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L’avevo promesso a mio padre e, grazie a una psicologa, ho smesso di fumare

Nunzio Bonaccorso, napoletano di origine, 63 anni, vive a Milano con la moglie Elena e la figlia diciassettenne Marianna. È riuscito a smettere di fumare grazie a una campagna per dire basta alle sigarette proposta nelle farmacie di Milano. In pensione, ex dirigente dell’Eni, presiede la sezione meneghina dell’Associazione italiana assistenza spastici (Aias). «Smettere di fumare? È una questione di testa e di motivazioni. Non ci credevo, ma è realmente così. Per dire stop alle sigarette basta volerlo. E io avevo tre buoni, anzi ottimi, motivi: mia figlia, mio padre e mia moglie.

Nunzio Bonaccorso, napoletano di origine, 63 anni, vive a Milano con la moglie Elena e la figlia diciassettenne Marianna. È riuscito a smettere di fumare grazie a una campagna per dire basta alle sigarette proposta nelle farmacie di Milano. In pensione, ex dirigente dell’Eni, presiede la sezione meneghina dell’Associazione italiana assistenza spastici (Aias).

«Smettere di fumare? È una questione di testa e di motivazioni. Non ci credevo, ma è realmente così. Per dire stop alle sigarette basta volerlo. E io avevo tre buoni, anzi ottimi, motivi: mia figlia, mio padre e mia moglie.

Gruppo San Donato

Ma cominciamo dal vizio. Con mia moglie, anche lei fumatrice, abbiamo passato tanti giorni fuori sul balcone per gustarci la bionda senza ammorbare l’aria di casa, in modo da non dare disturbo alla nostra meravigliosa figlia. Che, tra parentesi, ha 17 anni ed è affetta da disturbo generalizzato dello sviluppo.

Sapete quanto è dannoso il fumo passivo? E noi non volevamo che la nostra piccola patisse per causa nostra. Allora eccoci entrambi all’aperto, con qualunque tempo, afa, pioggia o neve. E la nostra salute ci ha rimesso: quanti mal di testa, mal di schiena e cervicali ci sono costate quelle sigarette all’addiaccio!

Non riuscivo a mantenere la promessa…
Un ulteriore stimolo a chiudere con il tabacco mi è venuto dalla promessa fatta sul letto di morte a mio padre. Poco prima che ci lasciasse, gli ho promesso: “Forse non oggi, ma un giorno smetterò di fumare, papà”. Passavano i mesi, io pensavo alla mia promessa ma non riuscivo a trovare la strada per mantenerla. Fin quando, su una tv locale di Milano, è apparso il volto del farmacista sotto casa che raccontava dell’iniziativa di alcune farmacie meneghine nella lotta al fumo.

Mia moglie è corsa il giorno dopo a provare. Io titubavo. Pigrizia? Paura di non farcela? Intanto però lei ci stava riuscendo: giorno dopo giorno si lasciava alle spalle la dipendenza da nicotina. E io? Io che nella mia vita professionale ho vinto tante sfide non riuscivo neanche a lanciarmi in questa battaglia per la mia salute? Più debole di mia moglie? No, dovevo provarci anch’io.

Così sono andato nella farmacia sotto casa. C’era un corner per aiutare i fumatori incalliti come me e lì ho incontrato la psicologa Chiara Marabelli, che fa parte dell’équipe diretta da Roberto Boffi, pneumologo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, ha lanciato l’iniziativa antifumo a Milano. La dottoressa mi ha misurato il tasso di monossido di carbonio nei polmoni con un apparecchietto chiamato Smokerlyzer e ha riscontato che aspiravo il corrispondente di circa 9/10 sigarette al giorno. Questa misurazione serve anche per individuare con precisione la terapia antifumo, definendo di quanta nicotina farmaceutica potesse aver bisogno il mio corpo per superare al meglio i primi due o tre mesi.

Con l’esperta ho trovato la strategia giusta
Poi ho chiacchiarato a lungo con la psicologa, che ha dedotto quale strategia utilizzare nel mio caso. Ebbene, ha puntato sul mio gusto per la sfida, proprio quella che alla fine mi aveva convinto ad approdare in farmacia. Il gioco era: “Domani lei non fuma: se riesce nell’impresa, il giorno dopo può accendere tutte le sigarette che vuole”. Il pensiero che il giorno successivo al sacrificio avrei potuto rifarmi, insieme con qualche chewing gum alla nicotina, mi hanno permesso di resistere.

È stato il primo passo. Ho riproposto lo stesso schema le altre volte stabilite, durante la settimana. Fin quando mi sono ripresentato alla visita in farmacia prima delle ferie. Ammetto che ero intimorito dal pensiero di affrontare le vacanze antifumo senza il supporto psicologico della dottoressa, temevo che sarei ricaduto in tentazione. Invece sono bastate le telefonate. Al ritorno, per completare la terapia, due incontri al mese. E ora finalmente posso dirlo: ho vinto! Anzi, abbiamo vinto: io e mia moglie non fumiamo più».

Nunzio Bonaccorso
(testimonianza raccolta da Simone Fanti per OK Salute e benessere)

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