Benessere

Perché in pandemia sono aumentati divorzi e separazioni?

Negli ultimi due anni tante coppie sono andate in crisi, sia sposate che non, complice anche il maggior tempo trascorso online. I consigli degli psicologi per evitare un addio conflittuale e non provocare troppo dolore ai figli

Nell’era del Covid i divorzi ricominciano a crescere. A rivelarlo l’Istat, dopo il leggero calo del 2019. Nell’ultimo anno, secondo l’Associazione nazionale divorzisti italiani, l’impennata è del 60%. Prima causa, sempre l’infedeltà (anche virtuale). Responsabile di 4 casi su 10. Poi per routine, convivenza forzata, ma anche, purtroppo, violenze. In aumento anche le richieste di separazioni, che salgono del 30%. Senza contare le coppie non sposate. L’Osservatorio SOSrelazioni.it assicura anche qui un incremento del 48% di crisi nell’anno della pandemia. Coincidenze? Niente affatto. 

«Il lockdown ci ha costretti a stare chiusi in casa per settimane a stretto contatto con chi, di solito, condivideva con noi solo una piccola parte della giornata. Questo ha messo a dura prova la pazienza. La reciproca sopportazione e l’autocontrollo di tutti», conferma Serena Valorzi, psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.

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«Molti sono stati capaci di cercare conforto nel partner, ma anche di regalarlo. Qualcun altro, spaventato, ha vissuto male il senso di costrizione e l’ha trasformato in irritabilità e aggressività. Che non hanno aiutato il legame affettivo. Le coppie amorevoli ed equilibrate, capaci di dialogo comprensivo e di compromessi rispettosi, sono riuscite a superare il momento. Le altre ne sono uscite con le ossa rotte. Senza contare che durante il lockdown siamo stati molto più esposti alla vetrina ingannevole dei social. In cui tutto appare sempre perfetto, ma poco sostenibile alla lunga». 

Divorzio e separazioni: l’infedeltà

La combinazione di isolamento e sovraesposizione virtuale ha creato diversi cortocircuiti. «Alcuni, non trovando supporto nella persona accanto, l’hanno cercato online. In una sorta di mercato virtuale dove ciò che si vede e viene “sponsorizzato” è il brillio, l’impressione della perfezione, non la sostanza di gesti quotidiani amorevoli e comprensivi», aggiunge la psicologa.

«Chi stava già in coppia da tempo può dunque aver cercato nella virtualità del mondo online qualcuno che sembrava più appetibile. Perdendo l’opportunità di nutrire la propria coppia. Qualcuno che invece si era appena conosciuto ha bruciato le tappe, andando a convivere con l’idea di tenersi compagnia, più che di progettare insieme l’idea di famiglia e, a lockdown finito, la coppia si è sciolta avendo perso il suo obiettivo principale».

«Inoltre nascondere una relazione extraconiugale è diventato quasi impossibile e non è un caso che proprio durante il confinamento siano scoppiate molte liti. Esistono infine casi, più rari fortunatamente, di coppie molto litigiose o “controllanti” che sono degenerate in interazioni francamente violente. E, una volta tornate alla normalità, si sono lasciate». 

Le coppie sono cambiate

Ma la crisi dell’amore eterno precede l’arrivo del Covid. Dal 1991 a oggi il numero di matrimoni italiani andati in frantumi è più che quadruplicato, raggiungendo oltre 150mila coppie scoppiate. Ed Euromonitor International stima, entro il 2030, un aumento del 78,5% di separazioni in tutto il mondo.

«È vero, i tempi sono cambiati», prosegue Valorzi. «Viviamo in un’epoca storica in cui tutto sembra mutare velocemente. E, come è difficile pensare a un lavoro fisso per tutta la vita, anche credere veramente in una relazione sentimentale unica non è più così ovvio, come lo era per i nostri nonni o genitori». Non è per forza un male. «Spesso incontro in studio persone che, da adulte, hanno costituito coppie più soddisfacenti delle prime, nate in gioventù», prosegue la psicologa.

