Benessere

Rimedi efficaci contro i geloni a mani e piedi

Gonfi, arrossati e doloranti. Così si presentano mani e piedi di chi soffre di eritema pernio. Ma attenzione: idratare la pelle serve a poco

Tipica scena invernale: «Piacere, Luca»; «Paola, piacere mio. Scusami, ma ho le mani congelate». Paola si preoccupa di esprimere il proprio imbarazzo mettendo in guardia il suo interlocutore, perché è consapevole del fatto che le sue non sono delle semplici mani fredde. Avrebbe voluto incontrare Luca in un altro momento, magari d’estate, poiché non sopporta mostrare le dita gonfie, arrossate e ricoperte di pomfi. «Oltre all’aspetto estetico, la ragazza lamenta sintomi come dolore, fastidio e prurito», aggiunge Michela Castello, dermatologa dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano, che dà un nome ben preciso alla sintomatologia di Paola: eritema pernio, un problema noto a tutti come «geloni».

Perché vengono i geloni?

Nonostante il termine comune possa portare a credere che l’esposizione al freddo sia l’unica causa, «questa patologia è la conseguenza di un brusco sbalzo termico», precisa la specialista. «Quando, per esempio, si rientra a casa in una giornata fredda e, per scaldare le mani, si mettono vicino al camino o sotto l’acqua calda, ecco che in quel momento si verifica un pericoloso cambio di temperatura». Questo passaggio dal freddo al caldo genera un danno vascolare, ovvero un gelone. «L’eritema pernio si configura come un trauma a carico dei capillari, i più piccoli vasi sanguigni dell’apparato circolatorio», aggiunge Michela Castello.

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Aree più colpite e sintomi

«Le aree colpite sono le zone acrali del corpo, come mani, piedi, orecchie e naso, e quelle in cui i capillari sono più esposti». Meno protette dal tessuto adiposo, queste zone periferiche, se esposte a basse temperature prima e alte dopo, «manifestano eritema ed edema e il gelone si presenta come chiazze violacee associate e sensazione di dolore», continua la dermatologa.

Chi rischia di più?

Proprio a causa della minor presenza di grasso le persone molto magre tendono a essere maggiormente colpite dall’eritema pernio, ma non sono gli unici a far parte delle categorie a rischio. «Anche i fumatori, a causa dell’assunzione di nicotina che ha un effetto vasocostrittore, sono soliti soffrire di geloni, così come chi è affetto da patologie del tessuto connettivo, come il lupus, o chi soffre di diabete, malattia che colpisce i piccoli vasi periferici», spiega l’esperta. «Al di là della correlazione con altre problematiche, vi è una forte componente ereditaria che influisce sulla comparsa o meno delle fastidiose bolle».

Rimedi contro i geloni

Una normale crema idratante non è sufficiente per placare il fastidio causato dai geloni e neanche per prevenirlo. È invece necessario proteggere le zone dall’esposizione al freddo ed evitare lo sbalzo termico. Quindi, «all’esterno occorre tenere il più possibile al caldo soprattutto mani e piedi con un abbigliamento adeguato e, all’interno, evitare di esporre il corpo a fonti di calore, come quello di una stufa o un termosifone», consiglia Michela Castello. «Soprattutto in questo periodo in cui il lavaggio delle mani è una pratica frequente è bene utilizzare acqua tiepida e fare attenzione ad asciugarle bene». Se poi il gelone si manifesta, niente fai-da-te. «È necessario rivolgersi al medico, che può prescrivere la terapia adatta, generalmente basata su farmaci a base di corticosteroidi topici e, nei casi più gravi, si può considerare anche l’assunzione di farmaci sistemici», conclude la dermatologa dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis.

Un sintomo del Covid

L’esistenza di una correlazione tra la pelle e il virus SARS-CoV-2 era nota già dallo scorso marzo, quando uno studio, pubblicato sulla rivista Journal of European Academy of Dermatology and Venereology da Sebastiano Recalcati, dermatologo all’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco, ha evidenziato la presenza di lesioni cutanee in circa il 20% dei malati di Covid-19. La ricerca dei segni del virus sulla pelle è stata una preoccupazione di tutto il mondo: negli Stati Uniti, per esempio, gli specialisti dell’American Academy of Dermatology hanno creato un progetto in crowdsourcing che consiste in un registro online con funzione di data base e archivio fotografico dei sintomi dermatologici del Covid-19.

Più recentemente, invece, uno studio del Massachusetts General Hospital, presentato al 29esimo Congresso dell’Accademia Europea di Dermatologia e Venereologia, ha messo in luce come la comparsa di alcune problematiche come orticarie, papule, geloni e arrossamenti di mani e piedi possa essere non più solo un sintomo della malattia ma uno strascico, un effetto collaterale che il paziente si porta dietro pur avendo superato i classici sintomi respiratori.

Esther E. Freeman, autrice senior dello studio nonché direttrice del Global Health Dermatology dell’MGH, ha dimostrato la persistenza di manifestazioni cutanee anche mesi dopo il superamento della fase acuta della malattia. «I nostri risultati rivelano un sottogruppo precedentemente non segnalato di pazienti con sintomi cutanei di lunga data da Covid-19, in particolare quelli con “dita dei piedi Covid”. Questi dati si aggiungono alla nostra conoscenza sugli effetti a lungo termine della malattia in diversi organi del corpo. La pelle, infatti, è potenzialmente una finestra visibile nell’infiammazione che potrebbe essere in corso nel corpo», precisa l’autrice dello studio.

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