Benessere

Riflessologia plantare: benefici, controindicazioni, esercizi fai-da-te

Si tratta di una tecnica che si basa sul presupposto che sul piede si possa leggere la mappatura, in scala ridotta, di ogni distretto corporeo. Digitando una certa pressione su queste zone si allevierebbero vari disturbi e si riequilibrerebbe l'organo corrispondente

Come le radici sono fondamentali per la salute e la stabilità delle piante, così i piedi – spesso dimenticati e maltrattati perché nascosti dalle calzature, soprattutto durante la stagione fredda – sono essenziali per il nostro benessere. Su questo principio si basa la riflessologia plantare, una tecnica manuale influenzata dalla Medicina Tradizionale Cinese ma antica di secoli, tanto che pare fosse già praticata in Egitto duemila anni prima di Cristo, come testimoniano le rappresentazioni pittoriche degli atti curativi riflessologici – plantari ma anche palmari – rinvenute sul sarcofago del faraone-medico Ankhmahor, risalente al 2330 avanti Cristo.

Lo scopo della riflessologia è quello di mitigare i disturbi lavorando sulle cosiddette zone riflesse proprio perché, secondo questa scuola, sul piede si può leggere la mappatura su scala ridotta di ogni distretto del corpo. Pertanto, l’applicazione di una certa pressione su ognuna di queste zone aiuterebbe ad alleviare la tensione e a riequilibrare l’organo corrispondente perché, grazie agli input inviati tramite la manipolazione della pianta e del dorso, il sistema nervoso verrebbe stimolato e attiverebbe una serie di risposte fisiologiche che possono essere di natura motoria, ghiandolare, viscerale ma anche cerebrale. Così facendo si aiuta l’organismo a sviluppare le proprie difese, ad alleviare numerosi disturbi e ad attivare i processi di guarigione.

Gruppo San Donato

Riflessologia plantare: chi l’ha inventata e quando?

La topografia delle zone riflesse individuate sui piedi dai professionisti del settore presenta ancora qualche dissonanza rispetto alle diverse correnti di pensiero, che si evidenzia soprattutto confrontando le teorie orientali (più legate alla tradizione dell’agopuntura) e occidentali. Vale infatti la pena di ricordare che, all’inizio del XX secolo, il medico statunitense William Fitzgerald, inventore della cosiddetta terapia zonale, stabilì la divisione del corpo umano in dieci zone longitudinali e verticali e dimostrò che la pressione esercitata su un dito del piede o sulla pianta aveva un effetto analgesico che si riverberava su una delle dieci zone del corpo: non a caso Fitzgerald utilizzò in più occasioni e con successo la riflessologia nelle operazioni di otorinolaringoiatria.

In seguito, negli anni Trenta, la sua collega Eunice Ingham perfezionò l’identificazione delle zone e definì una mappa in cui tutte le parti del corpo sono rappresentate sulle mani o sui piedi; a lei si deve anche l’apertura della prima scuola dedicata alla riflessologia che, pur non avendo nessuna pretesa diagnostica e medica in senso stretto, risulta invece preziosa come terapia complementare per il trattamento dei dolori e di tutti gli stati tensivi e infiammatori che generano disagi fisici.

Benefici confermati dalla scienza

La conferma dei benefici della riflessologia è arrivata, nel corso degli anni, da numerosi studi, e i più recenti sono stati analizzati e commentati nel 2022 in un’indagine trasversale curata in Gran Bretagna da Judith Whatley, ricercatrice della Cardiff School of Sport and Health Sciences presso la Cardiff Metropolitan University, insieme alle colleghe Joanne Perkins della Swansea University, nel Galles, e Carol Samuel, della University of Portsmouth, e pubblicata sulla rivista scientifica Complementary Therapies in Clinical Practice.

