Salute

Insonnia nei bambini: riconoscere i segnali e trovare i rimedi

L’insonnia in età prescolare non è solo un fastidio che incide sulla qualità di vita familiare. Può essere sintomo o causa di problemi che vanno individuati e trattati adeguatamente

Quando si dice che una persona dorme come un bambino, generalmente ci si riferisce a un sonno profondo, pacifico, ristoratore. E, in effetti, in generale sono i piccoli ad abbandonarsi completamente tra le braccia di Morfeo e a poter godere di un riposo senza pensieri. Ma non per tutti è così. E lo sanno bene le mamme dei bambini insonni, esasperate, oltre che preoccupate, per la mancanza cronica di riposo di tutta la famiglia. 

L’insonnia comportamentale

«Le difficoltà dell’addormentamento e della continuità del sonno in età pediatrica sono molto frequenti», precisa Emanuela Malorgio, specialista in pediatria e coordinatrice nazionale Gruppo Studio Sonno della Federazione italiana medici pediatri (Fimp). «Si comincia a parlare di disturbi del sonno già nella prima infanzia. Quando il lattante di 8-10 mesi non arriva a consolidare il proprio sonno notturno e continua a presentare numerosi risvegli, richiedendo l’intervento dei genitori per riaddormentarsi. L’insonnia comportamentale, caratterizzata da difficolta all’addormentamento, risvegli notturni frequenti con difficoltà al ri-addormentamento e risvegli precoci, è infatti il disturbo del sonno più frequente fino ai tre anni. Coinvolge circa il 30% dei piccoli di questa fascia di età». 

Gruppo San Donato

Le parasonnie e i disturbi respiratori

In età prescolare (fra i tre e i sei anni) invece i disturbi del sonno più frequenti sono le cosiddette parasonnie, più avanti spiegate nel dettaglio, e i disturbi respiratori, che vengono identificati quando il bambino presenta russamento notturno per almeno tre notti a settimana e per un periodo minimo di due mesi. 

Le conseguenze sulla vita dei bambini

Se sottovalutati e non risolti, i disturbi del sonno possano avere sul lungo periodo ripercussioni importanti sulla vita dei bambini. «È fondamentale ricordarsi che il sonno è un bisogno primario a ogni età ed è alla base di un sano sviluppo psico-fisico. Molti studi hanno infatti provato una correlazione tra disturbi del sonno dei bambini e alterazioni del loro comportamento diurno. Tra questi iperattività e difficoltà nella concentrazione, disturbi dell’apprendimento, alterazione dell’umore come facilità al capriccio e aggressività. Inoltre è stato evidenziato in numerosi studi l’aumento del rischio di incorrere in patologie metaboliche. Come, ad esempio, l’obesità», avverte la pediatra.

Insonnia nei bambini: i segnali diurni

I disturbi di un bambino che dorme poco e male non si presentano quindi solo di notte. Anzi, a volte durante il riposo notturno i segnali sono minimi e non sempre facili da rilevare. Un bambino che russa, ad esempio, potrebbe avere un sonno molto frammentato senza arrivare a svegliarsi, e quindi non mettere in allarme i genitori. Per questo è importante saper riconoscere anche i sintomi diurni quali:

  • sonnolenza
  • mancanza di forze
  • difficoltà di attenzione, concentrazione e memoria
  • tendenza a fare molti capricci
  • iperattività
  • cambio repentino di umore
  • accrescimento ponderale insufficiente
  • o al contrario obesità
  • predisposizione ad ammalarsi frequentemente

Insonnia nei bambini: i rimedi giusti per ogni causa

Ma perché alcuni bimbi soffrono di insonnia? Sono molteplici le cause o le circostanze che possono portare a sviluppare un disturbo del sonno in età pediatrica. Molte delle quali legate a una cattiva igiene del sonno e a cattive abitudini instillate ai più piccoli fin da neonati, facilmente risolvibili con una buona ri-educazione del bimbo a una corretta igiene del sonno. Anche con l’aiuto di qualche tecnica come quella della gratificazione, come la promessa di un premio in caso di buon esito della notte.

«Quando però l’insonnia si presenta nonostante il rispetto delle buone norme di igiene del sonno, è necessario allargare il campo di indagine e considerare altre possibili cause del disturbo. Sarà il pediatra che, individuato il problema, personalizzerà la terapia, caso per caso», spiega Malorgio.

Con l’aiuto della specialista, abbiamo analizzato alcune delle condizioni in cui l’igiene del sonno può non essere sufficiente, con i consigli su come riconoscerle e trattarle.

