Salute

Per l’allergia ai gatti c’è il vaccino

Starnuti e lacrimoni quando c'è un micio nei paraggi? Se ne vanno dopo quattro anni di iniezioni, gocce o spray

Lacrimazione, prurito agli occhi, starnuti, rinite, naso che cola. E crisi d’asma nei casi più gravi. Basta che un gatto circoli nei paraggi per scatenare questi sintomi nelle migliaia di persone allergiche al felino. «Si stima che questo disturbo colpisca il 2-3% degli italiani ed è al terzo posto nella classifica delle allergie respiratorie più frequenti, dopo l’insofferenza a pollini e acari», spiega Antonio Cristaudo, responsabile di dermatologia allergologica professionale e ambientale all’Istituto San Gallicano di Roma.
La vaccinazione è la via maestra per guarire: non ha controindicazioni, possono farla anche i bimbi di due o tre anni, ma sempre sotto il controllo di uno specialista (pronto a intervenire nel caso, raro, in cui si verificasse uno shock anafilattico). Il vaccino si fa in ospedale attraverso iniezioni sottocutanee: una volta a settimana per circa tre mesi e poi una volta al mese per tre o quattro anni. In alternativa si può usare uno spray nasale o gocce per via sublinguale.
Il dosaggio varia a seconda del grado di sensibilità. Si inizia con una somministrazione quotidiana, quindi a giorni alterni per qualche settimana, e anche in questo caso la terapia continua per alcuni anni. Per alleviare i sintomi, invece, si possono usare farmaci antistaminici, con cautela e sotto prescrizione medica, decongestionanti nasali e colliri.

Sempre puliti divani e tendaggi
Infine, qualche precauzione. Il responsabile di questo disturbo, che può insorgere in qualsiasi momento e a qualsiasi età, è un allergene detto Fel d1, prodotto dalle ghiandole sebacee, dalla saliva e in misura minore dall’urina del gatto. Questo allergene si deposita facilmente sui tessuti. Perciò, chi non vuole privarsi del suo micio deve badare alla pulizia della casa, eliminare tappeti e tappezzeria, coprire cuscini, piumoni e coperte, scegliere tende lavabili e preferire i divani in pelle. È bene chiedere a qualcuno di lavarlo e spazzolarlo almeno due volte a settimana. Non c’è differenza fra razze. Un gatto a pelo corto non provocherà meno disturbi di un persiano.
Federica Riva – OK La salute prima di tutto

Gruppo San Donato

Ultimo aggiornamento: 15 novembre 2010

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