Nello studio, che si focalizza sui meccanismi d’azione di questa pratica e ne mette in luce anche l’effetto placebo, si evidenzia, per esempio, come la riflessologia possa essere d’aiuto nella cura dell’insonnia, dell’emicrania e del dolore muscolo-scheletrico, soprattutto se di tipo cronico, e in presenza di stasi di liquidi là dove vi sia un rallentamento della diuresi, anche e soprattutto perché il trattamento riflessologico ha una triplice azione, che riguarda i fasci nervosi, le fibre muscolari e il fitto reticolo dei vasi linfatici e sanguigni.

Riflessologia plantare: priva di controindicazioni  

Che cosa può fare (e non fare), in concreto, un riflessologo, e quale tipo di utente può aiutare? «La riflessologia è una pratica che si applica a persone di qualsiasi età: trattiamo perfino i neonati, ovviamente con digitopressioni mirate, estremamente soft. E poiché agisce a beneficio delle capacità di reazione già presenti nell’individuo, questa tecnica può essere un valido sostegno in caso di problemi specifici», chiarisce Ivana Cariddi, presidente della Firp (www.firp.it), la Federazione italiana reflessologia del piede, fondata nel 1987 da Elipio Zamboni, pioniere italiano della disciplina, con l’intento di promuovere lo studio e lo sviluppo della riflessologia, ma soprattutto la formazione degli operatori secondo un iter che, in Firp, prevede 500 ore di apprendimento e pratica distribuite su tre livelli, in linea con le direttive della Regione Lombardia per l’iscrizione ai Registri degli operatori della Regione valido su tutto il territorio nazionale.

«La riflessologia, per esempio, è utile per alleviare lo stress, ha un effetto rilassante e favorisce la normalizzazione dei vari sistemi dell’organismo, con un’azione rigenerante ad ampio spettro. Di sicuro è una pratica priva di controindicazioni e aiuta la persona sia in senso preventivo sia come sostegno durante altre terapie. È importante sottolineare che la manipolazione plantare non si sostituisce alla pratica medica e non ha una funzione diagnostica, e che il bravo riflessologo non interferisce mai con la terapia stabilita dallo specialista che ha in cura il paziente».

Quando si deve evitare di sottoporsi a riflessologia plantare?

Di qui l’importanza di rivolgersi a un professionista che abbia seguito un training adeguato e che, soprattutto, sappia capire anche quando è il caso di non intervenire sui piedi, per esempio «in presenza di infezioni micotiche, verruche, escoriazioni, vesciche o patologie circolatorie degli arti inferiori, come flebiti o varici, e di piede diabetico», avverte l’esperta.

«Ci sono poi situazioni in cui, anche in assenza di disturbi fisici particolari, le persone richiedono trattamenti per mitigare l’ansia, la paura e le tensioni che in questi ultimi tre anni hanno fatto aumentare la sensazione di stanchezza eccessiva, i dolori diffusi, i disturbi del sonno e la percezione del peggioramento del proprio stato generale di benessere. Un buon trattamento di riflessologia plantare, in questi casi, aiuta a migliorare la circolazione complessiva nell’organismo e, inoltre, stimola la muscolatura e ne riduce l’irrigidimento».

L’aspetto del piede è rivelatore: attenzione a dolore, colore, temperatura

In linea generale, il dolore alla digitopressione in un punto riflesso indica un’alterazione nella funzionalità dell’organo corrispondente, e questo significa che c’è una tensione che ne altera il funzionamento. Quanto al colorito, per esempio, «il piede sano dovrebbe essere sempre di colore roseo. Se è molto arrossato, occorre sedare il punto del cuore, mentre se tende al giallo è bene stimolare i punti dell’Elemento Terra, come lo stomaco e il pancreas. Se la tinta, infine, vira sul bluastro, bisognerà intervenire sui punti corrispondenti a reni e cuore». Anche la temperatura ha un significato, perché «se il piede è troppo caldo, va trattato il punto del fegato, se, al contrario, è troppo freddo andranno stimolati i punti dei reni e del cuore».

