Salute

Avigan e coronavirus: quali sono le ipotesi e quali le certezze?

Un video diventato virale ha posto l'attenzione su un farmaco prodotto in Giappone che sarebbe legato a miglioramenti dei pazienti. Cosa c'è di vero?

Un video postato su Facebook di un farmacista italiano di 41 anni, che frequenta spesso il Giappone. Nelle immagini si vede una piazza di Tokyo dove la gente, seppur con mascherine, sembra sia già tornata a condurre una vita normale. Tutto questo grazie all’utilizzo di un farmaco giapponese, Avigan, che sarebbe capace di fermare la Covid-19, per lo meno nei casi meno gravi. A parte la legittima domanda che in molti si sono posti su come abbia fatto il farmacista a raggiungere il Giappone in questi giorni con i voli bloccati praticamente ovunque, la situazione nel Paese del Sol Levante non è così rosea come racconta. Nelle ultime ore si sta assistendo a un aumento repentino dei casi di contagi. Negli scorsi giorni si era parlato di due farmaci anti malaria, sostenuti anche dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Avigan disponibile sul mercato giapponese dal 2014

Il principio attivo si chiama Favipiravir, il suo nome commerciale è Avigan. Si tratta di un antivirale disponibile in Giappone dal Marzo 2014. I medici lo prescrivono contro le forme influenzali provocate da virus nuovi o riemergenti, quando gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non ha ancora l’autorizzazione né in Europa, né negli Stati Uniti.

Gruppo San Donato

Lo studio cinese 

In Cina esperti hanno analizzato i dati di 340 pazienti con Covid-19, trattati proprio con favipiravir. I risultati dimostrano che i pazienti sono diventati negativi in circa 4 giorni, contro gli 11 di coloro che non sono stati trattati con questo farmaco. Ma ci sarebbe di più. Il 91% di questi pazienti mostrerebbero polmoni meno danneggiati ai raggi X. Il ministro della Scienza e della Tecnologia cinese, Zhang Xinmin, ha definito questo medicinale “chiaramente efficace”, basandosi su questo studio. Le autorità giapponesi sostengono comunque che non funzioni sulle persone con sintomi gravi. Il farmaco blocca infatti la capacità dei virus di replicarsi, inibendo l’attività di un enzima. Quando il virus si è già replicato diverse volte all’interno di un organismo, il farmaco sarebbe molto poco efficace.

Avigan: mancano studi clinici controllati 

Finora non ci sono studi clinici pubblicati sull’efficacia e sulla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da COVID-19. Lo studio cinese citato è disponibile solo nella versione pre-proof. Questo vuol dire che i risultati di questa ricerca non sono stati ancora revisionati da esperti indipendenti. Inoltre hanno partecipato solo pazienti con un’infezione non grave r con non più di 7 giorni di insorgenza. Del resto gli stessi autori dello studio cinese avvisano che ci potrebbero essere state inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti.

Quali sono i problemi relativi ai piccoli studi?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato la partenza immediata di test clinici sulle varie terapie che si stanno usando per cercare di combattere la Covid-19, la malattia causata dal coronavirus. Contestualmente anche le singole agenzie del farmaco nazionali stanno facendo partire sperimentazioni.

I problemi da affrontare nella lettura dei dati che arrivano da piccoli studi sono molti:

  • i numeri dei pazienti trattati sono piccoli, rispetto a quello che si fa negli studi clinici di riferimento;
  • non c’è quasi mai una differenziazione tra casi lievi, medi o gravi;
  • spesso non viene indicato se i medici danno al paziente anche altri farmaci;
  • talvolta sono piccole ricerche costruite sul racconto stesso dei pazienti, senza riscontri scientifici.

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