Psicologia

Andare al cinema fa bene alla salute

Uno studio britannico spiega perché vedere i film davanti al grande schermo sia una esperienza estremamente salutare

Andare al cinema fa bene alla salute di corpo e mente. Quello che in molti già sapevamo ha ricevuto la prestigiosa conferma da uno studio della University College di Londra. Innanzitutto è ormai una delle rare occasioni di intrattenimento e stimolo psicologico che non ha bisogno di una connessione internet. Anzi è il luogo in cui i cellulari si devono tenere spenti. Questo, nella nostra società, è già molto. Sono pochissimi gli spazi in cui non solo gli smartphone non servono, ma danno fastidio.

Andare al cinema fa bene alla salute: è come fare una passeggiata a ritmo sostenuto per il cuore

Il team di lavoro della Facoltà di Psicologia Sperimentale dell’ateneo londinese ha chiesto a un gruppo di volontari di guardare un film al cinema, indossando dei sensori biometrici. Grazie a questo sistema tecnologico gli esperti hanno misurato un notevole aumento della frequenza cardiaca dei partecipanti, mentre assistevano alla proiezione. Una situazione del tutto simile a quello che succede quando facciamo una passeggiata a ritmo sostenuto. La cosa stupefacente è che dopo un po’ che le persone sono all’interno della sala cinematografica si assiste a un progressivo allineamento dei battiti degli spettatori. Insomma la maggior parte dei cuori battono alla stessa velocità.

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Andare al cinema fa bene alla salute: quali sono le caratteristiche della visione di un film sul grande schermo

I ricercatori in forza all’università inglese hanno trovato tre caratteristiche che sono proprie del vedere i film in sala:

  1. siamo concentrati sul film,
  2. lo guardiamo insieme ad altri,
  3. è uno stimolo culturale.

Il cinema è uno di quei momenti in cui il nostro cervello ha il tempo di dedicare la sua attenzione per un lungo periodo di tempo. Non abbiamo altro da fare, se non goderci lo spettacolo e vivere le emozioni che ci suscita. È importante allenare e sviluppare la nostra capacità di attenzione e concentrazione.

L’importanza della condivisione in un mondo iper connesso

Un altro punto caratterizzante è la socialità del cinema. Non dimentichiamo che ormai a causa della perenne connessione a internet siamo portati a svolgere molte attività in perfetta solitudine. Il cinema no. Al cinema spesso ci andiamo con amici e parenti. E comunque, anche quando si decide di andarci da soli, non siamo mai soli. Le evidenza scientifiche hanno dimostrato che questa situazione di iper connessione rallenta l’attività del cervello.

Andare al cinema fa bene alla salute: piangere davanti a un film, abbassa i livelli di stress

A quanti ti noi è capitato di dire “il film era bellissimo, quanto ho pianto”. Questa situazione è stata studiata da diversi studi scientifici. I ricercatori hanno scoperto che le lacrime versate al cinema hanno una composizione diversa rispetto a quelle basali, cioè quelle normali. Sono quindi capaci di abbassare i livelli di ansia.

La cinematerapia: cos’è e perché la usano in alcuni ospedali

La cinematerapia ha fatto il suo ingresso ormai da diverso tempo anche negli ospedali. Le principali applicazioni prevedono l’area clinica riabilitativa nei deficit mentali e quella terapeutica relativa a psicosi, nevrosi, disturbi dell’umore, oltre all’area dei pazienti oncologici, e nelle terapie della famiglia. Le aspettative sono molte. La cinematherapy è ormai praticata da tempo anche all’estero per indurre nei malati una sorta di “effetto pausa”, che consente di ridurre la percezione del dolore e creando uno stato di benessere riscontrabile a livello neurologico.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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