Psicologia

Si possono creare falsi ricordi per superare i traumi?

Tutti siamo esposti alla contaminazione della memoria. È uno strumento che la scienza può usare per modificare positivamente le abitudini delle persone?

«Molte persone credono che la memoria funzioni come un registratore, ma non c’è niente di più sbagliato. La memoria assomiglia più a una pagina di Wikipedia: il titolare può accedervi e cambiarla, ma anche altre persone possono fare lo stesso». La metafora utilizzata dalla psicoterapeuta americana Elizabeth Loftus, tra le massime esperte al mondo di falsi ricordi, è sconcertante ma efficace nel rammentarci quanto la nostra memoria sia malleabile. Nel male, come testimoniano i casi di cronaca in cui persone innocenti sono accusate dalle vittime sulla base di suggestioni o informazioni parziali, ma potenzialmente anche nel bene, se si dimostrasse che la costruzione di falsi ricordi può giovare alla salute, modificando abitudini scorrette oppure sanando traumi del passato.

Professoressa Loftus, siamo tutti predisposti in egual modo a sviluppare falsi ricordi?

«Molti studi hanno dimostrato che le persone con un quoziente intellettivo più basso sono in un certo senso più suscettibili ad essere manipolate. Tuttavia, anche professionisti o esperti possono sviluppare falsi ricordi: significa che essere intelligente protegge un pochino, ma non del tutto. Più malleabili sono anche le persone predisposte alla collaborazione e i bambini piccoli».

Chi ha il potere di “manipolarci”?

«Sappiamo che la fonte della disinformazione è importantissima e che alcune persone possono contaminarci più di altre. Si è più propensi a credere a una fonte se questa sembra informata, autorevole o se pensiamo che questa persona non abbia motivo di volerci ingannare, come accade con conoscenti o specialisti. Sappiamo anche che un bambino è più suscettibile a un adulto piuttosto che a un coetaneo».

Come nasce un falso ricordo?

«Alcune persone sviluppano falsi ricordi perché vengono suggestionate dall’ambiente in cui vivono: parlano con altre persone che riportano informazioni sbagliate, di cui sono convinte; oppure vengono interrogate da un investigatore che ha un’ipotesi sbagliata o comunica dettagli non accurati. Inavvertitamente la memoria è contaminata anche dagli stimoli mediatici: televisione, internet, notizie in generale. Inoltre sappiamo che alcune pratiche di psicoterapia possono indurre falsi ricordi: con l’immaginazione guidata, ad esempio, in cui se una persona non riesce a ricordare un’esperienza viene invitata a immaginare di averla vissuta. Ma a volte capita anche con l’ipnosi o durante le terapie di gruppo, dove le persone ascoltano le storie degli altri e questo può portare loro a sviluppare ricordi falsati che riguardano la loro vita».

I suoi studi sui falsi ricordi possono avere un risvolto in medicina o sulla salute delle persone?

«Se io genero un falso ricordo in te, questo può avere delle ripercussioni sulla tua vita. Può influenzare le tue azioni e i tuoi pensieri successivamente. Quindi se io ti convinco che da piccolo sei stato male mangiando il gelato alla fragola, tu non vorrai più mangiare gelati alla fragola; allo stesso modo posso convincerti che da bambino amavi gli asparagi perché ti piacevano molto, e questa convinzione potrebbe portarti a mangiarne di più. Potenzialmente è quindi un modo con cui poter intervenire nella vita delle persone per far cambiare loro dieta o preferenze alimentari, incidendo sul problema dell’obesità nella nostra società. Dobbiamo chiederci se si tratti di una buona idea o se forse è meglio che le persone decidano per loro stesse».

Un falso ricordo può curare un trauma?

«Non lo so, abbiamo bisogno di più studi su questo argomento. Tuttavia, quello che so è che anche i ricordi traumatici possono essere contaminati».

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