Il piede secco «può suggerire una problematica a livello di ossigenazione dei tessuti, che richiama un intervento sull’organo della respirazione», e quello umido e maleodorante «spesso segnala disfunzioni di stomaco, fegato e pancreas, mentre se trasuda durante la stimolazione, andranno sedati i surreni, stimolando la zona renale». Se infine il piede si presenta troppo duro (o «pieno»), «occorre trattare il punto del fegato, ma se è molle e spugnoso (o “vuoto”), ci sarà da lavorare a livello dei reni». E i calli? «Per la Medicina Tradizionale Cinese sono sintomo di emozioni trattenute e rivelano uno squilibrio cronico dell’organo rappresentato in quella zona riflessa. Nelle mappe di riflessologia orientale, il primo dito è collegato con l’emozione della gioia, il secondo con la preoccupazione, il terzo è collegato con la tristezza. Il quarto, invece, è il dito della rabbia e il quinto si collega alla paura».

L’esercizio fai-da-te che prende ispirazione dalla riflessologia plantare

Massaggiarsi i piedi è sicuramente una sana abitudine, come pure fare attenzione a calzare scarpe comode (non troppo a punta e con tacchi medi, fra i quattro e i cinque centimetri) e concedersi più spesso un pediluvio, magari mettendo sul fondo della bacinella dei sassolini arrotondati sui quali strofinare le dita e la pianta. Per chi desidera praticare un efficace automassaggio da effettuare preferibilmente la sera prima di andare a dormire, e che si ispira (ma non si sostituisce) alla riflessologia plantare, i passaggi sono semplici.

«Innanzitutto bisogna sedersi comodi, si piega la gamba sinistra e la si appoggia sulla coscia destra, e poi si procede con un leggero massaggio su tutta la lunghezza del piede, compresi dita e talloni, magari aiutandosi con un olio o una crema», dice Ivana Cariddi, presidente della Federazione italiana reflessologia del piede. Dopo la prima fase, che ha un’azione rilassante, «è possibile continuare con un massaggio più vigoroso, quindi si ripete la manovra anche con l’altro piede: il tutto per una decina di minuti».

Riattivare la circolazione delle gambe 

Col tappetino da agopressione

Per un trattamento plantare quotidiano può essere d’aiuto il tappetino da agopressione: si tratta di un materassino ricoperto da migliaia di micro punte di plastica anallergica che, messe a contatto con la pianta dei piedi (nudi), riattivano la circolazione periferica e contribuiscono a ridurre stanchezza e gonfiore degli arti inferiori, con un’apprezzabile azione riscaldante per chi soffre di freddo alle estremità. Posizionarsi su queste superfici per 10-15 minuti al giorno, alzando e abbassando i piedi come a voler simulare una camminata, può effettivamente aiutare a massaggiare la cosiddetta soletta di Lejars, «la ricca rete vascolare posta tra l’epidermide della pianta e la struttura ossea sovrastante, e composta da un fitto reticolo di vene, capillari, muscoli e tendini», spiega Ivana Cariddi, presidente della Federazione italiana reflessologia del piede.

«Quest’area dei piedi agisce come una specie di secondo cuore perché, a ogni passo, funziona come una pompa che spinge il sangue venoso verso la parte alta del corpo. È dunque utile che si stimoli correttamente, ma sempre ricordando che un esercizio del genere non può mai sostituire l’intervento del riflessologo, che utilizza una tecnica sviluppata in anni di studio ed è l’unico professionista in grado di mettere a punto un percorso sulle esigenze specifiche della persona che ha di fronte».

Con le ciabattine

Seguendo lo stesso principio dello stuoino chiodato ideato da Om Mokshananda, nickname di un fisioterapista svedese inventore del celeberrimo Shakti Mat, i cui benefici salutistici sono stati confermati anche da una ricerca specifica condotta al Kaohsiung Medical University College of Nursing di Kaohsiung, a Taiwan, sono state messe a punto anche delle ciabattine per agopressione da indossare in casa (si trovano nei negozi di articoli sanitari e online): i primi contatti con le punte potranno sembrare destabilizzanti ma, a mano a mano che ci si abitua, il fastidio si attenuerà e il tempo di utilizzo si potrà prolungare. A tutto vantaggio del benessere di piedi e gambe.

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