composto. Il sapore, infatti, non è molto appetibile, soprattutto in cottura quando sprigiona un gusto amaro.

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In quali casi si può utilizzare il sale iposodico

Esistono delle condizioni patologiche che richiedono la riduzione dell’apporto di sale, prima fra tutte l’ipertensione. I dati sono soprattutto su base epidemiologica ed evidenziano una stretta correlazione tra consumo di sale e ipertensione. È comunque da tenere presente che non tutti gli ipertesi sono sensibili al sale perché questo alimento può far aumentare la pressione arteriosa, ma non in tutti. Il sale iposodico può essere utilizzato anche da chi tende a sviluppare edemi, cioè da chi soffre di ritenzione idrica a seguito di patologie renali, epatiche o cardiache. Chi è sano può utilizzare il sale iposodico in termini di profilassi, per prevenire l’insorgenza dell’ipertensione, soprattutto se ha parenti che soffrono di questa patologia.

Controindicazioni e chi non dovrebbe consumarlo

Il sale iposodico va consumato sempre sotto indicazione del medico. Esistono condizioni nelle quali il cloruro di potassio può essere estremamente pericoloso e può determinare un aumento dei valori di potassemia nel sangue. Questo si manifesta in chi soffra di patologie renali, cardiache o che sta assumendo farmaci antinfiammatori. Molto sovente gli ipertesi possono avere un’insufficienza renale, o assumono farmaci che aumentano la ritenzione di potassio. Proprio in chi è iperteso, laddove sarebbe indicato l’utilizzo di sostituti del sale, come quello iposodico, spesso troviamo chiare controindicazioni.

Sale iposodico sì o no?

Dovremmo risparmiare sale non su quello che aggiungiamo agli alimenti, ma sui cibi che consumiamo. Se si ha difficoltà a seguire una dieta povera di sale, se si fatica a mantenere questo regime, allora potrebbe venire in aiuto il sale iposodico, ma il consiglio è di evitare prima di tutto gli alimenti salati, riducendo in questo modo l’apporto giornaliero di sale.

Quanto sale si dovrebbe consumare al giorno?

Ai soggetti sani le società di cardiologia e d’ipertensione consigliano di non superare i due grammi di sodio al giorno, che equivalgono a 5 grammi di sale da cucina: l’equivalente di 70 grammi di prosciutto crudo. Un soggetto iperteso dovrebbe stare ampiamente al di sotto dei due grammi di sale, per un trattamento o una profilassi dell’ipertensione. Il 25 per cento del sale che utilizziamo è quello che viene aggiunto direttamente ai cibi. L’assunzione del restante 75 per cento avviene attraverso cibi precotti, o anche crudi, che contengono elevate quantità di sale, come ad esempio i salumi e i formaggi.

Eliana Canova

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