
Pratici, divertenti e popolari su piattaforme social come Instagram e TikTok, i patch anti-brufoli sono diventati un vero e proprio trend skincare. Oltre a promettere un’azione mirata contro le imperfezioni cutanee localizzate, molti di questi, grazie alle loro forme e ai colori accattivanti, permettono anche di personalizzare il proprio stile. Ma sono semplicemente una moda o funzionano davvero? Lo abbiamo chiesto a Mariuccia Bucci, dermatologa e Past President dell’ISPLAD (International-Italian Society of Plastic-Regenerative and Oncologic Dermatology).
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Patch anti-brufoli: cosa sono?
I patch anti-brufoli, trasparenti o colorati, negli ultimi anni hanno guadagnato grande popolarità specialmente grazie ai social media. «La loro funzione è quella di proteggere, come tutti i cerotti, ma anche di favorire la guarigione delle lesioni acneiche superficiali. Questi patch idrocolloidi, in pratica, sono dei cerottini che assorbono l’essudato e creano un microambiente umido favorevole alla cicatrizzazione, riducendo così il rischio di crosticine e di eventuali segni residui», spiega Mariuccia Bucci.
A cosa servono e cosa contengono?
Da un lato, i patch anti-brufoli «agiscono come barriera protettiva, impedendo soprattutto la manipolazione e l’escoriazione, comportamenti che possono causare la comparsa di macchie e cicatrici. Coprire il brufolo significa renderlo meno visibile, riducendo così l’ansia estetica e aiutando a controllare l’impulso di toccarlo. Dall’altro, riducono l’infiammazione locale e favoriscono una guarigione più rapida».
«Alcuni patch anti-brufoli sono arricchiti con attivi come l’acido salicilico, che aiuta a liberare i pori ostruiti, la niacinamide, che ha un effetto lenitivo, antimacchia e sebo regolatore, oppure sostanze naturali che hanno una leggera azione antibatterica. Ci sono anche patch con microaghi che rilasciano degli attivi in maniera mirata».
Come usare i patch anti-brufoli
Per ottenere il massimo beneficio, è consigliabile applicare lo sticker sul brufolo prima che si formi la crosta: in questo modo, si crea un microambiente umido che favorisce la guarigione, prevenendo la formazione di crosticine. Invece, «se si applica quando il brufolo è già escoriato, il cerotto avrà solo una funzione di protezione o, semplicemente, estetica», prosegue l’esperta.
«Quando la crosta si è già formata, applicare, ad esempio, un patch con acido salicilico potrebbe infiammare la zona e risultare persino controproducente. In quel caso, è meglio orientarsi su ingredienti come il tea tree oil o la niacinamide che ha un’azione lenitiva».
Patch anti-brufoli: limiti e precauzioni
Grazie alla loro praticità e all’effetto cosmetico immediato, questi patch sono molto utilizzati per gestire i brufoli. Come osserva la dermatologa, possono aiutare anche a educare a non manipolare la pelle, insegnando che un approccio dolce e protettivo può portare a risultati migliori. Tuttavia, se si soffre di patologie dermatologiche, o si seguono trattamenti specifici, è sempre raccomandabile rivolgersi al proprio dermatologo prima di utilizzarli.
Infine, è importante sottolineare che «si tratta di un rimedio utile solo per le lesioni acneiche più superficiali, come pustoline e papulette. Non sono invece adatti a noduli o cisti, situazioni in cui la terapia dermatologica è imprescindibile. Possono solo rappresentare un supporto, un complemento, ma non sostituiscono i trattamenti medici quando l’acne è moderata oppure severa», conclude Mariuccia Bucci.
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