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Enrico Montesano: soffro di artrosi

«Sono pieno di acciacchi e la colpa è delle giunture che si consumano»

Per Enrico Montesano la vita comincia a 40 anni… A darti le prime rotture di scatole. Nel suo caso, sono gli acciacchi dell’artrosi. Ecco la confessione dell’attore, sul numero di OK di agosto 2010.

«Non mi faccio mancare niente: ho il ginocchio della lavandaia pur avendo la lavatrice, il gomito del tennista ma non gioco a tennis, l’alluce valgo e il pollice verso ma non sono Francesco Totti, la spalla del rugbista e non pratico il rugby. Insomma, sono pieno di acciacchi e la colpa è, come mi dicono i bene informati, delle giunture che si consumano.

Gruppo San Donato

Come diceva quel gran comico-sceneggiatore-paroliere di Marcello Marchesi, “la vita comincia a 40 anni… a darti le prime rotture di scatole”. Ho un po’ di artrosi, aggravata da traumi e piccoli incidenti che mi sono capitati. Ne soffro da sei, forse sette anni.

Adesso ne ho anta… 5. Vabbè, che vi frega dell’età… E poi l’età qual è? Quella anagrafica, quella biologica o quella percepita? Io percepisco certi giorni 18 anni e certi altri 90! Allora? Passata la boa degli anta ho avuto delle simpatiche new entry, come si dice. Un po’ di cervicale, qualche doloretto. Uno dei primi è stato al pollice destro: ora pollice verso, perché fa un po’ male. La galleria dei dolori artritici… Inizialmente ho fatto finta di nulla e via via mi sono quasi abituato.

Non mi piace lamentarmi e comunque, con l’andare degli anni, bisogna accettare che si accenda qualche spia legata al tempo che passa. 

I dolori? Compagni di viaggio con cui convivere
La penso come il compianto dottor Tellini, il mio vecchio medico di famiglia: “I dolori sono compagni di viaggio con cui si deve convivere, entro certi limiti bisogna sopportarli”.
Ho sempre avuto una vita movimentata e lo sport è una mia passione: fra le distorsioni riportate sui campi di calcetto, le cadute sciando, le arrampicate sulla roccia, le mie articolazioni sono state messe a dura prova e i danni si sommano.

Paolo Ronconi, l’ortopedico che mi segue, ha individuato la mappa delle zone calde (c’è l’imbarazzo della scelta): quella che mi dà le maggiori preoccupazioni è la spalla destra. Il tendine sovraspinoso si è rotto… E io pure! Manco sapevo che avessimo un sovraspinoso e un osso che si chiama acròmion.

Ora dovrò provare il brivido dell’artroscopia, che non è una parola in dialetto romano, cioè la scopia dell’artro… No, no, è la scopia mia! “Ci operiamo ora o a settembre?”. Vedremo.

Sento quando cambia il tempo
I traumi che ho collezionato giocando a calcio mi hanno procurato problemi alle caviglie. Una sera, durante la tournée dello spettacolo Meno male che c’è Maria, sono caduto sul palcoscenico, in scena. Ero vestito da donna e, con i tacchi, sono scivolato.

Bello no? Mi potevo far male vestito normale? No! Da donna! È stato un po’ complicato farlo capire agli infermieri del pronto soccorso che non ero mia zia, ma ero io. Maschietto! Me la sono cavata con un legamento rotto, si chiama peroneo-astragalico. Aò, io se non mi faccio male con i nomi difficili non sono contento.

Quando cambia il tempo si fa sentire. Una pacchia. Così non devo seguire le previsioni meteo! Ora capisco bene mio padre e mia nonna Bianca. Ogni tanto li sentivo ripetere, toccandosi il collo o la spalla: “Che dolori, che dolori”.

Ai tempi di mia nonna mancava il riscaldamento e l’acqua calda non c’era, come tante comodità a cui siamo abituati, ed erano più soggetti a questi benedetti dolori. Per avere un po’ di sollievo, usavano lo scaldino. 

La mattina faccio stretching
Il calore è un toccasana e, soprattutto per la cervicale, ricorro a un rimedio adottato da mio suocero: il getto d’aria calda del phon. O meglio, il casco dei parrucchieri per asciugare i capelli. Una mano santa, ti passa la cervicale e hai sempre una permanente ben fatta!

Scherzi a parte, intendo dire che usando piccole accortezze possiamo alleviare certe sofferenze. D’inverno adotto sciarpa e berretto, quello di lana pesante che usano i pescatori per proteggersi dall’umidità: lo calco fin sotto le orecchie e sto meglio, però sembro la reclame del tonno in olio d’oliva!

Mi sgranchisco ogni mattina con lo stretching e con esercizi consigliati dal fisioterapista, da cui cerco di andare almeno una volta la settimana. Ho provato anche la tecarterapia, consigliata dal fisiatra: si tratta di applicazioni di calore localizzate, che attenuano il dolore e riducono il processo infiammatorio.

Viva le applicazioni di calore!
Pure l’interX fa bene, dà la scossa! Sul serio, sono scariche elettriche che arrivano in profondità. Ma il laser è quello che mi ha convinto di più. È un raggio che emana calore… Quasi quasi lo faccio anche quando sono triste!

Il laser fa parte delle nuove scoperte, dobbiamo avere fiducia nei progressi della ricerca medica. Per ora convivo con i miei mali, ammetto che sono scocciature, ma non mi impediscono di avere una vita attiva. Sul palco non mi risparmio: se mi devo accovacciare mi accovaccio, mi metto in ginocchio, insomma, ancora mi rialzo! Il mio peso forma c’è, qualche volta più peso che forma… Ma che ci frega della forma, è meglio la sostanza.

Scherzo, invece io sono molto attento al cibo, conduco una vita sana e cerco di fare regolarmente i controlli di routine.
Ma l’artrosi non si può evitare: a chi più a chi meno, tocca a tutti. Non si può pensare di avere 20 anni in eterno. E allora evviva gli acciacchi!».

Enrico Montesano (testo raccolto da Francesca Turi per OK La salute prima di tutto di agosto 2010)

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