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Lorella Cuccarini: «Non posso più fare a meno del calisthenics»

Con questo metodo di allenamento, che trae origine dalla ginnastica artistica, la ballerina e conduttrice si sente meglio e ha imparato a far lavorare anche complessi muscolari spesso dimenticati

Una ragazza di 56 anni. Mi piace definirmi in questo modo – nonostante la carta di identità mi ricordi di aver superato gli «anta» già da un po’ – perché è proprio così che mi sento oggi: energica, raggiante e piena di vita come lo ero tanti anni fa. Con un po’ più di saggezza ed esperienza sulle spalle, certo, ma ho sempre cercato di mantenere vivi quell’instancabile animo sbarazzino e quella dinamicità che mi hanno sempre contraddistinta. Quello che nell’ultimo anno mi ha aiutata maggiormente nel raggiungimento di un buon equilibrio psico-fisico e a stare alla larga da farmaci e studi medici è stato un «dottore» speciale: si chiama calisthenics ed è una disciplina ancora poco conosciuta ma che, abbinata a uno stile di vita sano, mi sta regalando risultati pazzeschi.

Sono stati i miei figli ad avvicinarmi a questo sport, che affonda sì le sue radici nella ginnastica artistica, ma che col tempo ha sviluppato una propria identità. Non cercavo un’attività che mi consentisse di dimagrire quanto piuttosto qualcosa che mi aiutasse a prendere ancor più consapevolezza del mio corpo, ad ammorbidire ulteriormente i miei movimenti, a potenziare forza e coordinazione. Insomma, volevo iniziare ad allenarmi per stare bene con me stessa ma in maniera del tutto diversa rispetto a quanto fatto nella mia lunga carriera di ballerina. Ero alla ricerca di nuovi stimoli, che non solo mettessero alla prova le mie abilità fisiche ma che mi spronassero anche a livello mentale. E il calisthenics è stato, in questo senso, provvidenziale.

Gruppo San Donato

Lavorano anche i muscoli dimenticati

Sfruttando esclusivamente il proprio peso corporeo, talvolta con l’ausilio di sbarre, anelli o altri attrezzi utilizzati nella ginnastica, con questo sport si va a lavorare attivamente su gambe, glutei, braccia, spalle, dorsali e addominali in egual misura. La particolarità sta proprio nel fatto che si impara a conoscere e a gestire il proprio corpo nella sua totalità, allenando anche complessi muscolari poco conosciuti e spesso un po’ «dormienti». Nella danza, ad esempio, non mi sono mai focalizzata nello specifico sugli arti superiori mentre con gli esercizi di trazione previsti nel calisthenics ho imparato a dare la giusta importanza anche a questa parte del corpo.

Il calisthenics rappresenta una sfida con sé stessi

Non nego che all’inizio sia stato tutto complicato, specialmente perché ho intrapreso questa attività solo l’anno scorso, ma, allenandomi tre volte a settimana con un coach che abbina anche lezioni di circuit training per migliorare lo stato di salute dei sistemi metabolico e cardiovascolare, ho riscontrato dei progressi incredibili. Il calisthenics, infatti, non è solo un insieme di movimenti più o meno difficili ma rappresenta una vera e propria sfida con sé stessi. La prima volta che ci si ritrova a fare una verticale, staccando i piedi dal muro, o un pull-over alla sbarra, cioè una capriola eseguita all’indietro attraverso la trazione delle braccia, con ogni probabilità si fallirà perché gli esercizi sono nuovi e molto faticosi dal punto di vista fisico.

Ricordo ancora, ad esempio, che quando ho iniziato ad allenarmi non riuscivo a fare più di due trazioni alla sbarra, perché le braccia non reggevano e mi facevano male; oggi ne faccio anche 20-30 consecutivamente e senza battere ciglio. Ciò che un anno fa era impensabile è diventato, con il tempo e il giusto training, assolutamente fattibile perché il corpo non solo ha acquisito una fluidità di movimento diversa ma è riuscito anche ad assecondare i miei propositi mentali. Non sono ancora in grado di eseguire tutti gli esercizi che mi vengono proposti durante le lezioni ma ogni piccolo traguardo raggiunto – da me ma anche dagli altri allievi con i quali mi alleno – è uno stimolo in più per andare avanti e migliorarmi.

Mi sono affidata a un nutrizionista

L’attività fisica è fondamentale ma rappresenta soltanto un tassello del puzzle: quando si inizia a stare bene, infatti, si sente l’esigenza di «riordinare» anche tutto il resto. Quando ho iniziato a praticare il calisthenics ho capito che la mia alimentazione non era perfettamente calibrata sulla tipologia di allenamento che svolgevo, perciò mi sono affidata a un nutrizionista, per capire se potessi migliorare anche sotto quel punto di vista.

Anche se ho sempre cercato di mangiare in maniera equilibrata, concedendomi solo un paio di trasgressioni a settimana, lo specialista mi ha suggerito un regime alimentare più bilanciato, tarato sulle mie esigenze personali e lavorative. Oggi faccio una colazione piuttosto sostanziosa, anziché bere solo un caffè come facevo prima, e uno spuntino a metà mattinata prima di andare in palestra, poi pranzo, faccio una leggera merenda pomeridiana e infine ceno più o meno alla stessa ora, sempre alternando o combinando, a seconda dei pasti e dei giorni, carboidrati, proteine, grassi e fibre.

Ho trovato il giusto equilibrio per stare bene

Ho imparato anche a tenere in borsa degli snack spezza-fame, come frutta fresca o secca, che mi «salvano» quando, per lavoro, sono costretta a trascorrere tante ore fuori casa, spesso attratta (come tutti) dal richiamo di macchinette, bar e ristoranti. In questo modo non solo ho regolarizzato la mia alimentazione ma sono riuscita anche a perdere quei quattro-cinque chili in eccesso che mi facevano sentire leggermente appesantita. A oggi, abbinando questo regime alimentare al workout calistenico, mi sento davvero piena di energie, non ho attacchi di fame (cosa che prima accadeva di frequente!), sono sicuramente più elastica e mentalmente stimolata. Insomma, ho trovato il giusto equilibrio per stare bene.

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Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv, e attualmente conduce anche una rubrica quotidiana di salute su Radio LatteMiele e sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR). Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
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