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Cosima Coppola: da piccola avevo il piede equino

L'attrice da bimba camminava sulle punte. Il suo rimedio? La danza classica

Da bimba, l’attrice Cosima Coppola aveva un modo tutto suo di camminare. Colpa del piede destro: equino e varo. Ecco la sua confessione su OK di dicembre 2011.

«Vi voglio raccontare un fatto curioso che ha caratterizzato la mia fanciullezza. Da bambina avevo un piede equino e varo, il destro. Calma: questo non vuol dire che la mia estremità fosse deforme o simile a quella di un cavallo! Chi ha questo problema non cammina bene, cioè si appoggia troppo sulle punte e sposta un po’ il tallone verso l’interno. Così facevo io.
Insomma, un piccolo difetto che però valeva la pena correggere subito. Ecco com’è andata. Avrò avuto tre, quattro anni. Conoscendo mia madre, apprensiva e ansiosa com’è sempre stata, posso solo immaginare come si sia spaventata quando ha capito che la sua adorata figlia non camminava bene. Mi hanno raccontato che mi prese e mi portò prima dal pediatra, poi dai migliori specialisti ortopedici pugliesi e romani. Un bel viaggio, fino alla capitale, per far visitare il piedino della sua bimba che non voleva appoggiarsi bene a terra.
Tutti la tranquillizzarono. Non si trattava del piede torto, una patologia congenita che deforma le ossa e che si risolve solo con un’operazione. E non c’era niente di ereditario nel mio piede equino: nessuno in famiglia aveva avuto problemi di questo genere prima di me.

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Il mio era un difetto di postura, se così si può dire. Si trattava di un atteggiamento sbagliato che avevo assunto muovendo i primi passi e che si era cronicizzato invece che autocorreggersi, come accade nella maggior parte dei casi. Niente di allarmante, ma bisognava comunque intervenire per raddrizzare la camminata.
La parola d’ordine fu: plantare. Quella suoletta speciale, posizionata dentro le mie scarpine, mi aiutava a mantenere il piede nella giusta posizione mentre correvo o giocavo. Poi venne il tempo delle scarpe ortopediche: fatte su misura, con plantare incluso. Il tutto condito da fisioterapia.
In palestra facevo delle belle camminate, con il fisioterapista che mi osservava e mi correggeva. Tutto questo durò fino ai sei anni. Ma i risultati, alla fine, sono arrivati. Piano piano ho cominciato a vedere i miglioramenti nel mio modo di camminare. Finalmente il piede appoggiava bene, senza sforzarsi.
Oggi uso i tacchi senza problemi e non ho dolori alle gambe o alla schiena. E non è tutto. Da un certo punto di vista, il problemuccio mi ha spinto verso quella che oggi considero una delle mie più grandi passioni, la danza. All’epoca, infatti, uno specialista disse a mia madre che per aiutarmi a sistemare il piede sarebbe stato utile farmi fare anche dello sport. In particolare la danza classica mi avrebbe giovato, perché avrei costretto il piede ad assumere posizioni diverse da quelle cui era abituato.
Indossai il tutù per la prima volta a quattro anni e non lo lasciai fino ai 18. All’inizio ero solo una bambina obbligata a fare lezione dai genitori, ma col tempo divenni una vera fanatica della sbarra: guai se perdevo un allenamento. Anche oggi, che con la classica ho smesso, del ballo in generale non posso fare a meno. Quando sono nervosa non c’è yoga o tapis roulant che tengano: per sfogarmi devo danzare. Moderna, jazz, hip hop: qualsiasi genere va bene, purché i piedi si muovano. E oggi si muovono bene, ve lo posso giurare. In barba al piede equino!».
Cosima Coppola (confessione raccolta da Francesca Gambarini per OK La salute prima di tutto di dicembre 2011)

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