«L’altra faccia della medaglia è l’aumento continuo di famiglie che si trovano ad affrontare separazioni dolorose e ricostruzioni di unità familiari allargate. Si è più esposti, soprattutto da piccoli, a una percezione di amore mutevole, che non dura per sempre. Inoltre si è fatta strada l’idea che la felicità continua sia il bene ultimo per tutti. Così, spesso, anziché cercare di nutrire la coppia con pazienza, dialogo coraggioso e amorevole, si pensa che l’altro abbia “il dovere” di renderci felice. Sgravando noi stessi di qualsiasi responsabilità. Dovremmo essere noi, per primi, a cercare di renderci sereni. Se invece il partner non sembra fare di tutto per adempiere a questa missione, lo si lascia per prati più verdi (che lo sembrano all’inizio, ma alla lunga finiscono per porre gli stessi problemi)».

Le aspettative delle coppie moderne 

Il tema è complesso. Ci si sposa di meno e in età più adulta. Si convive di più, spesso per brevi periodi. Sono cambiate le condizioni economiche (in peggio), così come è mutata (in meglio) l’accettazione sociale della separazione. Ma ci sono alcune costanti. «Innanzitutto una forte spinta a cercare un partner con il quale essere “felici sempre”», elenca la psicologa. «Lo testimoniano le milioni di foto e dichiarazioni postate sui social. Secondo. La percezione che agli occhi degli altri vivere in una coppia felice sia sinonimo di valore personale (se sei da solo/a sei un po’ sfigata/o)».

«Poi c’è poca tolleranza a frustrazione, tristezza, solitudine. Se ho troppa paura di stare da solo/a accetterò condizioni inaccettabili e perderò tempo con qualcuno che, invece, dovrei lasciare per essere libera/o di cercare qualcuno che sia più giusto per me. Conta molto anche l’idea di Amore quale condizione in cui i partner si illuminano narcisisticamente l’un l’altro (nel sogno di essere entrambi splendidi, quali le coppie di influencer). Un amore poco fondato su una percezione di amabilità personale, tenerezza e capacità di profonda ed emotiva comprensione reciproca e accettazione di sé e dell’altro».

«Infine, ma non meno importanti, la percezione che tutto si debba avere subito, senza limiti. Quindi una minore pazienza e capacità di comunicazione assertiva (chiara e rispettosa), e la ricerca continua di qualcosa di meglio. Le persone che presentano queste caratteristiche sono naturalmente più esposte a situazioni di rottura relazionale, percezione di poca amabilità e senso di instabilità delle relazioni».

La ricerca del partner

Aggiunge Valorzi. «Noto molto spesso, nelle coppie che incontro, un problema di “filtro di ricerca”. Anziché aspirare a qualcuno di stabile, capace di sostegno, attenzioni amorevoli e compromessi, ma soprattutto di accettazione dell’idea che non si può essere sempre felici e “al top”, le persone tendono a cercare partner sfavillanti, belli, magri, seducenti e danarosi. Che spesso investono molto in questo anche per compensare vuoti affettivi e insicurezze che generano instabilità, facilità al tradimento o al controllo e difficoltà di comprensione dell’altro: tutti nemici della coppia».

Divorzi e separazioni: meno tribunali

La buona notizia è che si litiga di meno. Aumenta infatti la quota di divorzi consensuali: sono più di sette su dieci. Quasi la metà si conclude senza neanche arrivare in tribunale. Mentre si dimezzano quasi separazioni e divorzi giudiziali (quelli che si disputano davanti al giudice). Anche per effetto della pandemia che ha reso necessario snellire la burocrazia in presenza. Una svolta positiva sotto tutti i punti di vista se si pensa che, quando non si fa che bisticciare, i tempi necessari per lasciarsi tutto alle spalle e rifarsi una vita si dilatano. E il portafoglio diventa sempre più leggero. Dichiarare guerra all’ex, a colpi di carte bollate, può costare fino a 15mila euro.

Il vantaggio del perdono

«Litigare vuol dire anche, in un certo senso, mantenere un legame con il vecchio amore», spiega Roberta Rossi, sessuologa, psicologa e psicoterapeuta, presidente dell’Istituto di sessuologia clinica di Roma. «Rivangando il passato e restando ancorati a qualcosa che non c’è più, è difficile riuscire a mettere un punto e ricominciare da zero. Solo cercando di perdonare l’altro e accettare i suoi errori è possibile andare avanti con la propria vita. La rabbia e la volontà di rivalsa possono diventare così preponderanti da mettere in secondo piano tutto il resto. L’ansia e lo stress derivanti da un divorzio conflittuale impediscono di concentrarsi sui nuovi progetti di vita. E distolgono l’attenzione dalla ricostruzione di sé. Come ogni lutto, la fine di un’unione richiede un periodo di elaborazione psicologica che va affrontato nel modo più sereno possibile».

