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Paolo Ruffini: «La mia eterna lotta contro l’ansia»

«Anni fa lo stress mi aveva provocato attacchi di panico. Ora faccio i conti con una tendenza all’ipocondria. Mi rivolgo agli psicologi e sto meglio»

A volte stress e ansia possono giocare brutti scherzi, mettendo in allarme più del dovuto. L’ho sperimentato sulla mia pelle qualche anno fa. E ho capito che mente e corpo sono strettamente collegati.

Il carico di responsabilità mi ha mandato in tilt

In quel periodo, infatti, mi si sovrapponevano molti impegni di lavoro. Anche se ne ero felice, giorno dopo giorno quel carico di responsabilità cominciava a procurarmi uno stato ansioso sempre maggiore. Quando al mattino appena sveglio accendevo il cellulare e trovavo già un’infinità di chiamate e di messaggi, mi assaliva l’ansia di dover rispondere a tutti il prima possibile, di mostrarmi sempre cortese e professionale, e soprattutto di arrivare a fine giornata mantenendo tutti gli impegni.

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Le prime tensioni mi hanno provocato mal di testa forti 

A poco a poco il mio corpo ha iniziato a reagire procurandomi tensioni a livello cervicale con mal di testa acuti e fitte che partivano dall’orecchio per scendere fino alle spalle.

Non ho collegato subito i miei malesseri allo stress

Al contrario, mi sono spaventato per quei dolori mai avuti prima e che ora stavano diventando piuttosto frequenti. Forse ho reagito con una preoccupazione eccessiva.  Un giorno, terrorizzato da una forte emicrania, ho addirittura prenotato una tac, che poi non ha evidenziato niente di grave. Insomma, stavo diventando quasi ipocondriaco!

La creatività mi aiuta

Solo dopo un po’ di tempo ho cominciato a capire. Ho fatto tesoro del confronto con il mio psicologo, lo stesso al quale mi ero rivolto tempo prima per un problema di attacchi di panico. Sono guarito anche grazie alla creatività. Ho prodotto un documentario intitolato Peter Panico, e ho fatto diverse campagne di sensibilizzazione. Ma, soprattutto, ho capito che quando sei sempre teso nell’intento di comportarti bene con il resto del mondo, finisci per non farlo più con te stesso. E cadi inevitabilmente vittima dello stress.

Il segreto è amarsi di più

Insomma, visto che la maggior parte dei miei disturbi fisici aveva un’origine prettamente emotiva, per superarli dovevo semplicemente amarmi di più. Così ho cominciato a concedermi piccole e salutari coccole quotidiane. Dormire almeno sette ore per notte, bere ogni mattina un bicchiere di acqua tiepida con limone e zenzero, non tenermi dentro rabbia o preoccupazioni, adottare una sana alimentazione con la libertà, quando ne avevo voglia, di trasgredire, magari con qualche bicchiere di vino in più che mi piace tanto.

Piccoli cambiamenti anche nello stile di vita 

Ho anche sostituito le bibite energizzanti che bevevo prima di affrontare uno spettacolo con il più sano ginseng, che mi ha dato modo di scoprire altri prodotti naturali come la papaya, il guaranà e la spirulina. E, naturalmente, considerato anche il lavoro che faccio, non ho mai smesso di dare valore a una bella risata. Insomma, ho imparato ad ascoltare le mie esigenze. Ho capito finalmente che stare in allerta è funzionale e costruttivo, mentre convivere con la paura di qualunque cosa non può che fare male.

Trasformo la fragilità in una risorsa

Beninteso, la mia ansia non è scomparsa del tutto e forse non accadrà mai. Sto sicuramente imparando a gestirla. Il segreto è pensare prima di tutto al mio bene e, in senso più stretto, al mio benessere. Soprattutto, ho deciso di prendermi il tempo utile alla serenità. Ad esempio, guidare in autostrada mi innervosisce. Non sopporto vedere le auto sfrecciare a tutta velocità sulla corsia di sorpasso quasi sempre senza motivo. E allora ho preso l’abitudine di tenermi sempre tranquillamente sulla corsia di destra. Arriverò anche a destinazione mezz’ora più tardi, ma almeno viaggio tranquillo e rilassato.

Faccio il check up ogni sei mesi 

Adesso mi sottopongo un paio di volte all’anno a check up medici, mi avvalgo del supporto dello psicologo con la stessa frequenza con cui consulterei un altro specialista, come un dentista o un otorino. Il terapista non è sempre lo stesso. La mia interiorità è in continua evoluzione, e trovo che raccontarmi da capo ogni volta mi sia di grande aiuto a guardarmi dentro. Insomma, quando non si sta bene, quando si vive un malessere, non serve fare finta di niente, non ci si deve vergognare: è fondamentale chiedere l’aiuto degli esperti, che siano del corpo o dell’anima. Perché solo così si potrà trasformare la propria fragilità in una risorsa preziosa.

Paolo Ruffini (Testimonianza raccolta da Grazia Garlando per OK Salute e Benessere)

 

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