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Ipertensione: due nuove strategie per combatterla

La Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare suggerisce di seguire le raccomandazioni delle ultime linee guida europee. Ecco quali sono

Stando ad alcuni recenti studi, in Italia solo il 37% degli ipertesi raggiunge l’obiettivo ottimale dei 130 mmHg di pressione sistolica. Si tratta di un dato allarmante perché l’ipertensione è uno dei fattori di rischio più impattanti per ictus, infarto e insufficienza cardiaca e questo “fallimento” terapeutico costituisce un appuntamento mancato anche con la prevenzione cardiovascolare. Se chi soffre di pressione alta non migliora la propria condizione, insomma, mette in pericolo il suo cuore.

Bisogna superare la terapia “a scalini”

Come hanno dimostrato recenti studi clinici, prima si raggiunge l’obiettivo terapeutico e maggiori saranno i vantaggi anche dal punto di vista cardiovascolare. È evidente, dunque, che la tradizionale terapia “a scalini” (si inizia con un farmaco e poi, eventualmente, se ne aggiunge un secondo) presenti delle forti limitazioni, visto che ritarda sensibilmente il raggiungimento del traguardo (cioè 130 mmHg in tre mesi circa). «Bisognerebbe dunque mettere in pratica quanto proposto dalle ultime linee guida siglate dalla Società Europea dell’Ipertensione e dalla Società Europea di Cardiologia» conferma Massimo Volpe, presidente della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec) e ordinario di Cardiologia presso l’Università La Sapienza, Ospedale Sant’Andrea di Roma.

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L’ipertensione o pressione alta

Due nuove strategie

«Le nuove linee guida suggeriscono di iniziare subito il trattamento con un’associazione di due farmaci, tipicamente un ACE inibitore o un sartano insieme a un calcio antagonista o a un diuretico, preferenzialmente in un’unica pillola, per favorire la compliance del paziente» continua Volpe, attualmente impegnato al congresso annuale della Siprec. La monoterapia, infatti, andrebbe riservata solo ai pazienti con ipertensione di grado 1 (ossia con valori pressori compresi tra 140/90 e 160/100 mmHg), agli anziani e agli individui più fragili, che non rappresentano più del 20-25% degli ipertesi. «La seconda strategia, invece, è quella di cercare di raggiungere gli obiettivi terapeutici nel minor tempo possibile,
idealmente entro i primi tre mesi».

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Possibili scenari

Grazie a queste due nuove strategie, cioè raggiungere il target di 130 mmHg di pressione sistolica in tre mesi con l’associazione di due farmaci in un’unica pillola, probabilmente consentirà ai futuri medici di vedere ridotta la percentuale di ipertesi non a target.

 

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