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L’ultima lezione di Wondy

A 42 anni è morta Francesca Del Rosso, che con il suo blog, i suoi interventi pubblici e il suo libro era diventata un punto di riferimento per le donne malate di tumore

L’ultima volta che l’abbiamo intervistata è stato lo scorso 19 ottobre per il Bra Day, la giornata internazionale per la consapevolezza della ricostruzione del seno dopo un tumore. La sua vita era diventata anche questo da sei anni a questa parte, da quando aveva scoperto di avere un tumore al seno.

Da lì l’idea di non fermarsi davanti a niente, di continuare a essere Francesca, in tutte le sue sfaccettature: mamma di due bambini, moglie, ma anche figlia, giornalista – aveva due lauree, una in filosofia e la seconda in antropologia – autrice, blogger, scrittrice e amica. Una reazione da leonessa, la sua. Aveva ancora tanti progetti e quando ne parlava le brillavano gli occhi. In poco tempo il suo blog le Chemioavventure di Wondy diventa un punto di riferimento per le donne malate di tumore. La chiave è quella dell’ironia intelligente, della forza, ma anche della consapevolezza. Ne nasce un libro “Wondy, ovvero come si diventa supereroi per guarire dal cancro” che racchiude questo percorso, parlando senza finzione di quello che accade dopo una diagnosi nella vita di una donna, senza mai perdere la lucidità e il sorriso. Parlava con ironia della parrucca che aveva dovuto indossare dopo la chemioterapia e dell’operazione per la ricostruzione del seno che era seguita agli interventi.

Gruppo San Donato

Non si è fermata neanche dopo i risultati dei test genetici: Francesca aveva la mutazione Brca1, la cosiddetta mutazione Jolie, dal nome dell’attrice americana che ha dichiarato al mondo di essersi operata preventivamente per non ammalarsi. La mutazione infatti predispone fortemente a sviluppare il cancro al seno e alle ovaie. Lei ha continuato a vivere la vita che amava: viaggi, tanti viaggi, il lavoro, i libri – l’ultimo “Breve storia di due amiche per sempre” uscito per Mondadori solo poche settimane fa – ma anche portabandiera della prevenzione.

Odiava i luoghi comuni sulla malattia. L’ultima battaglia pubblica, quella contro l’uso improprio delle parole sulla malattia e l’abuso della parola cancro in contesti diversi da quelli medici, troppo spesso utilizzati da noi giornalisti. Sul suo blog ha spiegato quanto le parole siano armi molto affilate e che se usate male possono fare molti danni e i tumorati già devono combattere per cercare di guarire e reagire alla malattia, in più si trovano a dover fare i conti con un termine che ormai ha significati molto più ampi e che rimandano all’inferno in terra.

«Ho capito molte cose da quando sono malata – ci raccontava – ho imparato a vivere il presente e a non concentrarmi sul futuro. Ho avuto una bella vita, una bella famiglia, due figli, ho fatto il lavoro che ho sempre amato. Mi dispiace solo non vedere i ragazzi crescere». Una lezione incredibile per chi, come tanti di noi, passa il proprio tempo in salute, lamentandosi delle piccole avversità della vita.

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