Divorzi e separazioni: divisi sotto lo stesso tetto

Il primo passo è accettare la situazione. «Qualche volta, di fronte a qualcosa che fa troppa paura, si preferisce rimandare. Sempre più coppie, addirittura, decidono di vivere vite parallele sotto lo stesso tetto, per non affrontare la situazione o talvolta, anche per evitare la duplicazione dei costi. Due auto, due affitti, due mutui. Ma la convinzione di poter resistere alla convivenza forzata è un abbaglio», chiarisce Rossi. «Non si fanno i conti con i musi lunghi, i silenzi, i litigi che prima o poi riaffiorano. La separazione in casa a lungo andare si rivela un boomerang. Un dramma nel dramma, soprattutto se ci sono dei figli».

La fase esplosiva

Meglio affrontare la realtà, senza fretta di voltare pagina. «In genere, la scelta di sciogliere un legame affettivo viene maturata prima da uno dei due membri della coppia, al termine di un percorso, più o meno lungo, di riflessione e autoanalisi», prosegue Rossi. «L’altra persona inizia quello stesso iter nel momento in cui l’ex compagno/a lo ha già terminato e gli/le comunica la decisione. Si assiste dunque a uno “sfasamento” nei tempi personali di elaborazione del dolore. Che spiega le tensioni e il risentimento nei confronti della controparte. Per questo motivo la prima fase di una separazione è quella più delicata e più “esplosiva”.

Dopo una fase di shock, incredulità, rifiuto, negazione, possono subentrare rabbia, frustrazione, talvolta un desiderio di vendetta, di rivalsa personale. Serve un un po’ di tempo per “sintonizzarsi” sulle esigenze dell’altro e trovare un punto di incontro».

Divorzi e separazioni: come chiedere aiuto

«Lasciare o essere lasciati non è mai facile», prosegue Serena Valorzi. «Ma se una persona è capace di comunicare pensieri, emozioni e desideri, è certa del suo essere amabile e ha creato una buona rete amicale e familiare, dopo aver provato ad aggiustare le fratture, potrà affrontare la rottura in modo saggio. Fiduciosa che potrà amare ed essere amata/o di nuovo».

«Se invece ci si sente apprezzati solo se l’altro riflette luce e ammirazione (diversi da amore incondizionato e tenero) e manchiamo di amore e accettazione per noi stessi, l’idea che l’altro non ci voglia più sembra farci sprofondare in un pozzo di vergogna. Come se non valessimo più niente e non potremo essere più amati da nessuno. Ci si dispera, si controlla l’ex partner (soprattutto sui social), si continua a protestare, a cercarlo, con risultati devastanti».

«C’è chi ce la fa da solo, con i suoi tempi. E chi invece ha bisogno di un aiuto esterno. Da chiedere e accogliere senza vergogna. Le terapie di coppia e le mediazioni famigliari servono anche per aiutare le persone a lasciarsi con affetto. Per essere liberi di amare di nuovo. Altre volte potrebbe essere necessario anche un supporto legale (nei casi molto litigiosi, diffamazioni o stalking)». Qui potete trovare i consigli di una love coach.

Attenzione invece ai mediatori improvvisati, tipo amici o parenti. Potrebbero, anche se in buona fede, non riuscire a mantenere una posizione neutrale. Accentuando, anziché smorzare, le tensioni. La fase della separazione è un periodo di forte disequilibrio psicologico ed emotivo. Sarebbe bene contornarsi di persone positive, che rincuorano e sostengono la coppia, senza intromettersi troppo.

Divorzi e separazioni: l’impatto sui figli

C’è chi prova a restare insieme anche per risparmiare l’inevitabile dolore ai figli. Che invece esigono onestà e spiegazioni chiare. «La maggior parte dei figli non vorrebbe che i genitori si separassero. Anche se li vedono litigare, sperano che facciano pace e restino sempre insieme», afferma Anna Oliverio Ferraris, professore ordinario di psicologia dello sviluppo all’Università della Sapienza di Roma, autrice di Dai figli non si divorzia. Separarsi e rimanere buoni genitori (editore Bur Rizzoli).

