Salute

Digestione difficile? Tutti i rimedi che funzionano

Per la dispepsia funzionale sono efficaci il caldo e gli infusi. Quando però si aggiungono reflusso e acidità di stomaco conviene cercare soluzioni anche in farmacia

La dispepsia funzionale 

Secondo un’indagine del 2017 di Assosalute, l’89,6% degli italiani è colpito da malesseri gastrointestinali e, di questi, il 25,7% ha problemi di digestione. In linguaggio scientifico: dispepsia funzionale. «L’attività digestiva avviene attraverso due meccanismi», spiega Attilio Giacosa, gastroenterologo del Centro diagnostico italiano (Cdi) di Milano.

«Il primo è chimico ed enzimatico, legato alla saliva, che agisce in bocca sulla struttura del cibo, e ai succhi gastrici, contenenti acido cloridrico e pepsina, che favoriscono la digestione delle proteine. Tutte le volte che si mangia, infatti, si ingeriscono molecole complesse che per essere assorbite devono essere masticate e insalivate in modo adeguato. Il secondo meccanismo è quello della motilità digestiva, che trasferisce gli alimenti dallo stomaco all’intestino». Lasciando da parte i problemi digestivi che possono nascere a causa di disturbi cronici, quali reflusso gastroesofageo o gastrite, l’apparato digerente può arrancare per altri motivi. Queste ragioni nascono quasi tutte dalla tavola o dai comportamenti e che possono bloccare uno dei due meccanismi attraverso cui avviene la digestione.

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Come non affaticare lo stomaco a tavola

Il primo problema riguarda la quantità di cibo che viene ingerito. «Non dev’essere troppo e non va mangiato in fretta, senza masticarlo adeguatamente», sottolinea l’esperto. Il secondo ha a che fare con la qualità di ciò che si mangia. «Gli alimenti unti ed elaborati, come brasati, sughi, fritture, hanno tempi di digestione lunghi. In più le componenti fibrose e dure della carne sono difficili da digerire per molti», aggiunge Giacosa. Ci sono poi i vizi, come alcol e fumo, che di certo non aiutano. «Mentre un bicchiere di vino può addirittura fare bene alla digestione, l’eccesso di bevande alcoliche può alterare la capacità digestiva», afferma il gastroenterologo. «Non fa bene e non aiuta di certo il tabacco, soprattutto se si ha l’abitudine di accendersi una sigaretta tra una portata e l’altra. Il fumo penalizza la motilità intestinale, perché apre la bocca dello stomaco, favorisce il reflusso e rende più difficile lo svuotamento».

Mangiare rilassati

Ultima, ma non meno importante, la componente emozionale, che quando si parla di stomaco non può essere trascurata. «Mangiare in situazioni di stress, come può accadere per un incontro di lavoro oppure a causa di tensioni familiari e personali, rende il pasto disordinato, concitato.

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Parlando o ansimando, infatti, si può inghiottire tanta aria e rendere più lenta e complessa la digestione», avverte l’esperto. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che dopo i pasti non si ha quasi mai il tempo (e la voglia) di fare due passi, il lavoro dell’apparato digerente può diventare davvero faticoso. E, allora, ecco comparire i sintomi di una cattiva digestione:

  • senso di peso sulla pancia,
  • gonfiore alla bocca dello stomaco,
  • nausea o sensazione di malessere,
  • in alcune circostanze acidità, eruttazioni,
  • nei casi più critici, anche vomito.

Acqua e masticazione

Chi è abituato a ritrovarsi in questa situazione non deve darsi per vinto, perché fare prevenzione è possibile. Prima di tutto con una buona condotta a tavola. Mangiare con calma e rilassati, fare bocconi piccoli e masticare molto, non parlare mangiando, limitare gli alcolici, non fumare e bere le giuste quantità di acqua. «Se un pasto è composto prevalentemente da zuppe o minestroni, cibi liquidi e morbidi, non è necessario inframmezzarlo con eccessive quantità di acqua», consiglia Katia Naibo, biologa nutrizionista di Humanitas San Pio X di Milano. «Con cibi più asciutti come primi elaborati o carni, invece, l’acqua diventa fondamentale e necessaria per aiutare la masticazione e la deglutizione».

Spezie nel piatto

Spezie nel piattoSempre a scopo preventivo, se abbiamo la possibilità di ordinarle o inserirle nei piatti, anche le spezie e le erbe aromatiche. Il peperoncino, ad esempio, è un procinetico naturale. La sostanza attiva che contiene, la capsaicina, favorisce la digestione, oltre che avere proprietà protettive nei confronti della mucosa gastrica.

Quali sono i benefici del peperoncino

«Così come lo zenzero o il più conosciuto finocchio», suggerisce la nutrizionista. «È chiaro però che, aggiunti a piatti pesanti come lasagne o arrosti, gli aromi non miglioreranno molto la situazione».

Utili gli integratori di zenzero e carciofo 

In chiave preventiva, il consiglio del gastroenterologo Giacosa è quello di affidarsi a integratori a base di zenzero e carciofo, da prendere prima di sedersi a tavola: «Il primo contiene gingeroli, che aiutano a svuotare lo stomaco, il secondo la cinarina, un composto che stimola la motilità intestinale e la produzione di materiale biliare, fondamentale per la digestione dei grassi, che il nostro organismo fa spesso fatica a mandare giù».

