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L’arto bionico che si muove con il pensiero

Ha il braccio meccanico con il pensiero: è accaduto in Pennsylvania, dove Tim Hemmes, tetraplegico dal 2004, grazie a un chip impiantato nella corteccia motoria è riuscito ad accarezzare la mano della fidanzata. Il chip ha decodificato le onde cerebrali, traducendole in impulsi.

Ha il braccio meccanico con il pensiero: è accaduto in Pennsylvania, dove Tim Hemmes, tetraplegico dal 2004, grazie a un chip impiantato nella corteccia motoria è riuscito ad accarezzare la mano della fidanzata. Il chip ha decodificato le onde cerebrali, traducendole in impulsi.

La protesi biomeccanica che sostituiva il braccio dell’eroe di Guerre Stellari Luke Skywalker ha avuto nella realtà numerosi tentativi di imitazione, come ad esempio quello messo a punto anni fa dalla Brown University di Providence che ha sviluppato la NMP (neuromotor protesis, cioè protesi neuromotoria) usata per pazienti paralizzati che funziona grazie all’impianto di alcuni microelettrodi nella corteccia cerebrale motoria primaria, dove originano i movimenti. Gli elettrodi interfacciavano questa zona con un computer che, decodificando gli stimoli cerebrali, li traducevano in impulsi per l’arto robotizzato.

Gruppo San Donato

Per quanto le innovazioni tecnologiche abbiano reso queste protesi sempre più perfezionate, tutte sono sempre state gravate da un fondamentale problema: gli arti robotizzati possono essere mossi e ormai consentono di afferrare un oggetto, ma non ci fanno sentire cosa stiamo afferrando. Finora era stato infatti risolto solo il puro problema motorio, ma non quello sensitivo, un’informazione fondamentale per ogni movimento e che ci fa calibrare automaticamente la forza a seconda della resistenza che incontriamo permettendoci ad esempio di sollevare un bicchiere di carta diversamente da come ne solleviamo uno di vetro, anche senza guardare cosa stiamo facendo.

La vista infatti resta l’unica informazione utile a controllare il movimento di una bioprotesi ed è, in fondo, la stessa informazione che utilizziamo giocando a un video game dove ci muoviamo nella sua realtà virtuale osservandola da uno schermo.

Fonte Correre della Sera

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