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Rita Dalla Chiesa: «Per l’aria condizionata mi è venuta la pericardite»

«Un viaggio estivo in nave con temperature polari in cabina: la sera dopo un forte dolore allo sterno mi ha fatto correre in ospedale»

«Per l’aria condizionata mi è venuta la pericardite». Con queste parole, la conduttrice Rita Dalla Chiesa racconta a OK Salute e Benessere di come l’aria condizionata le abbia provocato una pericardite, a causa della quale è finita anche in ospedale.

Sotto accusa l’aria condizionata della nave

Era il luglio del 2013, avevo appena dato l’addio definitivo alla mia lunghissima esperienza
professionale alla guida di Forum e volevo soltanto farmi una settimana di vacanza a Palermo per rilassarmi. Insieme alla mia famiglia avrei raggiunto la città in nave come di consueto, perché gli aerei mi fanno paura e in compenso amo tantissimo il mare. Una volta entrata al ristorante di bordo per cenare, però, ho avvertito subito che l’aria condizionata era sparata a livelli esagerati. Premetto che non l’ho mai sopportata, anche se me la ritrovo addosso ovunque vada: in treno, al cinema, sui taxi. E soprattutto negli studi televisivi. Credo sia rimasta negli annali della tv la mia storica litigata con Ambra Angiolini quando dividevamo lo studio: io alla guida tranquilla di Forum in cui non ne avevo affatto bisogno, lei scatenata a Non è la Rai dove non poteva farne a meno!

Gruppo San Donato

Ho dormito con la bocchetta sopra al letto

La verità è che la climatizzazione va usata con parsimonia, altrimenti provoca solo danni. Ma la maggior parte della gente sembra non capirlo, e quindi quella sera in nave la mia richiesta di abbassare l’aria condizionata non è stata accolta: sono stata costretta a mangiare con addosso addirittura un piumino leggero. In cabina, però, mi aspettava una sorpresa peggiore: l’aria condizionata era potente anche lì, e in più il soffione da cui emanava era proprio sopra il letto. Ho chiesto nuovamente di abbassarla: davo per scontato che, non essendo quello uno spazio comune, si sarebbe potuto fare senza problemi, come nelle stanze d’albergo. Ma la risposta è stata che l’impianto era centralizzato, e quindi non era possibile accontentarmi.

Temevo di avere un infarto

In qualche modo sono riuscita a dormire, e la mattina dopo ero a Palermo, dove avrei finalmente iniziato la mia bella vacanza. Ma quella sera stessa, durante una cena con gli amici, ho improvvisamente cominciato ad avvertire un dolore violento allo sterno. Sono andata nel panico: temevo si trattasse di un infarto. Tra di noi c’era una cardiologa, che non ha esitato a caricarmi in auto e portarmi all’Ospedale Cervello, dove mi hanno subito sottoposto a tutti gli accertamenti del caso. Ma esclusa l’ipotesi dell’infarto e non trovando altri campanelli d’allarme, considerato anche che il dolore a poco a poco era rientrato, non mi hanno trattenuta per la notte e sono tornata a casa.

Poi la diagnosi: pericardite

Ma il pomeriggio del giorno dopo, ecco di nuovo quella fitta lancinante. Mi sono precipitata
nuovamente in ospedale, e questa volta è emersa finalmente la diagnosi. Si trattava di una
pericardite, dovuta proprio all’eccesso di aria condizionata a cui ero stata esposta. Intorno al mio cuore si era formato un eccesso di liquido, che ora doveva essere riassorbito. Mi è stata prescritta una cura di cortisone, insieme alla proibizione assoluta di espormi al sole. Dunque, vacanza rovinata. Niente spiaggia, né bagni in mare.

Ho elaborato un “piano” anti-freddo

E quel pensiero che mi tormentava: come affrontare nuovamente il viaggio di ritorno in nave senza il pericolo che mi capitasse ancora? L’ho fatto con l’ingegno e la sacra arte di arrangiarsi. Munita di asciugamani, sacchetti di plastica e nastro adesivo, ho letteralmente sigillato il soffione dell’aria condizionata, ho indossato il piumino sopra il pigiama e la notte è passata indenne. La mia estate è trascorsa così, tra pasticche di cortisone tutti i giorni per tre mesi, che mi hanno anche regalato qualche chilo di troppo, e controlli regolari in clinica, che fortunatamente rilevavano di volta in volta un sempre maggiore riassorbimento del liquido. A fine settembre sono uscita dal tunnel.

Mai più su una nave

Da allora non sono più salita su una nave, ma continuo ad adottare le mie soluzioni fai da te anche sui vagoni letto del treno: bocchettoni sigillati, sciarpa e piumino. Anche se quel brutto episodio non mi ha lasciato conseguenze fisiche, mi è rimasta la paura di quei dolori al petto che arrivano all’improvviso quando sono sola, senza sapere cosa significhino realmente. Cerco di tranquillizzarmi tenendo a portata di mano sul comodino le pillole per il cuore. Ma quell’esperienza mi ha sicuramente… condizionato.

Rita Dalla Chiesa (testimonianza raccolta da Grazia Garlando)

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