Anche l’amaro può aiutare

E dopo? Che dire del classico «ammazzacaffè»? Molti nutrizionisti non lo considerano un buon rimedio, ma secondo alcuni medici un bicchierino di amaro a fine pasto non è da demonizzare, anzi. «Il nostro organismo, a causa di un riflesso ancestrale, riconosce le sostanze amare come potenzialmente tossiche e in loro presenza avvia un processo di espulsione: aumenta la salivazione, la motilità dell’intestino e l’afflusso biliare», spiega Marco Biagi, docente di fitoterapia e ricercatore all’Università di Pisa. Le piante a più alta concentrazione amara, e le più avvalorate nella tradizione erboristica, sono china, genziana e rabarbaro. «Le prime due contengono chinina e gentiopicroside, sostanze non molto idrofile e per questo adatte all’estrazione in alcol, come avviene nella tradizione alpina o abruzzese», sottolinea Biagi. «Il rabarbaro, invece, contiene la reina, una sostanza antrachinonica che a bassa concentrazione ha una buona azione digestiva». Nella formulazione dei digestivi si possono trovare anche «assenzio, artemisia, genepì, che contengono sempre principi attivi dall’azione amara, e il carciofo, ottimo per aumentare il flusso biliare».

Uno “sgrorgatore” naturale

Se anche il bicchierino di digestivo fa alzare dalla tavola con la pancia pesante e la sensazione di non aver digerito, però, bisogna ricorrere ad altri rimedi. «Nell’immediatezza il migliore aiuto è sicuramente un mix di bicarbonato, limone, acqua gasata e zucchero, tutti ingredienti reperibili sia in casa sia fuori, da miscelare e bere velocemente: è un vero “sgorgatore” che aiuta a liberare lo stomaco ed è più efficace del classico “canarino” o di qualsiasi altro alcolico», spiega la nutrizionista Katia Naibo.

Bene anche la boule dell’acqua calda

Se si è a casa, anche la classica borsa dell’acqua calda, rimedio tanto caro alle nonne, può aiutare. «Il sangue durante la digestione è in gran parte concentrato sulla pancia: il calore migliora la circolazione aiutando lo stomaco a smaltire il pasto», continua Naibo. «L’ideale sarebbe abbinare alla boule anche un massaggio sulla pancia, meglio ancora se con oli essenziali di alloro, menta o finocchio, su una base di olio di mandorle dolci, e una respirazione diaframmatica».

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In emergenza provare il chewing gum

Ma se il malessere sorprende mentre non si è tra le mura domestiche o al ristorante, in extremis si possono comprare delle gomme da masticare.

Masticare o non masticare? Il dilemma del chewing gum

«La masticazione, quando è adeguata e sufficiente, comunica chimicamente con lo stomaco, che si prepara così ad accogliere la quantità di cibo in arrivo. Per contrastare il senso di pienezza, masticare potrebbe quindi aiutare ad aumentare ulteriormente la produzione di succhi gastrici», spiega l’esperta. Con un chewing gum è come se ingannassimo lo stomaco, ma solo per farlo lavorare meglio.

Tisane e decotti

Tra gli altri rimedi casalinghi, promossi tisane e decotti. Le prime, più comuni, si ottengono versando acqua bollente sulle piante (fiori o foglie) precedentemente sminuzzate; i secondi si preparano immergendo radici, legni o cortecce di piante in un pentolino d’acqua che viene portato a ebollizione. In caso di dispepsia, Biagi consiglia piante carminative, che distendono le pareti addominali.

Tisane contro digestione lenta e pesantezza

«Finocchio e anice sono ricche di olio essenziale e flavonoidi, con un’azione stimolante e distensiva. Ma anche melissa e rosmarino possiedono spiccate proprietà digestive e carminative: entrambe contengono acido rosmarinico, che favorisce l’espulsione di gas intestinali». Se invece il problema è il bruciore, ottimale è la camomilla: «La preparazione ideale è quella in bustina, come si trova al supermercato. Fa bene allo stomaco perché aiuta a contrastare l’infiammazione gastrica».

Cautela con la liquirizia

Molti amano anche la liquirizia, ma l’esperto sconsiglia di preparare tisane fai-da-te: «Ha un’azione gastroprotettiva, ma può aumentare molto la pressione arteriosa a causa della glicirrizina. In erboristeria e in farmacia esistono estratti secchi privi di questo principio attivo, ma ricchi di flavonoidi, ideali per un utilizzo digestivo». In caso di nausea, invece, conviene affidarsi allo zenzero, mentre, se si teme che la dispepsia abbia un’origine psicosomatica, meglio optare per piante come melissa, passiflora, tiglio. Non solo come tisane, ma anche in soluzione idroalcoliche da mettere direttamente sotto la lingua.

Cosa chiedere in farmacia

E in farmacia? «Soprattutto quando la dispepsia ha come sintomo il reflusso gastroesofageo, che insorge facilmente quando c’è un eccesso di cibo, possono essere prescritti dal medico farmaci antisecretivi, come gli inibitori di pompa protonica, oppure prodotti naturali all’estratto di tamarindo, che hanno un ruolo nella protezione dell’esofago», risponde Giacosa. «Altrimenti, se non c’è reflusso, ma solo acidità, la prima scelta sono gli antiacidi, come la Biochetasi o il magnesio idrossido che contengono carbonati, o gli antidispeptici, che contengono simeticone, molto utile per ridurre il gonfiore. Meglio evitare i procinetici: molti dei loro principi attivi, come il domperidone, hanno effetti collaterali non banali».

Effetti evidenziati dalla stessa Agenzia italiana del farmaco, che nel 2014 ha confermato un rischio più alto di eventi cardiaci nei pazienti over 60 che utilizzano domperidone. Per questo, l’Aifa ne consiglia l’utilizzo solo in caso di nausea, vomito e in dosi limitate. «L’utilizzo di medicinali», conclude il gastroenterologo, «ha senso solo in presenza di patologie digestive persistenti e gravi, da gestire sempre sotto controllo medico».

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