Alimentazione

Shock anafilattico, quando la causa è sconosciuta

Il caso di una bambina colpita da shock anafilattico dopo aver mangiato una torta in cui non c'erano però ingredienti a cui era allergica, porta all'attenzione i possibili rischi 'nascosti' nei cibi. I dati italiani con l'esperta di OK Donatella Macchia.

Allergica non ai mirtilli, ma alle tracce di un antibiotico con cui erano contaminati. Questa la causa dello schock anafilattico che ha colpito una bambina americana di dieci anni dopo aver mangiato una fetta di torta ai mirtilli. Un caso di non facile soluzione per i medici e decisamente raro, visto che l'uso di antibiotici nella coltivazione di prodotti  alimentari è vietato in molti paesi (Stati Uniti e Canada però lo permettono). La piccola, che sapeva di essere allergica a penicillina e latte vaccino, aveva mangiato la torta tranquillamente, certa che non vi fosse alcuna sostanza in grado di crearle problemi. Dopo settimane di test sia sulla giovane paziente che sulla torta, i medici sono giunti alla conclusione che a scatenare lo schock anafilattico era stata la presenza di streptomicina usata appunto per contrastare la crescita di batteri nei mirtilli.  

Il caso è riportato sulla rivista scientifica Annal of Allergy, Asthma and Immunology con l’obiettivo di sensibilizzare su possibili rischi nascosti e, a dire il vero, inimmaginabili quando si mangia un cibo a cui si sa di non essere allergici: oltre a illustrare quanto accaduto gli scienziati auspicano una nuova regolamentazione da parte della Food and Drug Administration (l'ente che controlla il settore alimentare e farmaceutico negli Stati Uniti) che punti a limitare questi contaminanti negli alimenti, riducendo il fenomeno della resistenza e anche eventi come quello occorso alla bambina con i mirtilli.

Gruppo San Donato

La situazione in Italia è diversa ma ciò non toglie la necessità di estrema attenzione. Ne parliamo con Donatella Macchia, allergologa e immunologa all’Ospedale San Giovanni di Dio di Firenze,  membro del Comitato scientifico della Siaic, la Società italiana di allergia e immunologia clinica (puoi chiederle un consulto).

In Italia si sono mai verificati casi simili?

Sono rari i casi di reazioni a farmaci presenti in tracce all’interno di alimenti ai fini della prevenzione della stabilizzazione dell’alimento medesimo. Mentre sono frequenti le reazioni a farmaci in generale, in particolare agli antibiotici e agli antinfiammatori non steroidei come l’aspirina. E’ importante che lo specialista di riferimento cioè l’allergologo immunologo, raccogliendo la storia del paziente davanti a una reazione di cui non sono chiare le cause, pensi anche alla possibilità di una reazione a un farmaco. Successivamente possono essere effettuati i test specialistici per studiare se la reazione al farmaco può essere stata su base allergica. Esistono test cutanei che possono appunto identificare il farmaco in causa.

Le reazioni anafilattiche agli alimenti, sono frequenti?

Sì, le reazioni ad alimenti, più o meno gravi, sono frequenti. Per esempio il manifestarsi di un’orticaria è già da considerarsi anafilassi, perché si tratta di una reazione sistemica con prurito e manifestazioni cutanee di tipo ponfoide diffuse su tutto il corpo. Poi vi sono reazioni anafilattiche di altro grado come l’angioedema cioè il gonfiore delle labbra e delle palpebre, situazioni improvvise che si scatenano in genere a breve distanza dall’ingestione del cibo a cui si è allergici. Fino ad arrivare ai casi ben più critici della perdita di conoscenza e quindi situazioni di anafilassi grave.

Esistono segni premonitori di uno schock anafilattico?

L’allergia è una malattia che ha una sua ‘marcia’, può iniziare con delle manifestazioni leggere che vanno dai disturbi gastroenterici, al prurito, all’orticaria, fino a ad arrivare al quadro più grave. Quindi possiamo individuare chi è a rischio di shock anafilattico. Purtroppo però possono esservi anche dei casi che insorgono immediatamente con una reazione importante, appunto la perdita di conoscenza o comunque una situazione di interessamento di organi vitali. Una delle reazioni gravi all’allergia alimentare è l’asma bronchiale: vi sono delle persone che reagiscono appunto con una crisi respiratoria.

Quanto sono frequenti le allergie alimentari nel nostro paese?

Per quanto riguarda la frequenza, sappiamo che le allergie alimentari nel loro complesso interessano quasi il 10 per cento della popolazione, persone che devono essere tenute sotto attenta osservazione clinica da parte sia del medico di famiglia che dallo specialista. Il paziente allergico deve essere dotato di quelli che sono i presidi per l’urgenza medica, dagli antistaminici ai cortisoni, e nei casi gravi, laddove vi sia stata manifestazione anafilattica, anche l’autoiniettore di adrenalina.

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