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Mieloma multiplo: ora la terapia è anche sottocute

Il mieloma multiplo è il tumore del sangue più diffuso dopo il linfoma non-Hodgkin. È un tumore che colpisce le plasmacellule che si trovano all’interno del midollo osseo, una componente molto importante del sistema immunitario. Le cellule cancerose si moltiplicano, producono una proteina anomala e spingono fuori altre cellule ematiche sane dal midollo osseo. La svolta nel trattamento del mieloma multiplo è stata la disponibilità degli anticorpi monoclonali, che hanno più che triplicato l’aspettativa di vita dei pazienti, che oggi è superiore ai dieci anni.

Daratumumab disponibile anche sottocute

Daratumumab è stato il primo anticorpo monoclonale approvato per il trattamento del mieloma multiplo e fino a oggi veniva somministrato tramite infusione. Ora è disponibile e rimborsata dal Servizio sanitario nazionale anche la formulazione sottocutanea come trattamento sia nelle nuove diagnosi sia nelle forme recidivate refrattarie. La formulazione sottocutanea di daratumumab, oltre a garantire la stessa efficacia e tollerabilità della
somministrazione endovenosa, permette di migliorare la qualità di vita dei pazienti grazie alla significativa riduzione dei tempi di somministrazione.

Gruppo San Donato

I benefici della formulazione sottocute

«La formulazione sottocutanea di daratumumab riduce i tempi di somministrazione da diverse ore a pochi minuti. Inoltre la formulazione sottocute determina una riduzione degli eventi avversi rispetto all’infusione e ha un impatto positivo anche per i medici perché accorcia i tempi di occupazione dei letti in ospedale» conferma Renato Zambello, professore all’Università di Padova, Ematologia e Immunologia Clinica. «Negli ultimi anni l’avanzamento straordinario della ricerca scientifica e cure sempre più efficaci hanno aumentato non solo la durata ma anche la qualità di vita dei pazienti» commenta Sergio Amadori, Presidente Nazionale AIL e Professore Onorario di Ematologia all’Università Tor Vergata di Roma. «Queste novità terapeutiche rappresentano un ulteriore passo verso la cronicizzazione di una malattia che fino a poco tempo fa aveva un’aspettativa di vita assai più breve rispetto a oggi, e rafforzano la fiducia che, grazie al continuo sostegno alla ricerca scientifica, riusciremo, insieme, a rendere i tumori del sangue sempre più curabili».

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