Rare diseases

Mucopolisaccaridosi di tipo 1: cause, sintomi, cure

Si tratta di una malattia genetica rara, dovuta all’accumulo lisosomiale di mucopolisaccaridi. Tra le opzioni terapeutiche il trapianto di staminali, la terapia enzimatica sostitutiva e il trattamento sintomatico

La mucopolisaccaridosi di tipo 1 (MPS-1) fa parte del gruppo delle mucopolisaccaridosi. Si tratta di malattie genetiche rare, dovute all’accumulo lisosomiale di mucopolisaccaridi, sostanze glicoproteiche complesse che sono tra i principali componenti della sostanza intercellulare del tessuto connettivo. Rossella Parini, consulente medico per la Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma presso l’Ospedale San Gerardo di Monza, spiega meglio di cosa si tratta.

Quali sono le cause?

La MPS-1 è autosomica recessiva, cioè trasmessa da entrambi i genitori che sono portatori sani. È dovuta a mutazioni nel gene IDUA che codifica l’enzima alfa-iduronidasi. Tali mutazioni sono moltissime e hanno una diversa gravità. Ciò determina l’ampia variabilità delle forme della malattia, dalla sindrome di Hurler, che presenta il quadro clinico più grave, alla forma più attenuata (Scheie).

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Quali sono i sintomi della mucopolisaccaridosi di tipo 1 in forma grave?

La malattia diventa clinicamente riconoscibile a età diverse secondo la gravità. La forma più severa (Hurler) si manifesta prima dell’anno di età con frequenti infezioni delle vie aeree superiori, ernie inguinali e ombelicali, modesto ingrandimento anomalo di fegato e milza, malformazioni scheletriche. Se non diagnosticata e trattata, la malattia evolve con ritardo psicomotorio ingravescente, cardiomiopatia e valvulopatia, rigidità articolare, malformazioni scheletriche multiple, bassa statura, ipoacusia, opacità corneali. La morte sopravviene intorno ai dieci anni in un soggetto in stato vegetativo.

Quali sono i sintomi della mucopolisaccaridosi di tipo 1 in forma lieve?

La forma più lieve diventa clinicamente evidente intorno ai dieci anni, può essere monosintomatica e spesso la diagnosi è raggiunta dopo alcuni o molti anni. I segni più frequenti in questa forma sono la cardiomiopatia con il danno valvolare, i disturbi oculari (opacità corneali, retinite), la rigidità articolare tipicamente non infiammatoria e altri problemi ortopedici. L’intelligenza è sempre normale e l’aspettativa di vita poco ridotta rispetto alla popolazione generale. La forma intermedia copre tutti i quadri clinici che stanno tra questi due estremi: meno gravi della forma Hurler e più gravi della forma Scheie.

Come si diagnostica?

Non è semplice, sia per la rarità della malattia che per la variabilità di presentazione clinica. È importante che il medico sia in grado di formulare il sospetto di mucopolisaccaridosi o anche solo di malattia rara e invii il paziente a un centro specialistico. La diagnosi sarà fatta con la ricerca quantitativa e qualitativa dei mucopolisaccaridi sulle urine, seguiti dalla identificazione del difetto enzimatico e dalla analisi molecolare. È possibile, quando sia già stato caratterizzato il soggetto affetto nella stessa famiglia, eseguire una diagnosi prenatale nel primo trimestre di gravidanza con la villocentesi, grazie all’analisi enzimatica e molecolare.

Qual è la terapia per la mucopolisaccaridosi di tipo 1?

Il trattamento della forma Hurler, utilizzato dagli anni 80 del secolo scorso, è il trapianto di cellule staminali ematopoietiche che deve essere effettuato al più presto per dare i migliori risultati. Dal 2003 è stata approvata e immessa in commercio la terapia enzimatica sostitutiva, somministrata in circa 4 ore per via endovenosa ogni settimana. Questa migliora sia la funzionalità polmonare sia la motilità articolare, riduce l’organomegalia ma non è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica. Non bisogna sottovalutare il trattamento sintomatico che richiede il coinvolgimento di specialisti di diverse discipline. È, infatti, importante non trascurare la terapia fisica e riabilitativa.

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