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I cardiopatici traggono maggiori benefici dall’attività fisica

Come emerso da uno studio coreano presentato al Congresso di cardiologia di Parigi, l'esercizio aiuta a ridurre il rischio di morte prematura nei pazienti con malattie cardiovascolari, ancor più che nei sani

Fare movimento costantemente fa bene a tutti, ma ancora di più a chi ha problemi al cuore. A scoprirlo uno studio coreano. La ricerca è stata condotta su quasi mezzo milione di persone. I risultati sono stati pubblicati sull’European Heart Journal. Insomma, l’attività fisica come terapia per i cardiopatici.

Attività fisica come terapia: ecco lo studio

Complessivamente, i ricercatori hanno seguito per circa sei anni 131.558 pazienti con malattie cardiovascolari e 310.240 persone sane da quando avevano in media 60 anni.
 L’indagine sull’attività fisica ha chiesto loro di ricordare quanta attività fisica avevano intrapreso negli ultimi sette giorni. Queste informazioni sono state convertite in unità di attività metabolica equivalente (MET) minuti a settimana (MET-min / settimana).

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Attività fisica come terapia: quanta farne?

Le linee guida per la prevenzione primaria raccomandano che gli adulti sani di tutte le età dovrebbero eseguire:

  • almeno 150 minuti a settimana di intensità moderata
  • o 75 minuti a settimana di intensa attività fisica aerobica
  • oppure una combinazione equivalente.
  • Un modo per raggiungere 500 MET-minuti alla settimana è fare camminate veloci per 30 minuti, cinque volte a settimana.

Si-Hyuck Kang, co autore dello studio e cardiologo della Seoul National University. Se si è molto occupati e non si ha tempo di allenarsi durante i giorni feriali, l’altro modo per raggiungere circa 500 MET-minuti alla settimana è quello di fare una vigorosa attività fisica come arrampicarsi sulle colline senza carichi per 75 minuti una volta alla settimana».

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Il movimento fa meglio a chi ha problemi di cuore

L’aumentata attività fisica ha ridotto il rischio di morte sia delle persone con problemi al cuore che senza, ma ricercatori hanno scoperto che la riduzione del rischio era maggiore nelle persone con malattie cardiovascolari rispetto piuttosto che nei sani: per ogni 500 minuti MET alla settimana di esercizio in più, i ricercatori hanno registrato una riduzione del 14% del rischio di morte prematura. Per le persone sane invece la riduzione era del 7%.

Caratteristiche del campione

Tra le persone con malattie cardiovascolari partecipanti, la maggior parte soffriva di cardiopatia ischemica. Le persone con malattie cardiache tendevano inoltre ad essere più anziane e avevano anche maggiori probabilità di avere altri problemi di salute come diabete, ipertensione e colesterolo elevato.

I benefici dell’attività fisica come terapia

«L’inattività fisica causa varie malattie non trasmissibili come la coronaropatia, il diabete e i tumori al seno e al colon, che alla fine portano a una mortalità prematura», continua Si-Hyuck Kang. «L’attività fisica favorisce la normale crescita e il metabolismo; può inoltre contribuire al benessere, favorire il sonno e rendere più facile l’esecuzione delle attività quotidiane».

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Attività fisica come terapia: perché fa meglio ai cardiopatici?

«I benefici fisiologici dell’esercizio possono essere simili per le persone con e senza malattie cardiache, ma è possibile che i pazienti con malattie cardiache traggano maggiore beneficio dall’esercizio perché presentano molti più fattori di rischio per una morte prematura che potrebbero essere ridotti facendo più attività», ipotizza Kang. «È stato dimostrato che l’attività fisica abbassa la pressione sanguigna e il livello di zucchero e colesterolo nel sangue».

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