Personaggi

Caroline Wozniacki: «Ero una grande tennista, poi l’artrite reumatoide mi ha fermata»

Alla tennista hanno diagnosticato la malattia quando era la numero due al mondo. Ha continuato tra mille sofferenze per altri 16 mesi, poi ha scoperto il valore di rendersi utili lontani dal campo di gioco

L’ex tennista danese Caroline Wozniacki è impegnata nella campagna “Advantage Hers” per promuovere la consapevolezza e la valorizzazione delle donne con malattie croniche infiammatorie. Sposata con l’ex stella del basket David Lee, a giugno diventerà mamma di una bambina. A OK Salute e Benessere racconta della sua battaglia contro l’artrite reumatoide.

Dolori alle articolazioni e costante affaticamento

Era l’agosto di tre anni fa, stavano per iniziare gli Open americani e io ero tra le favorite. Perché a gennaio avevo vinto il mio primo torneo del Grande Slam, gli Australian Open, tornando numero uno al mondo, poi il prosieguo di stagione era stato poco esaltante, ma ero pur sempre la numero due del ranking. A inizio estate avevo iniziato ad avvertire dolori alle articolazioni, un affaticamento costante e altri sintomi inspiegabili che ricordavano l’influenza. Ho perso partite che avrei dovuto vincere facilmente. Un giorno di luglio, non lo dimenticherò mai, mi sono svegliata in preda a dolori così acuti che mio marito ha dovuto alzarmi di peso dal letto, io non riuscivo a muovermi. Ho chiamato subito il medico e, da quel momento, è iniziato il percorso che mi ha portato alla diagnosi di artrite reumatoide.

Gruppo San Donato

Caroline Wozniacki: «Sapevo che c’era qualcosa che non andava»

Arrivata giusto alla vigilia di un torneo importante, quello statunitense, che ho giocato comunque, uscendo al secondo turno. Il mese prima mi ero sentita così male che sono stata costretta ad abbandonare i Washington Open. Ricordo che, a quel punto, volevo solo ottenere risposte sul perché provassi una sofferenza così intensa.
Quelle risposte, purtroppo, hanno tardato ad arrivare, perché la diagnosi di artrite reumatoide non sempre è facile e, di certo, non si pensa subito a questa ipotesi quando un’atleta di 28 anni e all’apice della carriera si presenta dal medico. Mi è stato detto che ero esaurita per le gare che si susseguivano a ritmo incessante, mi è stato chiesto se avevo fatto il test per la gravidanza e, addirittura, che tutto quel dolore era solo nella mia testa. Ma io conoscevo bene il mio corpo e sapevo che c’era davvero qualcosa che non andava.

Caroline Wozniacki: «Perché io?»

Nonostante le difficoltà che ho incontrato so di essere fortunata. Molti rimangono in pena per anni prima di poter trovare la causa della loro sofferenza. Una diagnosi corretta e precoce è davvero importante perché ti permette di gestirti, riprogrammarti e concentrarti sul futuro. Quando il reumatologo ha chiarito la causa dei miei sintomi inspiegabili all’inizio ho pensato: «Perché io? Perché ora?». Poi, dopo alcuni giorni, mi sono detta: «Ok, sono pronta a combattere». Ho potuto concentrarmi su una nuova serie di obiettivi nella mia vita. È stato l’inizio della nuova me stessa.

L’artrite reumatoide ha un andamento altalenante

Prima di annunciare ufficialmente la malattia ho rispettato gli ultimi impegni professionali del 2018 e, dopo gli US Open, ho giocato sempre dando il massimo, ma le condizioni fisiche mi hanno imposto un rendimento altalenante. A ottobre ho vinto il mio trentesimo torneo in carriera, a Pechino, senza perdere nemmeno un set. Ho dimostrato a me stessa che potevo ancora giocare ai massimi livelli. Il reumatologo mi aveva subito rassicurato sul fatto che avrei potuto condurre una vita normale e persino potuto continuare a giocare a tennis a livello professionistico, dal momento in cui avessi iniziato un piano di cura. L’artrite reumatoide è così: ci sono giornate in cui sono esausta e devo stare a letto tutto il giorno con dolori lancinanti alle mani e ai piedi e periodi in cui sto bene e non ho alcun sintomo.

Caroline Wozniacki: «A soli 30 anni ho lasciato il tennis»

Alla fine di quell’incredibile 2018 ho dichiarato la mia malattia e ho giocato, stringendo i denti, per tutto l’anno successivo. Nel gennaio 2020 a Melbourne, dove avevo trionfato due anni prima, ho dato l’addio al tennis. Non ero ancora trentenne. Praticamente una ragazzina, se penso che la mia amica Serena Williams poche settimane prima aveva vinto il torneo di Auckland a 38 anni compiuti. Ora mi occupo soprattutto della famiglia, visto che a giugno diventerò mamma di una bambina. E mi dedico con passione a un nuovo progetto: promuovere la consapevolezza e la valorizzazione delle donne con malattie croniche infiammatorie tramite la campagna «Advantage Hers», in collaborazione con la casa farmaceutica UCB.

Leggi anche…

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio