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Miocardite: cause, sintomi, cure

Il cardiologo Giulio Melisurgo spiega cos'è questa patologia infiammatoria a carico del muscolo cardiaco

La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco. Colpisce indistintamente uomini e donne, spesso giovani e in ottime condizioni di salute. È una delle più frequenti cause di morte cardiaca per le persone sotto i 40 anni. Giulio Melisurgo, cardiologo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, spiega meglio di cosa si tratta.

Quali sono le cause della miocardite?

Nella maggior parte dei casi la miocardite ha origine virale. Tanti virus, da quello dell’influenza al Sars-CoV-2, sono in grado di generare un coinvolgimento del tessuto muscolare del cuore. Talvolta l’assunzione di droghe e di alcune tipologie di farmaci, quali antibiotici e antidepressivi, è in grado di dare vita al processo infiammatorio. Tra le cause della miocardite è necessario includere anche le malattie autoimmuni: individui affetti dal lupus eritematoso o dalla malattia di Kawasaki, per esempio, hanno più probabilità di sviluppare un coinvolgimento del miocardio nel corso della loro patologia. In altri casi, invece, la miocardite è di natura idiopatica, cioè non è possibile risalire alla causa.

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Quali sono i sintomi?

Solo in pochissimi casi le infezioni virali sono in grado di provocare una compromissione cardiaca e solo in una ridotta percentuale di questi l’interessamento può essere grave. La gravità del quadro clinico è direttamente proporzionale alla sintomatologia. La miocardite infatti, si può presentare in forma completamente asintomatica o dare vita a segnali aspecifici come tachicardia, debolezza, palpitazioni. Talvolta può manifestarsi con forte dolore toracico, simile a quello che si riscontra in un infarto miocardico, fino a forme estreme di shock cardiogeno o aritmie letali.

Diverse tipologie

Esistono due tipologie di miocardite: la forma fulminante, che colpisce il cuore in maniera improvvisa con scompensi importanti, e la forma sub-acuta, che causa scompensi di minore entità, ma si rivela alla lunga più insidiosa. Nel caso di malattia fulminante, infatti, una volta superato il picco della patologia, è più semplice che il cuore guarisca del tutto. Quando invece la malattia esordisce con sintomi meno gravi, lo scompenso sovente diventa cronico e può portare allo sviluppo di complicanze talmente serie da richiedere un trapianto di cuore.

Come si diagnostica la miocardite?

Diagnosticare la miocardite non è semplice poiché lo specialista deve tenere in considerazione la storia del paziente (recente sindrome influenzale, abuso di farmaci o utilizzo di droghe). I valori degli esami del sangue possono mostrare l’aumento degli indici infiammatori o l’incremento di enzimi miocardiospecifici. L’ecocardiogramma può evidenziare alterazioni della contrattilità del cuore. La risonanza magnetica cardiaca può fornire informazioni circa la composizione tissutale del muscolo cardiaco: è sicuramente lo strumento diagnostico più utile, in grado di orientare lo specialista verso una causa infiammatoria, piuttosto che verso un problema di natura ischemica. Talvolta, nei casi più gravi, può essere necessaria la biopsia endomiocardica: si preleva un pezzetto di tessuto e lo si analizza, così da poter intraprendere la cura più adatta.

Come si cura?

In molti casi la miocardite non ha bisogno di una cura specifica perché si risolve da sola. In altri è sufficiente una terapia a base di farmaci cardioprotettivi utilizzati nello scompenso cardiaco, come i betabloccanti o gli ACE-inibilitori. Nelle situazioni più severe si fa riscorso a terapie più aggressive a base di cortisone e immunosoppressori, atte a ridurre il livello infiammatorio. Nelle forme più gravi è necessario ricorrere a sistemi meccanici di supporto del circolo e talvolta al trapianto cardiaco. È importantissimo, in ogni caso, prescrivere al paziente il riposo assoluto.

Si può fare prevenzione?

Non esistono vere misure per prevenire una miocardite, vista la sua origine virale. È bene, però, prestare attenzione e consultare un medico se persistono sintomi influenzali per periodi prolungati, se compare un affaticamento improvviso durante le attività fisiche di routine, ritenzione di liquidi che provoca gonfiore e sensazione di mancanza di respiro.

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