Difficoltà respiratorie notturne

Si tratta di disturbi piuttosto comuni nei bambini fra i tre e i sei anni, perché strettamente legati a stati infiammatori delle alte vie respiratorie. Come tonsilliti, adenoiditi, riniti, faringiti. Ovvero a malattie di cui i piccoli soffrono molto spesso. A causa di queste flogosi, la struttura interessata aumenta di volume, determinando una respirazione difficoltosa (per cui i bimbi tendono a respirare con la bocca aperta), russamento, sonno disturbato e talvolta apnee ostruttive, cioè l’interruzione del respiro per qualche secondo. Generalmente né il bambino né i genitori si accorgono di questa condizione. Ma il sonno risulta frammentato e poco efficiente. In questi casi il pediatra, in relazione al problema riscontrato, proporrà adeguate terapie ed eventuali consulenza di altri specialisti, come l’otorinolaringoiatra o l’odontoiatra. Risolta la patologia, il sonno tornerà a essere normale.

Allergie alimentari, disturbi gastrointestinali, dermatiti atopiche

Altre patologie possono disturbare il sonno, a causa di pruriti, fastidi, doloretti. Sintomi come agitazione, sonno frammentato, risvegli ogni tre quattro ore, associati a storie familiari di allergia o precedenti personali di eczema o crosta lattea, possono indicare disturbi alimentari, problemi gastrointestinali a essi legati, e dermatiti. In questo caso occorre consultare il proprio pediatra che valuterà eventuali terapie o consulenze. Ad esempio con uno specialista allergologo o dermatologo.

Parasonnie

Si chiamano così le condizioni parafisiologiche caratterizzate da comportamenti anomali o eventi indesiderati che avvengono durante specifici stadi del riposo o nei passaggi sonno-veglia. Sono fenomeni non correlati a un significato patologico. Né fisico, né psichico, che rientrano in una fisiologica maturazione evolutiva, non richiedono una terapia specifica e tendono alla risoluzione spontanea con la crescita.

Di questo gruppo di disturbi fanno parte il sonnambulismo, gli incubi non correlati con problemi emotivi, il pavor notturno (terrore notturno). In particolare quest’ultimo, che generalmente compare tra i due e i sei anni, può creare un notevole spavento nei genitori, perché durante la crisi il bambino si alza, piange in modo inconsolabile, a volte urla disperato e non trova conforto tra le braccia dei genitori. Anzi, spesso li rifiuta. Nonostante la drammaticità del momento, il bambino non sta soffrendo e il giorno dopo di solito non ricorda nulla. Come nel caso del sonnambulismo, i genitori non devono far altro che assicurarsi che non si faccia male, lasciandolo però tranquillo per non svegliarlo e spaventarlo di più. Di solito il pavor si risolve nel giro di qualche episodio, ma va preferibilmente documentato con un video, per permettere al pediatra di riconoscerlo.

Sindrome della gambe senza riposo

Quando i bimbi si muovono molto prima di addormentarsi e durante il sonno, sono infastiditi dalla coperta o riferiscono di sentire le formichine sulle gambe potrebbero soffrire di questo disturbo, che presenta una  componente molto probabilmente genetica. Anche in questo caso occorre rivolgersi al proprio pediatra che valuterà l’opportunità di avviare un terapia con integratori a base di ferro.

Stress 

Se si sono escluse patologie e parasonnie e l’insonnia persiste, può essere che il bimbo stia attraversando un periodo particolarmente stressante dal punto di vista psicologico. Le cause possono essere molteplici. Da un lutto non ancora elaborato alla separazione dei genitori, alle preoccupazioni per il cambio di scuola o l’agitazione per la nascita di un fratellino. Fino ad arrivare a eventi più semplici, come la visione di un film non adatto alla sua età e alla sua capacità di elaborazione delle immagini.

In questo caso il bambino al momento di andare a dormire piange e richiede rassicurazioni eccessive, rifiuta di addormentarsi, e se si risveglia vuole dormire nel lettone con i genitori. La soluzione è quella di non fargli cambiare le buone abitudini in risposta a questo stress, per non dare ragione alle sue paure e rischiare di instaurare un meccanismo di allarme invece che di rassicurazione. Per tranquillizzarlo, si può prolungare la compagnia in cameretta, magari leggendo un libro. Ma non cedere ad accoglierlo nel lettone, per non fargli pensare che solo lì è al sicuro.

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