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Antonio Di Pietro: parlo con i pulcini

«Non prendetemi per matto: gli animali sono i miei psicanalisti. Con loro niente doppi fini, niente rapporti falsati: la comunicazione è sincera»

«Con gli animali si riesce a comunicare più facilmente che con qualsiasi bipede pensante», racconta Antonio Di Pietro. «Niente doppi fini, niente rapporti falsati. Io li guardo, penso ad alta voce, loro ascoltano. Meglio che passare anni in terapia con tanti bla bla sul lettino. Così, appena posso, scappo nella mia fattoria in Molise. Sono loro i miei psicanalisti: i pulcini».
Ecco la confessione del politico a OK e, a seguire, l’approfondimento di uno psichiatra sul perché parlare con gli animali allevia lo stress.

«Sono loro il mio psicanalista: i pulcini. Il mio rifugio dallo stress della politica, la mia oasi di salvezza per la tensione del Parlamento, e dei comizi, e della tv.
Non prendetemi per matto: tra animali e uomo può nascere un feeling incredibile. Con loro niente doppi fini, niente rapporti falsati: la comunicazione è sincera.

Gruppo San Donato

Davanti ai loro occhietti neri l’ansia scompare
Tu li nutri, li allevi, li proteggi, loro sanno che prima o poi te ne servirai e magari per colpa tua faranno una brutta fine. Ma stanno comunque lì a guardarti con i loro occhietti neri. E, a modo loro, ti ascoltano. Indifesi, perché sanno che sei la loro unica speranza.
Sto con i pulcini e mi dimentico dell’ansia che a volte mi assale. Una volta mi hanno chiamato da Montenero di Bisaccia, in Molise, dove c’è la fattoria che ho ereditato dai miei genitori. Ci vado appena posso. Volevano avvisarmi che le uova stavano per schiudersi. Sanno che ci tengo molto. Così mi precipito per vederli nascere.
Tenerissimi, pigolavano, belli cicciotti, piume gialle. Ma c’era un nibbio che cercava di portarmeli via. Ha sorvolato l’aia per ore, faceva la posta mentre le uova si schiudevano e la povera gallina si agitava disperata. Io sono intervenuto e li ho messi al sicuro. Uno però è rimasto fuori. In un attimo il rapace si è fiondato su di lui e me l’ha portato via.
Al momento ho fatto l’indifferente, sono tornato nel pollaio alzando le spalle. Però la sera, all’ombra dell’olivo, mi sono fermato a riflettere. Non si offendano gli psicologi, il mondo animale è molto più istruttivo per comprendere la psiche umana che anni e anni di terapia e tanti bla bla.

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Penso a un libro che ho letto proprio sotto questo albero quando ero ragazzino, la Fattoria degli animali di George Orwell: in quel romanzo le bestie riproducevano esattamente gli schemi sociali e politici del mondo di quel periodo (erano gli anni del dopoguerra, nel 1945). La metafora vale anche oggi.
Ci sono anche da noi avidi suini che prendono il potere e fanno proprio il motto: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.

In campagna tutto mi si fa più chiaro
È in campagna, in mezzo alla natura, che riusciamo a comprendere la giusta priorità delle cose delle vita. Mangiare, dormire, sopravvivere. Come il pulcino che non ce l’ha fatta, tutti cerchiamo solo di non soccombere. E tutte le relazioni complicate sono cose che l’essere umano si è fabbricato per cercare di nobilitare la sua presenza sulla Terra.
Quando sono a Roma faccio fatica a ricordarmelo.
A Montenero tutto diventa più chiaro. Mi siedo davanti ai pulcini, li guardo, penso ad alta voce. Meglio del lettino dello psicanalista. Conduco la vita del bracciante: mi alzo alle cinque, vado a dormire al tramonto (e dormo di un sonno pesante, senza sogni, senza incubi). Durante la giornata non ho un attimo di sosta, peggio che a Roma: do da mangiare agli animali (allevo oche, galline, maiali), curo l’orto (ho di tutto: zucchine, pomodori, zucche, patate, basilico), trebbio il grano. Tutto rigorosamente biologico, perché quello di cui mi nutro non voglio sia contaminato dai pesticidi, dagli additivi e dai concimi chimici. Non ha senso.

I polli? Li rispetto, ma non mi affeziono
Mangiare in modo genuino è importante e l’Italia ha da sempre vantato una tradizione in tal senso e non va trascurata. Purtroppo, le moderne tecnologie hanno impestato le nostre tavole, con gli ogm, con i polli gonfi di antibiotici come malati all’ultimo stadio.
Come i miei pulcini, sono riuscito a farmi strada nella giungla senza soccombere. Grazie al grano (lo mieto di persona tutti gli anni), all’olio (ne vado fierissimo) e alla passata di pomodoro (imbottiglio con le mie mani).
La natura è così: dà e toglie. Da contadino vero, non mi affeziono più di tanto ai miei animali anche se cerco di rispettarli e seguirli. Certo, non sono da compagnia, come quelli che abbiamo in città. Proprio come nei rapporti politici, le relazioni spesso sono strumentali. Ma niente è falsato e questo serve a risollevarmi lo spirito e a ridarmi forza».
Antonio Di Pietro (testo raccolto da Marta Serafini per OK La salute prima di tutto di ottobre 2010)

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«Stare a mani nude nella terra, coltivare l’orto e allevare animali sono un grandioso antistress», spiega Giorgio Guerani, responsabile del reparto di psichiatria dell’ospedale Grassi di Ostia. «Gli uomini rifioriscono in mezzo alla natura e, grazie alla stimolazione dei cinque sensi, si abbassano i livelli di adrenalina e noradrenalina, gli ormoni dello stress. È la teoria della biofilia a spiegarlo: prendersi cura di organismi viventi aiuta a vincere il senso di isolamento e inutilità, mentre i ritmi imposti dalla campagna distolgono dalle ansie».

Parlare con gli animali: quando fa bene… Come accade a Di Pietro, spesso con gli animali che si accudiscono e che si vedono crescere si stabiliscono quelli che lo psicanalista inglese John Bowlby definiva legami di attaccamento. È lo stesso principio secondo cui funzionano le relazioni umane: una sorta di accudimento genitoriale che spinge a prendersi cura di un organismo vivente come farebbe la mamma con il suo bambino. Si rinforzano legami sani e l’amore per la vita.

…e quando diventa patologico. Ma il rapporto con gli animali non deve mai diventare sostitutivo o, peggio, ostativo, di quello con gli umani. Sbagliato dire: parlo con loro perché gli uomini non mi capiscono. Questo è il segnale che qualcosa non va. Giusto invece lasciarsi andare alle premure per il piccolo essere, un modo per incrementare l’autostima e sentirsi parte del cerchio della vita, esprienza fondamentale per ogni uomo.

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