Situazioni da evitare

«La famiglia rappresenta la loro base sicura. Perciò, se si decide per la separazione, bisogna trovare il modo di affrontare questo passaggio nel modo più sereno e meno traumatizzante possibile. Le situazioni stressanti che colpiscono maggiormente i figli nella fase iniziale di un divorzio sono: un genitore che lascia la casa all’improvviso, una separazione in un clima drammatico (urla, pianti, accuse), l’assenza di spiegazioni, la convivenza con un genitore angosciato, molto stressato, depresso o ansioso».

Evitare queste situazioni non è facile ma è molto importante. Perché gli psicologi dell’età evolutiva assicurano che a incidere sul benessere e l’equilibrio psicologico dei figli sono più le modalità con cui viene affrontato il divorzio, che il trauma della separazione in sé. «I piccoli che vivono un divorzio conflittuale corrono un rischio maggiore di sviluppare da adulti disagi e problematiche affettive. Sfiducia nei rapporti amorosi, paura di investire nelle relazioni, difficoltà a lasciarsi andare ai sentimenti», assicura Emanuela Iacchia, psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva a Como e Milano. «Questo succede perché spesso i coniugi in lite generalizzano le accuse nei confronti dell’altro sesso (“Tutti gli uomini sono come tuo padre”, “Non sposare mai una come tua madre”), inculcando nei figli diffidenza e pessimismo riguardo all’amore».

Al contrario, la separazione diventa un beneficio per il bambino se sancisce il passaggio da una famiglia litigiosa e perennemente in tensione a un nucleo familiare diverso. Fisicamente lontano ma più sereno ed equilibrato. Molte volte i figli di genitori separati ammettono di essersi sentiti più “in famiglia” dopo il divorzio che prima. Quando scontri e musi lunghi erano all’ordine del giorno.

Come comportarsi con i figli

«Le condizioni fondamentali che aiutano un bambino ad adattarsi al cambiamento», elenca Oliverio Ferraris, sono: «tenerlo il più possibile al di fuori delle difficoltà coniugali, evitando di creargli un “conflitto di lealtà” (spingerlo a scegliere tra un genitore e l’altro, svalutare o disprezzare uno dei due). Non strumentalizzarlo trasformandolo in una “spia”. O in un “complice” quando passa del tempo insieme all’altro genitore. Non abbandonarsi a confidenze che possono turbare o attribuire ai figli responsabilità eccessive o che non sono di loro competenza, trovare un accordo sulle questioni fondamentali dell’educazione. Non bisogna dimenticare che la separazione riguarda la coppia, non i figli. I quali continueranno ad avere gli stessi genitori, anche se si formeranno nuove famiglie».

I concetti da trasmettere ai figli

«Un atteggiamento trasparente, civile e rispettoso tra mamma e papà trasmette ai figli la certezza che ogni conflitto può essere gestito e superato senza farsi la guerra, ma accettando le diversità dell’altro», continua Iacchia. «Oltre a non litigare apertamente, è importante che i genitori si mostrino d’accordo e coerenti nello spiegare il motivo della separazione e i cambiamenti che apporterà nella vita della famiglia».

Da dove cominciare? «L’ideale sarebbe comunicare insieme la decisione», risponde Anna Oliverio Ferraris. «Ciò consente ai figli di non sentirsi abbandonati o esclusi da una scelta che li coinvolge profondamente. In ogni caso, l’importante è rassicurarli sul fatto che continueranno ad avere rapporti con entrambi i genitori. Sottolineando che non è colpa loro se mamma e papà si separano, che i genitori si sono voluti bene quando si sono sposati e hanno messo al mondo i figli, ma i sentimenti possono cambiare. Non è necessario né opportuno fornire spiegazioni dettagliate, indicare “colpe” o formulare “accuse”. Bisogna evitare di essere distruttivi, ferendoli nei loro affetti più intimi».

È importante anche non generalizzare e spiegare che, anche se mamma e papà hanno vissuto questo doloroso percorso, non sempre l’amore finisce e spesso i matrimoni proseguono felicemente. «Ciò aiuta i bambini a crescere fiduciosi nell’amore che dura per sempre e desiderosi di costruirsi a loro volta una famiglia», aggiunge Iacchia. E dal momento che ogni bambino considera l’amore dei genitori nei suoi confronti come una conseguenza del loro sentimento reciproco, può pensare che, venendo meno questo presupposto, anche l’affetto per lui non sarà più lo stesso. «È fondamentale scindere le due relazioni, spiegando chiaramente che due persone possono separarsi come marito e moglie, ma non potranno mai dividersi come mamma e papà». 

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