BenesserePersonaggi

Valeria Altobelli: «Che dolore quando ho rotto il metatarso»

«È successo nove anni fa. Avrei dovuto osservare riposo assoluto per tre mesi, ma ho ripreso quasi subito a lavorare. Ancora oggi non mi sono ripresa del tutto»

Quando quei disturbi al piede tornano ad assillarmi, come accade per esempio a tutti i cambi di stagione, mi pento sempre di non avere seguito alla lettera le prescrizioni del medico. Purtroppo la sfrontatezza e l’imprudenza dei miei 24 anni mi hanno fatto agire con leggerezza. Ma, ahimè, ne pagherò le conseguenze per tutta la vita. Perché ve lo racconto? Perché non vorrei che ripetiate il mio errore.

Tutta colpa di un paio di scarpe inadeguate

Sono sempre stata una grande sportiva: avevo appena dieci anni quando ho cominciato a cimentarmi nella corsa a ostacoli, praticata fino al termine del liceo a livello agonistico. E quando poi il lavoro ha iniziato a lasciarmi meno tempo, mi sono concentrata sulla corsa. Appassionandomi al punto da allenarmi tutti i giorni: non mi fermava nulla, nemmeno… un paio di scarpe inadeguate! Mi sono rotta il quinto metatarso del piede destro nel febbraio 2009, a 24 anni. Quel giorno, correndo lungo il fiume, mi ero subito accorta di non indossare le calzature adatte, peggio che mai su quella ghiaia. Ciò nonostante, senza riflettere sui rischi, ho continuato ad allenarmi. Lo so, una sciocchezza… Non c’è da stupirsi se a un certo punto la caviglia della gamba destra, già indebolita da una precedente distorsione, sia ceduta di colpo ruotando verso l’interno: me la sono cercata!

Gruppo San Donato

Avevo rotto il metatarso

Ho sentito improvvisamente un forte dolore diffuso, ma non ho pensato nemmeno per un secondo a una frattura. Sarà che ho un’ottima soglia di sopportazione, ma sono riuscita persino a guidare e a camminare fino a casa. Le fitte atroci sono arrivate poche ore dopo, insieme a un gonfiore e a un ematoma decisamente vistosi. Allora mi sono precipitata con mio padre al pronto soccorso dove, con una radiografia, mi hanno diagnosticato la frattura del quinto metatarso del piede destro.

Parola d’ordine? Riposo assoluto

La cura? Novanta giorni di gesso, riposo assoluto per almeno una settimana in posizione sdraiata o semi-seduta e divieto tassativo di appoggiare e sforzare il piede per tutti i tre mesi. Non l’ho presa bene. Anzi. La mia prima reazione è stata di sconforto. Ricordo di aver pensato: «Ho in programma un ricco calendario di impegni di lavoro, come posso fermarmi?». Poi mi ha assalito un mix di nervosismo, di insofferenza e di ribellione. Iperattiva di carattere, non riuscivo proprio ad accettare l’idea di ricorrere a una sedia a rotelle per colpa «solo» di un ossicino rotto. Così, incurante delle raccomandazioni del medico, ho iniziato a muovermi con l’ausilio delle stampelle e a riprendere il lavoro. Che errore!

Ho sbagliato e sono pentita

Come se non bastasse, tolto il gesso non mi sono sottoposta alla fisioterapia prescrittami, convinta che con tutto lo sport praticato nella mia vita fosse inutile. E i guai sono iniziati presto. La frattura si è ricomposta, infatti, ma io non mi sono ripresa del tutto. Mi capita ancora oggi di soffrire spesso di intorpidimento al piede, di avvertire un formicolio e dolori simili a quelli dell’artrite. Colpa mia, senza dubbio. Ho imparato la lezione: le indicazioni dei medici non si devono sottovalutare.

Valeria Altobelli (testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti per OK Salute e Benessere)

TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE

Plantari: quando sono utili? Tutte le risposte

Non trattateli con i piedi!

Ho mani e piedi sempre freddi: devo preoccuparmi?

Alluce valgo: tutte le cause e tutti i rimedi

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio