Salute

Long Covid negli adolescenti: cosa innesca la sindrome?

Uno studio pilota del Cnr ipotizza che nel sangue di chi soffra di long Covid ci siano due biomarcatori predittivi. Servono ulteriori approfondimenti

I ricercatori del Consiglio Nazionale di Ricerca ha messo sotto la lente di ingrandimento gli effetti del long Covid negli adolescenti. I risultati hanno scoperto che nei giovanissimi che hanno preso l’infezione ci sono nuovi e precoci biomarcatori. Queste molecole sono potenzialmente predittive della sindrome post Covid.

Long Covid negli adolescenti: finora ci si era concentrati sui sintomi e non sulle cause

Va detto subito che si tratta di uno studio pilota. Le ricerche dovranno quindi proseguire, soprattutto allargando la platea di adolescenti che i ricercatori dovranno analizzare. Gli studi andranno approfonditi, allargando la ricerca a una coorte di adolescenti più ampia. I dati però restano estremamente promettenti. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Diagnostics. Le ricerche finora svolte si erano concentrate su bambini e adulti, soprattutto per quanto riguarda i sintomi.

Gruppo San Donato

Quali sono i principali sintomi negli adolescenti?

Il team di lavoro ha confermato che in una quota di guariti dal Covid-19 insiste una condizione di malessere. I sintomi principali sono:

  • astenia,
  • affaticamento,
  • respirazione difficoltosa,
  • perdita di memoria,
  • difficoltà di concentrazione,
  • ansia e depressione.

Gli ultimi tre sintomi, che sono cognitivi, fanno parte della nebbia cognitiva, che i medici chiamano con il termine inglese brain fog e appartengono alla categoria del NeuroCovid.

Long Covid negli adolescenti: la ricerca italiana

I ricercatori hanno misurato i livelli di alcuni biomarcatori infiammatori e di due neurotrofine, il Ngf e il Bdnf. Si tratta di proteine che regolano la crescita, la sopravvivenza e la morfologia dei neuroni. Gli esperti hanno prelevato i campioni dal sangue di un piccolo gruppo di ragazzi e ragazze. Tutti avevano contratto l’infezione durante la seconda ondata della pandemia, tra settembre e ottobre 2020. Al momento del prelievo avevano tutti un tampone negativo. I volontari avevano tutti sviluppato i sintomi di long Covid. Tutti le loro informazioni sono state confrontate con quello di un gruppo di adolescenti che non aveva contratto la malattia, neanche in forma asintomatica.

Il team di ricerca ha suddiviso i teenager in tre gruppi:

  1. asintomatici,
  2. sintomatici,
  3. sintomatici acuti.

Nel sangue degli adolescenti con long Covid livelli alti di due proteine

“Abbiamo riscontrato che tutti gli adolescenti che avevano contratto l’infezione avevano livelli di Ngf inferiori, rispetto ai controlli sani. La relazione inversa fra livelli di Ngf e sindromi da stress è ampiamente riportata dalla letteratura scientifica”. Marco Fiore ha coordinato la ricerca insieme a Carla Petrella. Entrambi lavorano all’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Ibbc).

Quali sono i motivi?

I ricercatori hanno ipotizzato che la diminuzione di Ngf rifletta un’attivazione persistente dell’asse dello stress. Due i possibili motivi:

  1. un effetto diretto del virus,
  2. effetti psico-sociali conseguenti all’isolamento e alle modifiche della routine quotidiana riscontrate durante i periodi di quarantena.

Le più colpite sono le ragazze

“I livelli di Bdnf, analogamente al biomarcatore infiammatorio Tgf-β, erano invece più elevati negli individui che si erano ammalati rispetto a quelli sani, ma solo nelle ragazze sintomatiche che poi avrebbero sviluppato sintomi long-Covid-19. In particolare, il persistente aumento dei livelli sierici di Bdnf e Tgf-β era presente nelle adolescenti che presentavano sintomi respiratori durante la fase acuta dell’infezione. I dati dello studio supportano però già l’ipotesi che le variazioni sieriche di Ngf e Bdnf rappresentino un campanello d’allarme per l’effetto a lungo termine di Covid-19, aprendo nuovi campi di indagine sia nell’ambito degli effetti fisici sia in quelli psicologici potenzialmente associabili al NeuroCovid”.

A condurre la ricerca il Policlinico Umberto I dell’Università Sapienza di Roma, in collaborazione con Raffaella Nenna, Fabio Midulla, Luigi Tarani del Dipartimento materno infantile e scienze urologiche e Antonio Minni, Dipartimento organi di senso.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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