Salute

Perché il Coronavirus cinese si chiama COVID-19?

Il virus che è partito dalla città di Wuhan ha finalmente un nome. Ecco come è stato scelto e perché.

Il coronavirus che sta preoccupando tutto il mondo si chiama COVID-19. L’annuncio è arrivato direttamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, per bocca del suo direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

La denominazione del virus è arrivata a sei settimane dalla sua individuazione nella città di Wuhan, avvenuta nel dicembre dell’anno scorso. Il virus, che finora è stato chiamato semplicemente coronavirus, o coronavirus cinese o ancora coronavirus di Wuhan, aveva bisogno di avere un nome perché si tratta di uno specifico tipo di coronavirus. La parola si riferisce a un gruppo di virus tra i quali quello della SARS e della MERS.

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COVID-19: cosa significa?

Il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus ha spiegato in una conferenza stampa che si sono scelte queste lettere, perché:

  • c-o sta per coronavirus,
  • vi per virus,
  • d per disease, che in italiano significa malattia,
  • 19, perché è stato individuato nel 2019.

È stato deciso che il nome non avesse indicazioni geografiche, come invece ad esempio era successo con la MERS, che sta per Middle East respiratory syndrome, sindrome respiratoria mediorientale.

COVID-19: d’ora in poi si deve usare solo questo nome 

Dare un nome al virus era importante per non creare confusione, visto che i coronavirus sono molti e provocano problemi diversi.

Ora la comunità scientifica internazionale utilizzerà solo e soltanto questo nome per riferirsi al coronavirus cinese.

Le regole dell’OMS per scegliere il nome di un nuovo virus 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha un vero e proprio protocollo a cui gli scienziati devono attenersi quando propongono il nome di un nuovo virus. Non devono contenere riferimenti a stati, comunità e non può avere nome di persona e di animali per evitare episodi di razzismo.

Mettere indicazioni geografiche nel nuovo nome può creare episodi di razzismo. Gli esempi del passato

Tra gli esempi pessimi la già citata MERS, ma anche l’influenza spagnola, la malattia di Lyme, l’encefalopatia giapponese, l’influenza suina e quella aviaria. Altre parole che devono essere evitate sono quelle che evocano sentimenti di paura.

All’inizio i medici si riferivano al coronavirus con il nome di 2019-nCoV che però era molto complicato, quasi impronunciabile in diverse lingue.

Il pericolo è che quando non si ha un nome le persone finiscono per usare denominazioni improprie come virus cinese, che possono produrre episodi spiacevoli verso alcune popolazioni. Si evitano anche nomi di animali per la paura di avere contraccolpi. Ad esempio quando dieci anni fa si scelse il nome di influenza suina, nonostante si diffondesse tra gli umani e non tra i maiali, le autorità egiziane eliminarono tutti gli 80.000 maiali che si trovavano sul territorio nazionale.

Perché ci è voluto più di un mese per trovare il nome COVID-19?

La comunità scientifica internazionale ci ha messo più di un mese per raggiungere un nuovo nome perché c’erano cose più importanti di cui occuparsi. Le prime preoccupazioni sono state quelle di comprendere i modi di trasmissione del virus e i suoi sintomi.

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