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Come viaggiare per lavoro ai tempi del Coronavirus

È ancora possibile organizzare un viaggio all’estero ai tempi del Coronavirus? È chiaramente più complicato, ma può essere necessario, se il proprio lavoro richiede una trasferta. Oggi partire dall’Italia è difficile, perché si rischia di non partire, o finire in quarantena, oppure di essere rimandati indietro. Inoltre la situazione internazionale è in continua evoluzione, per cui una qualsiasi zona del mondo, oggi ritenuta sicura, una volta raggiunta potrebbe essere in stato di emergenza. E allora quali sono i consigli e le precauzioni per organizzare un viaggio al di fuori dell’Italia?

Azienda e università affianco di lavoratori e studenti

Abbiamo raggiunto a Copenhagen Francesca Viliani, Director Public Health International SOS, leader mondiale nei servizi di assistenza all’estero, per chiederle alcuni consigli: «La salute del lavoratore è di responsabilità dell’azienda, così come quella dello studente è dell’università. È una responsabilità ma anche un obbligo di legge. È l’azienda che deve attuare le misure di sicurezza necessarie per la specifica situazione e per quella zona di rischio. Per cui la migliore pratica è sempre quella di stabilire un processo e una pianificazione da adottare per i viaggi futuri, informare i dipendenti sulle precauzioni e sui rischi».

Gruppo San Donato

Le università sono in collegamento con gli studenti all’estero

Questo vale per le grosse aziende e per le università: per esempio l’Università Bocconi, che prevede collaborazioni e accordi con atenei e istituzioni nel mondo, con circa 2000 opportunità a disposizione degli studenti, collabora con International SOS per fornire agli studenti ora fuori Italia informazioni e supporto sul fronte della salute e della sicurezza in situazioni di emergenza.

Non bisogna affidarsi a social network e passaparola

Vale però anche per le piccole e medie aziende, perché oggi il fai-da-te non è certamente percorribile. «Prima e durante il viaggio è essenziale mantenersi aggiornati con siti di informazione basati su evidenze scientifiche e mediche» prosegue Viliani. «Non ci si deve affidare ai social media e alle informazioni dell’ultimo minuto, al passaparola che spesso è fortemente influenzato da panico e paura».

Consultare solo siti “sicuri”

Per prima cosa è possibile controllare le eventuali restrizioni al viaggio sul sito del Ministero degli Affari esteri. Peccato che le informazioni di ingresso in diversi Stati siano ferme a qualche giorno fa. Inoltre per maggiore sicurezza prima di partire è essenziale disporre delle informazioni aggiornate in tempo reale sui rischi sanitari e problematiche di security quali instabilità politica, attacchi terroristici e rischi naturali, ma anche sugli usi e costumi tipici del paese di destinazione. Per questi aspetti le agenzie specializzate pianificano training per i viaggiatori prima della partenza, e un aiuto concreto viene dalla tecnologia, con app per gli smartphone per prepararsi al viaggio con informazioni su vaccini, consigli di salute e culturali.

Le compagnie aeree forniscono indicazioni sui voli

Nei principali aeroporti italiani, come Fiumicino, Malpensa o Bologna, l’attività prosegue ma con diverse cancellazioni, per cui è necessario verificare sempre con la propria compagnia aerea, prima di recarsi in aeroporto, l’effettiva operatività del volo. Il giorno della partenza i passeggeri sono sottoposti al controllo, oltre che del possesso del titolo di viaggio, anche della prescritta autocertificazione per il viaggio di lavoro, che può essere scaricato anche dal sito del Ministero della Salute.

Il dipendente deve rimanere in contatto con l’azienda

«Una volta partito, il dipendente deve tenersi costantemente in contatto con l’azienda» avverte Viliani. «Anche in questo caso vengono in aiuto le nuove tecnologie. Le agenzie specializzate forniscono informazioni in tempo reale su situazioni di potenziale rischio inviate al personale in trasferta e al datore di lavoro, e la possibilità di contattare il servizio di assistenza attivo 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno per la risoluzione di problematiche sanitarie e la richiesta di informazioni e security. Via app o anche con una telefonata, il viaggiatore viene assistito con consigli pratici, per esempio a quale struttura medica appoggiarsi o quali compagnie di taxi utilizzare o dove recarsi in caso di evacuazione o rimpatrio. Molto utile è anche avere un contatto in loco, con personale del posto, perché sa come muoversi e perché oltre all’inglese parla la lingua locale, spesso utile per rivolgersi a medici, personale sanitario, funzionari».

Il biglietto di ritorno deve essere “flessibile”

Infine, non va dimenticato il viaggio di ritorno. «I biglietti aerei devono essere il più possibile flessibili, sia come date sia come itinerario. Può capitare, infatti, che una situazione di emergenza costringa a cambiare il programma di viaggio. E può succedere anche che il viaggio preveda uno scalo intermedio che prima del rientro venga chiuso per un’emergenza sanitaria o di altro genere: anche qui un’agenzia specializzata può essere di grande aiuto, perché nel prevedibile caos causato da una situazione del genere, poter contare su specialisti della sicurezza può salvare il viaggiatore da spiacevoli conseguenze» conclude Viliani.

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