Cuore

Scompenso cardiaco: la cura innovativa che “buca” il cuore

Si tratta di un intervento mininvasivo per curare i pazienti che non beneficiano dei farmaci. In Italia, per ora, è stato fatto solo due volte

Non è un intervento per tutti, ma per molti potrà fare la differenza. La nuova tecnica mininvasiva per curare lo scompenso cardiaco arriva dalla Germania e si basa su un concetto rivoluzionario. «È diversa dalle tecniche tradizionali perché interviene sul cuore grazie a un piccolo foro (di circa 8-10 millimetri). In questo foro viene impiantato un device che permette di “alleggerire” le pressioni di riempimento del ventricolo sinistro attraverso la creazione di una connessione tra l’atrio sinistro e quello destro. Migliorando in modo evidente i sintomi legati allo scompenso». A spiegare la novità è il cardiologo Maurizio Tespili, responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio di Milano, Gruppo San Donato, primo in Lombardia ad effettuare l’intervento. A livello nazionale, invece, è già stato eseguito una volta, in Veneto, all’ospedale di Bassano del Grappa.

Cos’è lo scompenso cardiaco?

Lo scompenso cardiaco, ossia l’insufficienza cardiaca, in Italia colpisce circa 1,2 milioni di persone. Diverse le cause, tra cui ipertensione, infarto, predisposizione ereditaria e malattie infiammatorie. La disfunzione si verifica quando il cuore non riesce ad apportare sangue in misura adeguata agli organi e si manifesta con affanno, stanchezza, accelerazione del battito cardiaco, gonfiore alle gambe o all’addome. È destinata a peggiorare nel tempo.

Gruppo San Donato

Scompenso cardiaco: una cura per tutti?

I pazienti che possono beneficiare del nuovo device vanno selezionati. Anche per razionalizzare le risorse. «L’intervento si può effettuare solo su persone con peculiari caratteristiche cliniche» riprende a spiegare l’esperto. «Non è una questione di età. Devono avere uno scompenso cardiaco avanzato. Ma con la parte destra del cuore in grado di reggere un aumento di pressione cardiaca causata dall’impianto del device».

Il paziente dell’intervento milanese è un uomo di 55 anni, affetto da una disfunzione sistolica post-infartuale del ventricolo sinistro di grado moderato. E già sottoposto precedentemente a diverse angioplastiche coronariche percutanee. «Abbiamo dimesso il paziente in soli tre giorni» fa sapere Tespili. «Un tempo davvero breve per un intervento cardiaco. Inoltre, non dovrà ricorrere a cicli di riabilitazione ma solo sottoporsi periodicamente alle visite di controllo ecografico e clinico».

Come si svolge l’intervento

La procedura dura circa 40 minuti e si esegue in anestesia generale. Consiste nel realizzare una comunicazione interatriale (tra atrio sinistro e destro) mediante un foro nel quale viene impiantato un piccolo e innovativo device (Atrial Flow Regulator) a forma di anello in nitinolo. «Si tratta di un metallo molto delicato» sottolinea il cardiologo. «Consente il passaggio di sangue dall’atrio sinistro del cuore, dove la pressione del sangue è più alta, al lato destro, dove la pressione è più bassa».

Nello specifico, la procedura viene eseguita per via trans-venosa femorale. Si esegue la puntura transettale e dopo aver posizionato il filo all’interno della vena polmonare superiore sinistra si dilata il setto interatriale con un pallone di calibro adeguato (12-14 mm). Successivamente, viene avanzato il sistema di rilascio (catetere) attraverso cui viene fatto transitare il dispositivo (AFR) che viene infine agganciato progressivamente al setto interatriale.

I dati ad oggi disponibili dagli studi internazionali dimostrano evidenti benefici nel follow-up. Tra questi, una significativa riduzione dei sintomi e delle ospedalizzazioni. Associata a un miglioramento della capacità funzionale. Il device, una volta posizionato, non necessita di essere sostituito.

Innovativo, per i medici e per i pazienti

«Possiamo davvero dire che questo intervento rappresenta sì una grande innovazione tecnologica. Ma con una importante ricaduta pratica nella cura quotidiana dei pazienti con scompenso cardiaco» conclude Tespili. «Un’arma efficace e all’avanguardia. Sicura contro una patologia sempre più diffusa e invalidante».

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