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Strabismo da smartphone: cos’è e come prevenirlo

Nei bambini, come anche negli adulti, tenere il telefonino troppo vicino agli occhi può creare seri problemi alla vista

Lo smartphone è uno strumento utilissimo, ma gli occhi non sono progettati per lavorare così a lungo da vicino. Recenti studi hanno collegato l’uso intenso di dispositivi digitali (inclusi quindi tablet e computer) a una maggiore incidenza di una particolare forma di strabismo, chiamata AACE (strabismo interno acquisito concomitante). Questa patologia si manifesta dopo lunghi periodi di “near work”, ovvero attività visive svolte a meno di 50 cm di distanza. Una condizione un tempo rara, oggi sempre più osservata anche tra adolescenti e giovani adulti, soprattutto dopo la pandemia e l’aumento dell’uso di device per studio, lavoro e intrattenimento.

Cos’è l’AACE e perché lo smartphone può scatenarlo

L’AACE – Acute Acquired Comitant Esotropia – è una deviazione improvvisa dell’occhio verso l’interno che compromette l’allineamento visivo e può provocare diplopia (visione doppia), mal di testa, affaticamento oculare e difficoltà nella lettura o nella concentrazione. La causa? Un eccessivo stimolo alla convergenza oculare e all’accomodazione. Quando gli occhi si concentrano a lungo su uno schermo vicino, attivano costantemente i muscoli interni responsabili della messa a fuoco da vicino, in particolare il retto mediale. Se questa attivazione dura ore ogni giorno – come accade quando si tiene il telefono troppo vicino al volto – il sistema visivo può andare in tilt, e non riuscire più a rilassarsi.

I dati: quanto è diffuso lo strabismo da smartphone

  • Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Public Health (2023), casi di AACE sono aumentati tra gli adolescenti e i giovani adulti dopo la pandemia, con un picco registrato nei soggetti che usavano lo smartphone più di 6 ore al giorno.
  • In Corea del Sud, uno studio retrospettivo ha individuato 12 pazienti adolescenti con AACE, tutti con abitudine di uso dello smartphone tra le 4 e le 8 ore giornaliere. In alcuni casi, la deviazione è scomparsa dopo l’interruzione dell’uso del telefono; altri hanno richiesto un intervento chirurgico.
  • Anche in Italia sono stati riportati quattro casi pediatrici durante il lockdown del 2020: bambini e ragazzi con un utilizzo medio di 8–10 ore al giorno tra scuola online, social e videogame.
  • La prevalenza generale dello strabismo (tutte le forme) è del 2–3% nella popolazione pediatrica, ma i casi di AACE sono in aumento nelle generazioni nate digitali.

Strabismo da smartphone: chi colpisce

Lo strabismo viene spesso associato ai bambini, ma l’AACE è particolare perché si manifesta in età più avanzata, anche in soggetti adulti che non hanno mai avuto problemi visivi prima. Il motivo è l’intensità dell’esposizione: l’occhio di un adulto sottoposto per anni a stress visivo può sviluppare sintomi simili a quelli infantili, in particolare se ci sono difetti visivi non corretti o posture scorrette.

Alcune condizioni favorenti includono:

  • uso serale/notturno del telefono (al buio o a distanza molto ravvicinata),
  • miopia o ipermetropia non corretta,
  • ore di lettura da vicino senza pause,
  • posizione sdraiata con device a pochi centimetri dal volto.

A quale distanza tenere lo smartphone per proteggere gli occhi

Il sistema visivo ha bisogno di pause, distanza, luce naturale e varietà di stimoli. Uno studio pubblicato su Optometry and Vision Science ha rilevato che la distanza media con cui i giovani adulti leggono dallo smartphone è di appena 29 cm – ben al di sotto della soglia considerata sicura.

Le raccomandazioni degli oculisti:

  • Tenere il cellulare ad almeno 30–35 cm dagli occhi, meglio se alla distanza del braccio teso (50–60 cm).
  • Evitare l’uso prolungato a meno di 25 cm (tipico quando si sta sdraiati o si legge sotto le coperte).
  • Preferire font grandi, buona illuminazione ambientale e schermi ben calibrati (non troppo luminosi né troppo scuri).
  • Applicare la regola 20-20-20: ogni 20 minuti, guardare un oggetto a 6 metri di distanza per almeno 20 secondi.

Gli occhi dei bambini sono più vulnerabili

I più piccoli sono particolarmente esposti perché:

  • il sistema visivo è ancora in sviluppo fino ai 7–9 anni;
  • tendono a tenere lo schermo molto vicino, anche meno di 20 cm;
  • non si accorgono facilmente della fatica visiva e non riferiscono i sintomi.

La Società Italiana di Oftalmologia Pediatrica raccomanda:

  • 0 minuti di schermo per bambini sotto i 2 anni;
  • massimo 1 ora al giorno tra i 2 e i 5 anni;
  • massimo 2 ore al giorno tra i 6 e i 10 anni, sempre con pause regolari e supervisione adulta.

Come accorgersi se si sta sviluppando uno strabismo da device

I campanelli d’allarme da tenere in considerazione sono:

  • visione doppia improvvisa;
  • mal di testa frequente dopo l’uso del cellulare;
  • occhio che “scappa” verso l’interno (anche saltuariamente);
  • difficoltà di concentrazione nella lettura;
  • sensazione di occhi stanchi o pesanti.

In questi casi, è importante consultare un oculista o un ortottista: nella maggior parte dei casi, intervenire precocemente può evitare l’intervento chirurgico. Nei casi lievi, bastano occhiali specifici, esercizi visivi e limitazione dell’uso dei device.

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Simona Cortopassi

Classe 1980, è una giornalista iscritta all’Ordine regionale della Lombardia. Toscana d’origine, vive a Milano e collabora per testate nazionali, cartacee e web, scrivendo in particolare di salute e alimentazione. Ha un blog dedicato al mondo del sonno (www.thegoodnighter.com) che ha il fine di portare consapevolezza sull’insonnia.
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