Le vostre storie

Un infarto a 31 anni: la mia famiglia mi ha dato la forza

Quando a ogni nuova visita medica mi vengono poste le solite domande («malattie precedenti?» «operazioni importanti?»), mi metto a ridere e penso: o mamma, da dove comincio?.

Un infarto a 31 anni, non pensavo fosse possibile. Per iscritto è più facile, e allora ricordo che tutto è cominciato quando avevo 31 anni, cioè vent’anni fa. Era il 21 agosto del 1991, ero a Bormio con mio marito e Luca, il mio primogenito che allora aveva due anni. Stavo passeggiando in alta montagna, eravamo a un’altitudine di almeno duemila metri. A un certo punto, all’improvviso, ho sentito una violenta fitta al petto e il dolore in breve si è esteso anche al braccio sinistro. Ho iniziato a sudare freddo, poi ho vomitato. Lì per lì ho pensato a una congestione. Dolore al petto che viene e va: cosa può essere?

Non ho potuto chiamare subito i soccorsi 

Ma la situazione non migliorava, passavano i minuti e io non mi riprendevo. Che fare? Allora non c’erano cellulari, era impossibile, dunque, chiamare i soccorsi. Non restava altro che scendere lentamente verso valle. A fatica ho camminato con il mio zaino sulle spalle, mio marito sulle sue aveva Luca. C’è voluta più di un’ora e mezza per arrivare alla casa che avevamo affittato per le vacanze.

Gruppo San Donato

La diagnosi terribile 

Mi sono sdraiata sul divano, ma continuavo a stare male. Siamo andati al pronto soccorso e immediatamente sono stata trasferita con l’autoambulanza all’ospedale di Sondalo, dove mi hanno ricoverato in unità coronarica. La diagnosi al quel punto era chiara: infarto miocardico acuto, dovuto a una trombosi. Le malattie da trombosi restano la principale causa di morte e di invalidità grave in Europa. Possono però essere evitate almeno in un caso su tre. La trombosi avviene quando una piccola quantità di sangue si coagula all’interno di una vena o di un’arteria e aderisce alla sua parete, bloccando, parzialmente o totalmente il passaggio del sangue attraverso quella vena. Il coagulo prende il nome di trombo. Quando avviene nelle arterie può causare infarto e ictus.  

Infarto a 31 anni: forse mi è stata fatale la familiarità 

Per un mese sono stata costretta a rimanere a Sondalo, sotto stretta sorveglianza. Poi, quando le mie condizioni sono migliorate, sono tornata a casa, a Cabiate, in provincia di Como. Dopo una quindicina di giorni ho fatto all’ospedale di Varese una serie di accertamenti, tra i quali una coronografia, che non ha evidenziato niente di anomalo: le mie arterie erano in ottimo stato. Del resto, non ho mai fumato, sono astemia e a tavola mi so contenere. Cosa potrà mai avere scatenato il mio infarto? Probabilmente la familiarità, visto che sia i miei nonni materni sia i miei zii hanno avuto malattie cardiovascolari.

Ho avuto una recidiva

Quando pensavo che il peggio fosse alle spalle, ho dovuto fare i conti con un periodo nero. Svenivo di continuo. Una volta sono caduta in chiesa, un’altra in casa, di fronte al mio secondo bimbo di appena sei mesi che dormiva sul divano. In quella circostanza mi sono rotta due denti. Ho perso i sensi anche in bagno e ho rimediato una frattura al naso. Svenivo così spesso perché il mio cuore aveva un ritmo troppo basso. Per questo, a 37 anni, mi è stato installato un pacemaker. Da allora non ho più avuto problemi. Fino all’anno scorso.

Era un tumore

Dopo una mammografia di routine mi è stato diagnosticato un carcinoma mammario al seno destro. È stato un incubo per mesi, mentre facevo gli accertamenti e non sapevo bene a cosa andassi incontro. Per fortuna il tumore era in situ, cioè allo stadio iniziale. Sono stata operata a dicembre e mi è stata effettuata una mastectomia. Non ho dovuto fare né chemio né altre cure. Sono così tornata subito al lavoro, a cantare nel mio coro e a fare volontariato con un gruppo di ragazzi con disabilità. Grazie a questo e alla mia famiglia, ho trovato nuova forza per guarire e continuare a vivere.

Rosy Bolis, 51 anni, Cabiate (Como)
 

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