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Alzheimer: la diagnosi si farà con un semplice esame del sangue?

Secondo uno studio australiano, la sua efficacia nel dimostrare l'accumulo della proteina amiloide nel cervello sarebbe pari a quella di esami invasivi, come la PET o la puntura lombare

I dati più recenti parlano di circa 500.000 persone con Alzheimer in Italia e di 700.000 soggetti a rischio. A che punto è la ricerca scientifica?

Le scoperte italiane

Nel 2017 sono stati tre gli studi rilevanti in Italia. La scoperta che l’accumulo cerebrale della proteina beta amiloide – marcatore della malattia di Alzheimer – è spesso associato uno sbilanciamento della flora batterica intestinale; lo sviluppo di un metodo non invasivo basato sulla stimolazione magnetica per distinguere i pazienti affetti da Alzheimer da quelli affetti da demenza fronto-temporale (rappresenta il 10-15% di tutti i casi di demenza); l’individuazione dell’effetto protettivo del bilinguismo sull’evoluzione dell’Alzheimer.

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La novità diagnostica

A livello internazionale, invece, sono due le novità importanti. La scoperta della precisa struttura atomica della tau fosforilatasecondo marcatore della malattia dopo la proteina beta amiloide, e l’annuncio, da parte di uno studio australiano, di un test del sangue per la diagnosi dell’Alzheimer. Secondo i ricercatori, la sua efficacia nel rilevare l’accumulo della beta amiloide nel cervello sarebbe pari a quella di esami più invasivi. Ce ne parla nella videointervista l’esperto Stefano Cappa, ordinario di Neurologia, Scuola Universitaria Superiore di Pavia.

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