News

I vaccini contro il Covid-19 hanno creato le varianti?

Rispondono gli esperti: la campagna vaccinale non ha generato lo sviluppo di mutazioni. La maggior parte, infatti, è nata prima delle vaccinazioni

L’estate 2021 è quella dei vaccini contro il Covid-19, ma anche quella in cui si parla dei contagi a causa della variante delta. Una mutazione del coronavirus che nonostante l’aumento dei vaccinati non riusciamo a fermare. La concomitanza degli eventi (la campagna vaccinale unita al dilagare della variante) ha inevitabilmente diffuso l’idea che siano stati i vaccini stessi a creare le mutazioni del virus. Che si sarebbe ingegnato per sfuggire all’azione dei farmaci messi a punto contro di lui. Ma cosa c’è di vero?

Cosa significa variante

Come spiega il ministero della Salute, quando un virus si replica, oppure crea copie di se stesso, può cambiare leggermente. Questi cambiamenti vengono definiti “mutazioni” e un virus con una o più nuove mutazioni viene indicato come una “variante” del virus originale. Ad oggi, sono state individuate nel mondo centinaia di varianti di coronavirus. L’Organizzazione mondiale della sanità e la sua rete internazionale di esperti monitorano costantemente le modifiche in modo che, se vengono identificate mutazioni significative, possano essere segnalati ai Paesi eventuali interventi da mettere in atto per prevenire la diffusione di quella variante.

Gruppo San Donato

Perché i vaccini non hanno creato le varianti

Tuttavia, ha scritto in un report sul New England Mike Ryan (il direttore esecutivo del programma per le emergenze sanitarie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità), «dato che varianti capaci di eludere la risposta immunitaria sono emerse ben prima che i vaccini fossero distribuiti su larga scala, è difficile prendere in considerazione l’ipotesi che i vaccini stessi o le strategie per distribuirli siano stati fattori importanti nel determinare questa capacità di evasione».

Quando si sono diffuse le varianti

Come è spiegato in un approfondimento della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), «la variante alfa (quella che fino a qualche tempo fa chiamavamo “inglese”) è emersa nel sud-est dell’Inghilterra a settembre 2020. Ben prima che i vaccini anti SARS-CoV-2 venissero autorizzati e si cominciasse a vaccinare a tappeto la popolazione. Lo stesso si può dire delle varianti beta e gamma. Che si sono selezionate rispettivamente in Sud Africa e Brasile alla fine del 2020. Quando il virus circolava in maniera estesa in una popolazione non vaccinata». E «la variante delta, infine, è stata identificata per la prima volta nell’ottobre del 2020 nello stato indiano del Maharashtra. Ed è poi dilagata nella primavera del 2021 in Nepal e India, in circostanze simili, su una popolazione vaccinata per non più del 3%».

Tuttavia, specificano gli esperti della FNOMCeO, «una replicazione virale prolungata in presenza di una immunità parziale potrebbe aver contribuito allo sviluppo di varianti. Che possono almeno in parte sfuggire alla risposta immunitaria umana».

Le varianti in Italia

Stando agli ultimi dati raccolti dal ministero e dall’Istituto superiore di sanità, insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, al 20 luglio scorso in Italia la prevalenza della cosiddetta variante delta del Covid-19 era 94,8%. L’aumento, rispetto a un’indagine del 22 giugno, è stato notevole. Con valori oscillanti tra le singole regioni tra l’80% e il 100%. Alla stessa data, la variante alfa aveva una prevalenza pari al 3,2% (con un range tra 0 e il 14,7%). Mentre la variante brasiliana è all’1,4% (0-16,7%). La rapida diffusione della variante delta, ormai predominante, è un dato atteso e coerente con i dati europei.

Le varianti che preoccupano gli esperti

Queste le varianti che preoccupano di più gli esperti dell’Oms:

  • Alfa, identificata per la prima volta nel Regno Unito.
  • Beta identificata in Sud Africa.
  • Gamma con origine in Brasile.
  • Delta rilevata per la prima volta in India.

I vaccini sono efficaci contro le varianti?

Come spiega il ministero della Salute, i primi dati confermano che tutti i vaccini attualmente disponibili in Italia sono efficaci contro la variante alfa. E ci sono evidenze che le persone che hanno ricevuto solo la prima dose di una vaccinazione (che prevede la somministrazione di due dosi per il completamento del ciclo vaccinale) sono meno protetti contro l’infezione con la variante delta. Rispetto all’infezione da altre varianti, indipendentemente dal tipo di vaccino somministrato il completamento del ciclo vaccinale fornisce invece una protezione contro la variante delta quasi equivalente a quella osservata contro la variante alfa.

Leggi anche…

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio