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Estate: boom di deluse dal ritocchino

In spiaggia con pareo e shorts, bermuda o caftani. Tutto per coprire il ritocco imperfetto. Perché all'intervento estetico a cui ci si è sottoposti in inverno, non sempre segue un successo alla prova bikini, e il pudore, quando non la vera e propria vergogna, torna a mordere. Più a rischio ripensamenti sono le donne che si rivolgono al chirurgo estetico per avere un seno più procace, cosce più snelle o glutei più sodi.

In spiaggia con pareo e shorts, bermuda o caftani. Tutto per coprire il ritocco imperfetto. Perché all’intervento estetico a cui ci si è sottoposti in inverno, non sempre segue un successo alla prova bikini, e il pudore, quando non la vera e propria vergogna, torna a mordere. Più a rischio ripensamenti sono le donne che si rivolgono al chirurgo estetico per avere un seno più procace, cosce più snelle o glutei più sodi.

«Essendo interventi che riguardano tessuti molli i loro effetti possono cambiare con il tempo», spiega il professor Roberto Bracaglia, dirigente della divisione di Chirurgia Plastica del Policlinico Gemelli. «La liposuzione, ad esempio, è considerata dalle pazienti come una bacchetta magica che di colpo, e per sempre, rimuove gli inestetismi». Non è così, non sempre almeno. Spiega ancora il professor Bracaglia: «Le liposuzioni necessitano spesso di nuovi interventi, a non meno di 6 mesi di distanza l’uno dall’altro».

Gruppo San Donato

Si tratta di richiami necessari perché «i tessuti molli cambiano con il tempo e anche una protesi al seno può perdere volume». Ecco, il seno: gioia e dolori delle habitué del bisturi: «Un bel seno è bello se in armonia con busto, spalle, cassa toracica», dice il professor Bracaglia: «Ma molte donne sfogliano i giornali, vedono la foto dell’attrice del momento e dicono: ‘ecco, lo voglio come questo’. Non è la giusta base da cui partire».

Sarebbe bene, e ora è la regola, partire da un colloquio, il più possibile approfondito. Il chirurgo plastico, con la legge del consenso informato, si trova a essere un po’ psicologo: «La formula io mi affido a lei usata da molte pazienti è profondamente sbagliata. Il risultato, infatti, non dipende dal gusto del chirurgo, ma da quello della donna che si guarda, si muove, si tocca». Sarebbe facile oggi, con i software per i fotoritocco, mostrare la foto della paziente com’è e come sarà. Ma il professor Bracaglia sottolinea l’importanza di «evitare realtà virtuali. La donna deve interiorizzare il cambiamento prima di sottoporsi all’intervento di mastoplastica additiva. Bisogna sapere che due protesi possono pesare anche 500 grammi, un chilo. La donna deve essere consapevole della forma, ma anche del peso e del volume, deve sapere che i movimenti delle braccia subiranno dei piccoli impedimenti rispetto a prima dell’intervento».

Per questa ragione, durante i colloqui, «è buona norma fare indossare alle pazienti dei reggiseno imbottiti con una o due protesi, per mimare il risultato finale. In questo modo la donna si guarda, si specchia, si palpa, comincia a entrare in contatto con il nuovo corpo». Importante, dunque, trovare un chirurgo accorto: «E’ nell’interesse del medico guidare la paziente verso la scelta migliore e, quando è il caso, dissuaderla dall’intervento».

Fonte Agi

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