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Tahar Ben Jelloun riflette sulla virilità “offesa”

Nel suo nuovo romanzo, "L'ablazione", lo scrittore franco-marocchino porta la sua esperienza raccontando di come gli uomini, e le donne, affrontano l'impotenza maschile. Rivelando che spesso è un problema più per lui che per lei

La trama si riassume in poche righe: un matematico sessantenne scopre di avere un tumore alla prostata. È urgente intervenire, operare, sradicando non solo la parte malata, ma anche la propria virilità. E' da qui, dalla perdita della potenza maschile, che l'ultimo romanzo di Tahar Ben Jelloun, "L'ablazione" (Bompiani), scarta verso un'analisi lucida e mai pietosa di come sia difficile accettare la malattia e il dolore, due degli ultimi tabù della nostra società. Un libro duro e sincero, che parla di presenza e assenza, di vita e di morte; che soprattutto prova a spiegare lo choc di un cambiamento radicale, quello di un uomo che ha sempre amato le donne e che all'improvviso deve re-imparare l'alfabeto della seduzione. 

La narrazione è scandita da domande, riflessioni e dialoghi davanti a uno specchio che rimanda l'immagine di un corpo che non risponde più ai desideri, privati e sociali. Eppure – scrive Tahar Ben Jelloun – "anche la vita senza libido è vita (…) Quella mancanza ossessionerà le mie notti, brutale, spalancata, crudele. Mi adatterò, me la aspetterò e non sarò sorpreso quando scaverà il solco nei miei pensieri, nel mio corpo".

 

Raffaella Caprinali

 

 

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